La guerra, come l’amore, non si dichiara più (I)
La tesi che vorrei sostenere è che la guerra non esiste più come istituzione sociale determinata
La tesi che vorrei sostenere è che la guerra non esiste più come istituzione sociale determinata
Nicola Chiaromonte (1905-1972) è certamente un intellettuale atipico nel panorama della cultura italiana
Giusto un secolo fa Enrico Morselli, uno dei massimi psichiatri italiani della prima metà del Novecento pubblicava un volume, L’uccisione pietosa, dedicato all’eutanasia considerata non soltanto da un punto di vista medico e morale, ma anche eugenetico
Oggi più che mai si fa sentire la mancanza di figure come De Gasperi e Adenauer alla guida dell’Europa. All’assenza di leadership politica si aggiunge un deficit di visione strategica, di pensiero davvero capace di configurare uno spazio pubblico europeo dotato di una precisa identità, culturalmente plurale ma unita a livello decisionale su pochi ma decisivi punti chiave
Ma perché questa ritrosia e fatica ad affermare la realtà, a farci imporre il metodo dall’oggetto? Cos’è che ci suscita così tanta avversione da indurci piuttosto a preferire una lotta contro l’evidenza che ci vede inevitabilmente perdenti già in partenza?
Quest’anno è un secolo dalla nascita di Italo Calvino, cinquant’anni dall’uscita dell’opera Il castello dei destini incrociati (nell’edizione ampliata che presentava anche il racconto de La taverna dei destini incrociati)
Angelo Colocci, un umanista da riscoprire
La crisi della presenza è la crisi dell’uomo in quanto essere bio-sociale, ente corpomentale, essere che si dispiega come corporeità semantica che nasce in una comunità storica
Nell’ambito della vivace ripresa degli studi crociani in Italia, questo intenso lavoro merita senz’altro una menzione
Sergej S. Averincev (1937-2004) è stato un noto studioso di letteratura comparata antica. Negli anni Novanta scrisse un libro breve, denso, suggestivo, il quale conserva tutt’oggi la sua attualità