Pensare la scuola
A cura della Redazione
A cura della Redazione
L’ignoranza, come il sapere, si diffondono sempre ‘per li rami’. E quindi una scuola ricondotta e ridotta a luogo di intrattenimento e adulazione degli adolescenti non può che costituire una delle principali condizioni e cause di dissoluzione delle università come luoghi di alta cultura, di formazione dello spirito scientifico, di un abito critico, della consapevolezza del mondo.
Quando il direttore, l’amico Danilo Breschi, mi ha chiesto di recensire questo libro doveva aver immaginato, molto probabilmente sollecitato dalle mie frequenti citazioni tratte da qui e da altre opere del professor Michele Zappella, che si doveva trattare di qualcosa di molto speciale.
Su incarico della Direzione Istruzione del Comune di Firenze, il gruppo di lavoro MoCa Future Designers, unitamente alle dirigenze e al personale scolastico di alcune scuole fiorentine, ha condotto una accuratissima indagine sull’inclusione scolastica...
Da quando è uscita la notizia è un profluvio di interventi e polemiche contro quella parola, “merito”, o contro il suo uso distorto in termini di “meritocrazia”...
L’esigenza nietzschiana di sottrarsi, di porre una distanza tra il proprio mondo interiore e quello esteriore, affinché i tempi di maturazione del primo non siano dettati meccanicamente e inesorabilmente dalle aspettative del secondo, non ha forse ancora oggi una sua ragion d’essere nell’universo scolastico?
Una certa globalizzazione è pandemica. L’impresario è vittima di se stesso. Quale individuo moderno e civilizzato non ha un’identità internazionale di utente di telefonia mobile? Chi vuole comandare ha da essere analogico. Sottraendosi quel tanto che basta, fuoriesce, sta fuori e sopra il groviglio. Vigila e controlla. L’Homo Sapiens domina ancora sul Digitans.
Anche stavolta alla fine di un governo che pur si è mosso su molti fronti con la consapevolezza che rispetto alla seria e perfino drammatica crisi di questi ultimi anni si dovesse legiferare anche pensando al futuro, il dicastero che ne esce malconcio, manco a dirlo, è quello dell’istruzione.
Questo il grido di battaglia lanciato da Giovanni Papini agli studenti universitari torinesi in occasione di una conferenza promossa dall’associazione universitaria locale nell’aprile del 1913...
Ammaestriamo attori e, nei casi peggiori, tromboni dell’efficacia più che dell’umiltà metodica, burattini della persuasività più che della cautela epistemica, pronti a sciorinare rappresentazioni di sicurezza più che ragionamenti corretti, esitanti, complessi ed alieni dalle iperboli...