Giusy Capone insegna Lingua e cultura greca e Lingua e cultura latina dal 1998. Giornalista, è redattrice della Rivista culturale bilingue registrata "Orizzonti culturali italo-romeni"; si occupa delle pagine culturali di diversi portali dell'area Nord di Napoli; collabora con l'Istituto di Mediazione linguistica di Napoli; cura un blog letterario.

Recensione a: B. Snell, La scoperta dello spirito. La cultura greca e le origini del pensiero europeo, pref. di R. Andreotti, Luiss University Press, Roma 2021, pp. 500, € 35,00.

Il Professor Bruno Snell, grecista e filologo classico, ne La scoperta dello spirito. La cultura greca e le origini del pensiero europeo, oggi considerato un “classico”, offre un’opera d’insieme che lo colloca nella migliore tradizione della “storia dello spirito” tedesca.

Probabilmente, un esiguo numero di letture sono state così penetranti e pervasive nonché  persistenti quali quelle condotte da Snell in celebri pagine dedicate al mondo greco, redatte  con la nitidezza di uno stile saggistico d’inusitata eleganza, quasi incantatoria.

La tesi, sostenuta mediante una costellazione di esemplificazioni accattivanti, è che la lingua greca non sia un’ipotesi metatemporale bensì un esito storico in incessante trasformazione.

I Greci hanno creato proprio ciò che noi chiamiamo “pensiero”: l’anima umana, lo spirito umano. Naturalmente, va preventivamente specificato che per “spirito” non s’intende riferirsi ad alcuna posizione metafisica distinta, né conversare di uno spirito errante, disgiunto o antecedente alla Storia.

Gli scritti disegnano le fasi principali di una storia dello spirito greco, mostrando come, nel corso del proprio sviluppo, esso si arricchisca ininterrottamente di temi inediti, ed estenda i propri orizzonti. Quelli che possono mostrarsi banali cambiamenti del gusto delineano, anzi, per l’autore, conquiste senza precedenti, mutamenti rivoluzionari nel modo di vivere e di concepire la vita.

La forza di questi studi verte sulla capacità di riconsegnare alla loro originaria fisionomia i fenomeni culturali di cui trattano, in una sorta di insensato storicismo che mira a far emergere le discordanze piuttosto che a marcare la continuità.

Appare lampante che Snell non intenda fornire un’esegesi ed una fiera dei poeti e dei filosofi greci e nemmeno rendere noto l’assortimento delle forme e l’originario potere dell’arte primitiva greca o sancire delle teorie, bensì conquistare conoscenze esatte rispetto alla storia dello spirito.

Il volume è aggregato in capitoli-saggio, incedenti da Omero al periodo ellenistico; essi esplorano come dalla “naturalità indifferenziata” della poesia epica si perviene, mediante l’alba della tragedia, al dilemma di cosa sia l’uomo, e come, dall’“immagine-metafora”, si origini il problema della scienza, così da giungere sino all’invenzione  di un mondo arcadico, d’arte incontaminata, ovverosia la letteratura.

Che cosa conoscevano i Greci di se stessi e che cosa non conoscevano ancora?

Analisi ampia, strabordante di idee ingegnose, sorprendenti, di prospettive brillanti. Fu Cesare Pavese a consigliare la traduzione italiana del libro, affermando: «Indagine ricchissima, di idee geniali, sorprendenti, di punti di vista illuminanti, su materia nota e vivace». L’incipit rileva che la lingua di Omero, punto di avvio della tradizione poetico-culturale greca e, successivamente, europea, non sia minimamente identica alla lingua del greco classico: i nostri vocabolari, che azzerano la storia delle parole, sono pertanto semplici ipotesi.

Nello specifico, la lingua dei concetti, della filosofia, della scienza, insomma di Platone e Aristotele, è il prodotto di una lenta evoluzione.  Rumoroso  assente nella lingua di Omero: il concetto. La lingua omerica si reputa “preconcettuale”. Ciò poiché quel che il greco classico propone con un solo termine ed un solo concetto, ad esempio “corpo”, “anima”, “vedere”, è in Omero definito con una pluralità di termini superficialmente irrelati fra loro. La concettualità, il pensiero, affiora solo con dispendio di tempo e tanta fatica.

Snell ritiene con la posteriore scoperta dello Spirito: Die Entdeckung des Geistes, laddove la nozione di spirito, mutuata dall’idealismo, designa l’universo delle sostanziali concezioni di pensiero che circoscrivono il rapporto dell’uomo con se stesso e la sua rappresentazione del mondo. L’Autore prosegue con l’analisi delle composizioni della lirica, monodica e corale: esse sono redatte in prima persona. Ebbene, Snell suggerisce che il concetto di “io” o di “” appaia solo con la lirica, concludendo che il mondo omerico non è esclusivamente carente di concetti ma altresì privo di “io”.

I saggi, articolati secondo un criterio pressoché cronologico, delineano il tentativo di disegnare, essenzialmente con il colatoio delle espressioni letterarie, un quadro annalistico delle basilari acquisizioni del pensiero greco, cioè di quelle categorie culturali sviluppatesi e progreditesi, tra persistenze e crepe, nel grembo di siffatta cultura e divenuti, indi, modelli fondativi di quella europea.

Uno dei temi fondamentali concerne, difatti, la crescente e graduale acquisizione di autocoscienza da parte dell’uomo greco, interpretato da Snell, nell’Introduzione dell’opera, come genuina “scoperta” dello spirito. Dalla concezione dell’uomo secondo Omero, laddove ancora lo spirito e l’anima non “esistono”, giacché non integralmente rivelati e definiti in quanto tali, laddove l’uomo ancora non si avverte come coesione immateriale, ma non è che una determinazione di stimoli e reazioni a forze “altre”, così come, d’altronde, non percepisce il suo corpo come unitario ma come mero insieme di parti, passando per “il primo rivelarsi dell’individualità nella lirica greca”, alla tragedia, allorché l’azione diventa, in conclusione, un fatto interamente spirituale e, perciò, il risultato di una scelta individuale. Si evince che tale processo, la scoperta dello spirito, si palesi attraverso la storia della poesia greca e della filosofia. Le forme poetiche dell’epica, della lirica, del dramma, i tentativi di un proposito raziocinante della natura e dell’essenza dell’uomo rappresentano le tappe di questo percorso: lo spirito acquista esistenza soltanto in quanto si rivela, in quanto entra, collegato al singolo, nel mondo delle apparenze.

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