La coerenza storica del dolore
Dare parola e immagine alla sofferenza significa trasformare il dolore in storia
Dare parola e immagine alla sofferenza significa trasformare il dolore in storia
Tra il 1886 e il 1887 Tolstoj scrisse un piccolo testo: Sulla vita. Il titolo originale non era questo, bensì Sulla vita e la morte.
L’ateismo. Nietzsche ne soffrì il peso, se ne fece carico e ne fu infine travolto e schiacciato. Dostoevskij prima lo assorbì, poi lo rigettò ingaggiando una sfida che produsse bellezza e, con essa, salvezza. La bellezza imperitura dei romanzi della sua maturità artistica. Ma di quale ateismo stiamo parlando?
I cattolici tirano a sé il cielo, vogliono farlo scendere; gli ortodossi, cercano una via, una scala per salirvi». Così, con queste parole, un giovane pope dette molto da riflettere ad Armando Torno, recatosi a San Pietroburgo sulla tracce lasciate da Dostoevskij, a cominciare da quell’ultima casa che oramai sa più di posticcio...
La migliore scrittura è un atto d’amore. Ed è così che si spiega l’origine e va letto il contenuto dello studio di critica letteraria comparata condotto da Antonina Nocera per indagare cosa Sciascia rievochi di Dostoevskij, cosa Dostoevskij abbia lasciato in eredità a Sciascia...