Nathan Greppi (1994), giornalista pubblicista, è laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università degli Studi di Parma). Ha scritto per le testate «Mosaico», «Cultweek», «Fumettologica» e «Il Giornale Off».

Negli anni in cui è stata originariamente pubblicata, dal 2009 al 2021, la serie manga L’attacco dei giganti è diventata in più occasioni oggetto di polemiche e controversie, anche di natura politica: oltre alle accuse rivolte all’autore Hajime Isayama di voler riabilitare il Giappone imperiale dopo le atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale[1], la serie è stata anche adottata come simbolo dall’alt-right anglosassone, che in certi meme diventati virali ritraeva il protagonista Eren Jaeger intento ad attaccare Israele e a diffondere messaggi filonazisti[2].

Questo esempio serve ad inquadrare un fenomeno più ampio: sebbene, a differenza dei fumetti occidentali, i manga e gli anime giapponesi si siano occupati relativamente poco del conflitto israelo-palestinese (forse perché in Giappone non esistono comunità ebraiche e arabe che siano demograficamente paragonabili a quelle che si trovano negli Stati Uniti e in Europa), non sono mancati nel corso del tempo casi di esplicito sostegno ad una delle due parti in campo.

Dopo i fatti del 7 ottobre 2023, diversi fumettisti sia giapponesi che israeliani hanno utilizzato i manga come mezzo per trasmettere i loro pensieri sulla guerra tra Israele e Hamas e sulle sue ricadute. Attraverso il tipico stile del fumetto giapponese, tutti questi artisti hanno cercato di esprimere i loro sentimenti a volte complessi, altre volte superficiali, ma sempre onesti e lucidi riguardo agli eventi legati al 7 ottobre e a tutto ciò che ne è seguito. Come ha spiegato il mangaka israeliano Guy Lenman, «Sapevo fin dall’inizio che volevo creare fumetti al riguardo, perché questa è la mia arte, il mio talento. Spero di riuscire ad usarlo per fare del bene».

Sin dagli anni 2000, anime e manga hanno iniziato a riscuotere un certo successo anche in Israele, dove l’emittente Nippon Animation trasmetteva sulla televisione via cavo adattamenti anime di classiche storie occidentali come Peter Pan. Queste produzioni catturarono i cuori e le menti di molti giovani spettatori israeliani, tra i quali vi era proprio Lenman, anche se in seguito ha cercato di rielaborare in maniera meno stilizzata la grafica dei cartoni animati giapponesi, traendo ispirazione ad esempio dallo stile di serie come Fullmetal Alchemist[3].

Lenman ha iniziato a pubblicare online le sue illustrazioni personali influenzate dai manga, a volte raffigurando creature fantastiche e altre volte fumetti di una sola pagina che raccontano piccoli momenti della sua vita quotidiana. In seguito, si è concentrato su storie fantasy e di fantascienza, fondando infine il Freelines Studio con il suo collega e amico di lunga data Nimrod Fridman. I due hanno ottenuto il loro primo grande risultato al 13° Japan International Manga Award, dove hanno vinto il primo premio per il loro manga Piece of Mind. Il fumetto affronta tematiche come l’empatia e la consapevolezza di sé, temi che Lenman ha trattato anche nel suo ultimo lavoro, In the Heart of October 7th, un’antologia che racchiude i lavori di 12 diversi fumettisti.

Nelle sue storie, Lenman cerca di far conoscere le storie di gente comune rimasta coinvolta nei massacri del 7 ottobre. Ha raccontato in particolare la vita dei suoi suoceri, Marcel e Dror Kaplun, che quella mattina sono stati assassinati da Hamas nel loro kibbutz. All’inizio, Lenman e sua moglie credevano che i due fossero stati presi come ostaggi, dal momento che Hamas ha diffuso video di Marcel e Dror mentre venivano attaccati, ma i loro corpi non erano stati ritrovati. Tuttavia, con il proseguimento delle indagini, il corpo di Marcel venne recuperato, e subito dopo un pezzo di un osso venne identificato come appartenente a Dror.

Intervistato da Tablet Magazine, Lenman ha dichiarato che per lui è stato particolarmente importante raccontare tutto ciò che è accaduto. Per farlo, ha riguardato i video diffusi da Hamas, prendendo nota delle loro azioni e traducendo i loro dialoghi dall’arabo. Alla domanda su perché fosse così importante per lui essere così meticoloso nel raccontare la storia di Marcel e Dror, anche se ciò significava rivivere il terrore di quel giorno ancora e ancora, Lehman rispose: «Molti artisti, a causa degli atroci atti di Hamas, li hanno disegnati come dei demoni; c’è così tanta rabbia in giro. Pensavo, ‘questo non va bene per me’. Volevo mostrarli come persone che hanno fatto delle cose terribili, perché siamo tutti esseri umani e tutti ne siamo capaci».

Ha anche aggiunto:

Penso che molte persone vogliano distogliere lo sguardo quando vedono cose davvero orribili o perché è troppo difficile da accettare, oppure perché ciò rende il mondo più grigio, mentre noi vogliamo pensare che il mondo sia diviso in bianco e nero, tra brave persone e cattive persone. In molti stanno cercando disperatamente di scoprire ‘chi sono i cattivi e chi sono i buoni’, e sono così divisi tra di loro. Certo, ci sono atti orribili commessi da delle persone, ma non è così semplice. Se vuoi formarti un’opinione colta, devi affrontare la realtà e studiarla per davvero. Poi, almeno occorre formarsi una propria opinione sulla vicenda. È una questione complicata. La natura umana è complicata[4].

Anche alcuni artisti giapponesi hanno cercato di trattare questi temi con la dovuta sensibilità. Un esempio particolarmente degno di nota è quello di Makoto Tanaka, la quale dal 2022 pubblica sul proprio sito personale fumetti e altri contenuti sulla cultura ebraica e Israele[5]. Una passione per l’ebraismo, la sua, nata dopo aver visto la miniserie Netflix Unorthodox, che racconta vicende legate agli ebrei ortodossi di New York. Dopo il 7 ottobre ha cercato di raccontare le storie degli israeliani caduti in guerra e di fare attività di sensibilizzazione sul tema degli ostaggi. Il suo attivismo ad un certo punto ha attirato l’attenzione dell’Ambasciata israeliana in Giappone, la quale le ha commissionato la realizzazione di un manga su Noa Argamani, ragazza israeliana presa in ostaggio da Hamas il 7 ottobre e successivamente liberata a giugno dall’IDF assieme ad altri tre ostaggi[6].

Ci sono stati anche casi di mangaka che hanno espresso posizioni filopalestinesi. Un esempio in tal senso è l’adesione di diversi autori giapponesi ad un’iniziativa lanciata nel novembre 2023 dalla fumettista italiana Francesca Ghermandi, per ritrarre in varie versioni l’immagine di Handala, un bambino voltato di spalle creato nel 1969 dalla penna del vignettista palestinese Naji al-Ali e diventato nel corso dei decenni uno dei simboli più ricorrenti nelle proteste pro-Palestina.

Il 31 dicembre 2023 tre autori giapponesi, il mangaka Tokushige Kawakatsa, l’artista Mariko Matsushita e la fotografa Zohre Miha, hanno rilanciato ulteriormente l’iniziativa, chiedendo ad autori giapponesi e di altre nazionalità di disegnare anche loro un proprio personaggio girato di spalle come Handala. Il post di lancio sul profilo X/Twitter di Kawakatsa ha raggiunto oltre 2 milioni di persone in pochi giorni, e da lì hanno fatto seguito centinaia di contributi, collegati tra loro sui social attraverso l’hashtag #withHandala[7].

In conclusione, è chiaro che i manga riescano a prestarsi a dare voce alle varie sensibilità che riguardano in conflitto in corso, ancor più dopo il 7 ottobre. Artisti come Guy Lenman, Makoto Tanaka e Tokushige Kawakatsa rispecchiano le diverse sfaccettature di una forma d’arte in grado di parlare sia ai bambini che agli adulti, con un linguaggio che nel corso dei decenni è diventato sempre più universale.

NOTE

[1] Nathan Greppi, La filosofia politica de “L’attacco dei giganti”, in «Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee», 22 dicembre 2023.

[2] Tim Brinkhof, A Show That Pits Japan Against the World Brings a Dark Past to Life, “New Lines Magazine”, 14 giugno 2023.

[3] Giovanni Cappucci, L’alchimista d’acciaio alla ricerca della Verità, in «Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee», 28 maggio 2020.

[4] Jem Hanan, Israel vs. Palestine in Manga, “Tablet Magazine”, 25 novembre 2024.

[5] https://www.tanamako.com/about-me

[6] https://www.tanamako.com/portfolio-collections/my-portfolio/manga-booklet-about-noa-argamani

[7] Un’iniziativa di fumettisti italiani per il cessate il fuoco in Palestina si è allargata ad autori giapponesi e non solo, “Fumettologica”, 5 gennaio 2024.

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