Il tempo della sofferenza e dell’ambiguità
Un viaggio che ha inizio da due storie molto diverse tra loro
Un viaggio che ha inizio da due storie molto diverse tra loro
Orbán, più che un despota, colui che strumentalmente si appropria di “ciò che non è suo”, può essere visto come un usurpatore culturale
Il silenzio soggioga le nostre anime nell’accontentarsi dell’imparzialità, o meglio, della equipollenza
La teoria mimetica di René Girard sta diventando, troppo spesso, un grimaldello culturale che viene tirato in ballo dalle parti più diverse per giustificare le proprie tesi ed attaccare quelle altrui.
«Attendo la morte con impazienza ed arrivo ad augurarmi il decesso di mio padre, poiché non oso uccidermi prima che lui se ne vada. Il suo corpo ancora non sarà freddo quando io non sarò più al mondo». Così aveva scritto Albert Caraco in "Ma confession". E così fece.
Wir sind das Volk! (“Noi siamo il popolo”); die Mauer muss weg ! (“il Muro deve crollare”). Nel concitato mese d’ottobre 1989, a ridosso della manifestazione ufficiale del giorno 7 per i quarant’anni dalla fondazione della Ddr, i tedesco-orientali osano scendere nelle piazze a Lipsia, Dresda, Rostock...