Vinto il corpo, non l’anima, grazie all’arte
È dunque una prospettiva concettuale che abbiamo in oggetto, raccontare la storia dell’arte come la narrazione che l’umano compie di sé in relazione al sacro, al potere, al dominio e alla redenzione
È dunque una prospettiva concettuale che abbiamo in oggetto, raccontare la storia dell’arte come la narrazione che l’umano compie di sé in relazione al sacro, al potere, al dominio e alla redenzione
Evidente che l’arte della compiacenza sia rappresentata dalle opere di Koons, mentre l’arte capace di sconcertare è l’arte di Giacometti.
L’arte è il fare demiurgico, tremendo, travolgente, vitale, che genera strutture e le oltrepassa continuamente nel ripetersi infinito della storia, nel cerchio eterno della vita (l’eterno ritorno di Nietzsche) che s’invera anche nella stessa contemporaneità e post-modernità grazie alla tecnica, e non come sua contrapposizione.