Michele Carbè è laureato in Storia e Cultura dei paesi mediterranei presso l'Università degli studi di Catania. I suoi principali ambiti di studio sono la Storia contemporanea e la Storia delle dottrine politiche.

Recensione a: N. Musumeci, La Sicilia bombardata. La popolazione dell’Isola nella Seconda guerra mondiale (1940-1943), pref. di G. Sangiuliano, Rubbettino, Soveria Mannelli 2023, pp. 223, € 18,00.

Quando si pensa all’invasione della Sicilia da parte delle forze anglo-americane durante il secondo conflitto mondiale si è soliti immaginare che si trattò di una passeggiata militare, con le truppe alleate impegnate a dividere cioccolata e gomme da masticare verso la popolazione residente, invece di essere impegnate in una vera e propria campagna militare. Per questo motivo, per lungo tempo nel sentire comune, grazie anche alle produzioni teoriche di una certa storiografia, la conquista dell’isola in modo quasi pacifico è stata  considerata come un fatto certo e indiscutibile.

La Sicilia bombardata di Nello Musumeci traccia un solco con questo modo di concepire l’Operazione Husky e cerca di far luce su un periodo poco e male conosciuto della storia millenaria della Sicilia; un lasso di tempo lungo tre anni e costellato da distruzioni, morti e feriti. Durante la Seconda guerra mondiale l’isola al centro del mar Mediterraneo diventa ancora una volta antemurale, perché essa stessa costituisce il primo baluardo del territorio dell’Asse, ed è proprio per questa sua funzione di argine che sin da subito la Sicilia è interessata dai raids aerei da parte degli alleati.

Le città siciliane rappresentano un unicum, nei territori dell’Asse, perché subiscono la guerra, loro malgrado, sin dall’inizio. L’autore  nelle prime pagine del suo saggio ci esplicita come già nel mese di giugno del 1940 alcuni centri dell’isola sono interessati da bombardamenti subendo il battesimo del fuoco; egli scrive:

la morte provocata dal nemico non è più un’immagine astratta e lontana: la guerra è qui! Il nemico è venuto a casa dei siciliani, i quali ormai ne conoscono il potere, anche se hanno potuto assaggiare solo l’antipasto. Il pranzo completo i nemici lo serviranno dopo, con gradualità (p. 19).

Alla  popolazione siciliana toccherà la palingenesi del conflitto più sanguinoso della storia, una guerra totale che non risparmierà nessuno soprattutto gli inermi, le persone più deboli.

Formalmente l’invasione angloamericana inizia il 10 luglio del 1943, data dello sbarco a Gela, la conquista dell’intera isola avviene in 38 giorni; dato temporale che  può far apparire l’invasione e la successiva conquista sella Sicilia  un’operazione militare  semplice e veloce.

Al contempo, però, bisogna sapere che durante l’inizio dello stesso conflitto bellico la Francia, paese più grande della stessa Italia, bene armata e protetta dalle fortificazioni della linea Maginot, venne sconfitta e totalmente occupata delle forze tedesche in 40 giorni. In definitiva, basterebbe questa semplice equazione per capire che la Sicilia, salvo rare eccezioni, venne conquistata attraverso aspri e atroci combattimenti.

Nella riflessione di Musumeci l’aspetto prettamente militare fa spazio a quello della narrazione delle sofferenze della popolazione civile, appare ovvio che la protagonista indiscussa del saggio è la popolazione civile dell’isola. L’abitante delle città, il borghese piuttosto che l‘operaio, fin dai primi giorni dell’entrata in guerra del conflitto da parte dell’Italia  subirono le conseguenze della guerra in un crescendo di paura e di tragedie. Le continue violenze patite faranno dei siciliani vere e proprie cavie umane; quasi uno studio scientifico per capire come l’uso indiscriminato dei bombardamenti aerei possa avere un ruolo determinante nel fiaccare l’animo e per spegnere l’intraprendenza delle popolazioni inermi e indurli  ad una resa psicologica prima che formale.

In questi termini il libro assurge a un ruolo importante, esso diventa un corollario di sofferenza, elenca giorno per giorno le decine o centinaia di vittime dei bombardamenti alleati; numeri che scandiscono le sofferenze di un popolo, sfortunato attori di una palingenesi del terrore che presto sconvolgerà l’intera penisola italiana. Il maggio del 1943, pochi mesi prima dell’invasione, detta i numeri della tragedia, l’Autore esplicita bene il concetto, trecento morti in dieci giorni:

In appena dieci giorni, dall’11 al 21 maggio, le bombe del nemico faranno oltre 300 vittime, in gran parte donne e bambini ( p. 84).

Il libro è suddiviso in due parti, la prima parla appunto dei bombardamenti e del terrore psicologico subito dalla popolazione siciliana, la seconda parte invece dell’invasione della conseguente occupazione dell’isola. Il sentimento del popolo siciliano passa da uno stato di speranza a quello di rassegnazione, la speranza della conclusione della guerra viene subito tradita dai fatti, il nemico non è un liberatore ma un occupante. In effetti, l’AMGOT non appena insediata tratterà la popolazione indigena, da esercito occupante, confiscando beni e armi, e imponendo il coprifuoco.

Inoltre, la considerazione  degli alleati nei riguardi del popolo siciliano era pessima per non dire degradante, l’Autore descrive  benissimo tutto questo con le parole del generale statunitense Patton:

Il generale Patton, altezzoso e arrogante, considera la Sicilia “un’isola infernale, il posto più desolato e atroce che abbia mai visto. […] L’isola deve essere un buco infernale, abitato da gente troppo povera per andarsene o troppo ignorante per sapere che esistono posti migliori” (p. 91).

L’occupante prima di diventare liberatore fu esercito di occupazione, le regole e le azioni proprie di un’amministrazione militare sono semplici e sempre uguali: eccidi di civili inermi, stupri di donne, internamento di semplici sospettati. Per il popolo siciliano la pace rimarrà per molti mesi qualcosa di lontano dopo il luglio del 1943. Come già affermava  nel 1945 Ernst Jünger, la pace va intesa come una lotta spirituale:

Affinché la lotta al nichilismo abbia successo, occorre che si compia nel cuore del singolo. Tutti ne sono coinvolti e nessuno può fare a meno della cura che è stata preparata dal mondo del dolore.

In conclusione La Sicilia Bombardata di Nello Musumeci merita di essere letto, ci fa capire in modo euristico e consapevole ciò che accadde in quel frangente storico, il perché dalla parte vincente prevale spesso l’argomento secondo cui le vittime civili sono un effetto tollerabile nel processo di estirpazione chirurgica del male.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di interiorizzare l’idea di pace. Il passato non è stato mai così presente.

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