Ziaur Rahman (1997) è PhD student in Global Studies & Innovation presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT), sotto la supervisione della Prof.ssa Stefania Cerrito. Suoi principali ambiti di studio e di ricerca sono la lingua e la (socio)linguistica francese. Il titolo del suo progetto di ricerca è  «South Asian communities in French-speaking contexts: the cases of Paris and Brussels». Da settembre 2024 a febbraio 2025 svolgerà una ricerca sul campo a Parigi presso il Centre d'études en sciences sociales sur les mondes africains, américains et asiatiques (CESSMA – Maison de la recherche de l’Inalco), sotto la supervisione della professoressa Marie-Caroline Saglio-Yatzimirsky. Tra l’altro, ha collaborato all’organizzazione della Journée de la Francophonie à l’UNINT negli ultimi due anni.

La presenza di comunità di origine sud-asiatica in Francia e a Parigi non è un fenomeno recente. Essa si è sviluppata soprattutto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. In questo contesto è possibile distinguere tra due rotte migratorie distinte: la prima legata al passato coloniale della Francia in Asia, la seconda riguarda invece alcuni Paesi dell’Asia meridionale, nonché ex colonie britanniche come lo Sri Lanka, l’India, il Pakistan e il Bangladesh.

La Francia è indubbiamente una destinazione migratoria privilegiata per le comunità sud-asiatiche provenienti dai territori che ha colonizzato, dalle ex basi commerciali francesi in India e Indocina, dagli attuali dipartimenti francesi d’oltremare come La Riunione, Guadalupa e Martinica, così come da Mauritius e dal Madagascar. La presenza di questi cittadini francesi di origine sud-asiatica ha favorito l’arrivo di nuove ondate di immigrati dalle regioni del subcontinente indiano colonizzate dagli inglesi. Inoltre l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione in Gran Bretagna a partire dal 1962 per ridurre l’afflusso di immigrati dal Commonwealth[1] ha spinto molte persone di questa parte del mondo a rivolgersi verso altre destinazioni dell’Europa continentale, come la Francia e l’Italia.

Per quanto riguarda le fasi e le traiettorie migratorie, è possibile individuare una prima fase migratoria esclusivamente maschile. Negli anni Settanta e Ottanta i nuovi immigrati dello Sri Lanka e del Pakistan affittano o subaffittano piccoli appartamenti fatiscenti che condividono con altri connazionali. Condividere l’alloggio permette loro di risparmiare, in considerazione anche dei bassi stipendi che percepiscono. Una parte di questo denaro viene solitamente inviata verso il Paese di origine per aiutare la propria famiglia. Il resto è invece utilizzato come capitale per investire in un alloggio o per avviare un’attività commerciale. Gli immigrati tamil dello Sri Lanka arrivati a partire dagli anni Novanta sono meno coinvolti in questa situazione. In genere vengono ospitati da familiari che vivono a Parigi o nelle periferie già da diversi anni o addirittura da decenni. Oggi sono soprattutto gli immigrati del Bangladesh, molti dei quali clandestini, a trovarsi in questa condizione. I membri di questa comunità, arrivati in Francia più tardi, non sempre hanno contatti familiari che li sostengano. Spesso, quindi, si affidano alla solidarietà della comunità per trovare un posto letto in un alloggio da condividere con altri bangladesi, come accade d’altronde anche in Italia.

L’arrivo delle donne è all’origine della seconda fase migratoria. La prospettiva di una vita familiare incoraggia i sud-asiatici a cercare un alloggio individuale, dove le donne non debbano vivere in contatto con altri uomini. Questa seconda fase, che è caratterizzata dalla regolarizzazione e dal processo di ricongiungimento familiare, è iniziata prima, soprattutto negli anni Novanta, per i primi flussi migratori di srilankesi, pakistani e indiani. Mentre gli immigrati provenienti dalle ex colonie britanniche hanno raggiunto la Francia per continuare gli studi o in qualità di lavoratori qualificati, le prime ondate sono spesso arrivate illegalmente. Molti tamil dello Sri Lanka, e in misura minore sikh e bangladesi appartenenti a minoranze religiose, hanno avuto la regolarizzazione della loro situazione grazie alla concessione dell’asilo politico da parte dell’Office français de protection des réfugiés et apatrides (OFPRA)[2]. L’immigrazione di sud-asiatici continua oggi in varie forme, sia legali che illegali. Il ricongiungimento familiare, i matrimoni transnazionali con una persona del Paese di origine, gli studi e il reclutamento di lavoratori qualificati da parte di aziende con sede in Francia continuano ad alimentare questi flussi migratori verso l’Hexagone.

A questo punto della trattazione è opportuno chiarire meglio il significato dell’espressione “di origine sud-asiatica” che include gruppi con storie e traiettorie migratorie molto diverse, con un’ampia varietà di Paesi e regioni di origine, madrelingue, religioni, ecc. Vi sono però almeno due ragioni per poterli considerare un insieme. In primo luogo, nonostante le differenze, le persone di origine sud-asiatica sono consapevoli di appartenere alla stessa civiltà e alla stessa cultura. In secondo luogo, la vicinanza fenotipica tra i diversi gruppi sud-asiatici genera talvolta confusione da parte degli “altri” che spesso li classificano come “indiani”. Tuttavia, si preferisce il termine “sud-asiatico” per evitare di creare confusione associando erroneamente queste comunità all’attuale Stato indiano. Questa scelta si rivela ancora più appropriata se si considera che la maggior parte di queste persone che vive in Francia non proviene dall’India, bensì dallo Sri Lanka, dal Pakistan, dal Bangladesh o dalle Mauritius. Il termine si riferisce, da un lato, agli immigrati e ai loro discendenti provenienti dai Paesi che sono nati dalla decolonizzazione dei territori dell’impero francese e britannico nel subcontinente indiano, dall’altro lato, alle persone provenienti da altre aree geografiche che discendono da ex emigranti dell’Asia meridionale e che pertanto rivendicano la loro origine e cultura sud-asiatica.

Le comunità sud-asiatiche sono molto eterogenee, poiché comprendono sia immigrati, cioè persone nate all’estero, sia persone nate in Francia. I primi hanno un’ampia varietà di status amministrativi e giuridici quali rifugiati, titolari di permessi di soggiorno rilasciati per diversi motivi, naturalizzati o clandestini. Il secondo gruppo, residente nella Francia metropolitana, comprende i cittadini francesi provenienti da una parte dai dipartimenti d’oltremare come La Riunione, Guadalupa e Martinica e dall’altra dalle ex colonie come Pondicherry in India, Indocina e Madagascar. Inoltre, le diaspore[3] degli immigrati di origine sud-asiatica includono anche persone di seconda e terza generazione che sono nate in Francia e hanno pertanto la nazionalità francese o la possibilità di acquisirla una volta raggiunta la maggiore età. Rispetto alle stime censuarie degli immigrati di origine sud-asiatica, numerosi sono i punti critici. Infatti, le statistiche pubbliche francesi forniscono solo un quadro molto approssimativo del peso demografico dei vari gruppi nazionali che compongono le comunità provenienti dall’Asia meridionale.

Innanzitutto, la categoria “comunità di origine sud-asiatica” non esiste nel censimento: esse sono incluse nella categoria “Asia” tout court. Sebbene l’Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE)[4] privilegi le voci per nazionalità nelle varie indagini, solo alcuni gruppi di immigrati di origine sud-asiatica – srilankesi, indiani, pakistani e bangladesi – hanno una voce specifica nei censimenti. Diversi altri gruppi sud-asiatici non compaiono nei censimenti francesi per vari motivi. Il peso demografico delle persone di origine sud-asiatica provenienti dai dipartimenti d’oltremare non è noto. Inoltre è difficile stimare il peso demografico delle persone di seconda e terza generazione che sono incluse nella categoria “francesi” come i loro concittadini. Infine, gli immigrati clandestini di origine sud-asiatica non sono inclusi nel censimento per ovvie ragioni. Le statistiche dei censimenti non forniscono quindi un quadro reale del peso demografico delle comunità sud-asiatiche in Francia e difficilmente riescono a cogliere la loro eterogeneità socioculturale. Infatti, le stime presentate dagli studiosi in merito sono spesso superiori ai dati dei censimenti. Queste discrepanze possono essere spiegate dal desiderio di includere nelle stime le seconde e le terze generazioni nate in Francia o gli immigrati clandestini.

Per quanto concerne la distribuzione geografica delle comunità sud-asiatiche, circa l’80% degli immigrati srilankesi, indiani, pakistani e bangladesi vive nella regione Île-de-France, di cui solo il 13% a Parigi. La maggior parte degli immigrati della regione parigina vive infatti in periferia. A questo proposito, Seine-Saint-Denis è di gran lunga il dipartimento più cosmopolita della Francia metropolitana che ospita il maggior numero di immigrati sud-asiatici, con una massiccia presenza di tamil srilankesi che costituirebbero la più grande diaspora dell’Asia meridionale. A Parigi, l’analisi della distribuzione delle comunità sud-asiatiche rivela una concentrazione soprattutto negli arrondissement popolari del nord-est della capitale. Lo studio focalizzato sulle associazioni comunitarie dell’Île-de-France in base all’ubicazione delle loro sedi legali è un altro strumento per individuare la distribuzione dei gruppi di origine sud-asiatica. Una ricerca pubblicata sul «Journal officiel» rivela che l’85% delle associazioni tamil dello Sri Lanka ha la propria sede nella regione Île-de-France e il dipartimento con la più grande comunità tamil, Seine-Saint-Denis, ospita un quarto di queste associazioni.

Rispetto agli etnoterritori sud-asiatici di Parigi, diversi fattori chiariscono perché i membri di queste comunità delle prime ondate si siano stabiliti nel X e XVIII arrondissement lungo la Rue du Faubourg-Saint-Denis. Uno dei motivi è la presenza delle due principali stazioni ferroviarie della capitale – Gare du Nord e Gare de l’Est – che hanno rappresentato la porta d’ingresso per queste prime ondate di immigrati del subcontinente indiano. Essi si sono stabiliti vicino ad altri quartieri popolari come Barbès, Goutte-d’Or e Château-Rouge che ospitavano le precedenti ondate provenienti dal Maghreb e dall’Africa subsahariana. Circa il 60% delle comunità sud-asiatiche vive nel X, XI, XVIII, XIX e XX arrondissement e il XVIII arrondissement presenta la percentuale di gran lunga più alta di immigrati srilankesi, indiani, pakistani e bangladesi.

Dentro Parigi, i due quartieri caratteristici che ospitano il maggior numero di sud-asiatici sono La Chapelle, nota anche come Little Jafna[5] di Parigi – al confine tra il X e il XVIII arrondissement, intorno all’omonima stazione della metropolitana – e Gare de l’Est, nel X arrondissement, tra Rue La Fayette e Rue de l’Échiquier. Questi due etnoterritori sono associati a due gruppi culturali ben distinti: La Chapelle è dominato dalla presenza di comunità tamil, mentre Gare de l’Est ospita le comunità provenienti dalle regioni settentrionali del subcontinente indiano: India del Nord, Pakistan e Bangladesh.

In entrambi i quartieri si possono distinguere almeno due zone. Nella Chapelle, la prima zona si trova a sud di Boulevard de la Chapelle ed è caratterizzata dalla presenza di numerosi esercizi commerciali. Gli elementi culturali tamil si riflettono nell’onnipresenza dell’alfabeto tamil nelle insegne e nelle vetrine dei negozi. Molti di questi portano il nome di città tamil dello Sri Lanka come la già menzionata Jaffna o dell’India meridionale come Chennai, Madras e Pondicherry. Nei diversi negozi, le canzoni del cinema Kollywood[6] sono dei veri e propri indicatori sonori che confermano che La Chapelle è un etnoterritorio tamil. La seconda zona di La Chapelle, a nord di Boulevard de la Chapelle, è nota soprattutto per la sua funzione prettamente religiosa, con la presenza di tre templi induisti, frequentati soprattutto dai tamil. Il più antico di questi, fondato nel 1985, è dedicato a Ganesh ed è l’unico ad aver ottenuto dal Municipio il permesso di organizzare una processione in onore del dio dalla testa di elefante. Infine, il quartiere svolge un ruolo fondamentale nella trasmissione della cultura e dell’identità tamil alle seconde e terze generazioni.

In conclusione, per quanto riguarda l’etnoterritorio sud-asiatico vicino a Gare de l’Est, la prima zona è costituita dal tratto tra Rue La Fayette e Boulevard de Magenta, mentre la seconda zona è il tratto di Rue du Faubourg-Saint-Denis tra Boulevard de Magenta e Rue de l’Échiquier. Nella prima zona si trovano piccoli ristoranti economici del Bangladesh, del Pakistan e dell’India del Nord. La seconda zona è invece caratterizzata dalla presenza di negozi dell’Asia meridionale con insegne che si riferiscono al Pakistan e all’India. A differenza dell’omogeneità della Chapelle che è dominato dalla presenza dei tamil, Gare de l’Est è un’area eterogenea in cui le persone di origine sud-asiatica convivono insieme ad altre comunità. Infatti, più ci si avvicina a Rue de l’Échiquier, più i negozi turchi prendono il posto di quelli dell’Asia meridionale. Inoltre, molte strade sono popolate da esercizi commerciali che offrono prodotti e servizi per persone provenienti dall’Africa subsahariana. Il calo di attrattiva del quartiere di Gare de l’Est ha portato infine alcuni indiani del Nord, pakistani e bangladesi a preferire La Chapelle per fare acquisti.

Bibliografia

  • Dequirez, Gaëlle, Nationalisme à longue distance et mobilisations politiques en diaspora. Le mouvement séparatiste tamoul sri lankais en France (1980-2009), tesi di dottorato in scienze politiche, Université Lille-II, 2011, 378 p.
  • Dequirez, Gaëlle, Madavan, Delon, Meyer, Éric, « Sri Lankans in France », in Reeves, Peter (dir.), The Encyclopedia of the Sri Lankan Diaspora, Singapore, Éditions Didier Millet (2014), p. 127.
  • Goreau-Ponceaud, Anthony, La diaspora tamoule : trajectoires spatio-temporelles et inscriptions territoriales en Île-de-France, tesi di dottorato in geografia, Université de Bordeaux-III, 2008, 426 p.
  • Madavan, Delon, « Jaffna et le conflit intercommunautaire à Sri Lanka », PRODIG, Parigi, Unité Mixte de Recherche PRODIG (2007), p. 17.
  • Madavan, Delon, « Les diasporas d’origine sud-asiatique », Population & Avenir, n° 724, Parigi, Association Population & Avenir (2015), p. 14-16.
  • Madavan, Delon, « Populations d’origine sud-asiatique à Paris et en Île-de-France », Hommes & Migrations, n° 1308, Parigi, Musée de l’histoire de l’immigration (2014), p. 33-43.
  • Moliner, Christine, Invisible et modèle ? Première approche de l’immigration sud-asiatique en France, rapporto per la Direzione dell’Accoglienza, dell’Integrazione e della Cittadinanza, Parigi, Ministero dell’Immigrazione, dell’Integrazione, dell’Identità nazionale e dello Sviluppo solidale, 2009, 97 p.
  • Pairaudeau, Natasha, « Via l’Indochine : trajectoires coloniales de l’immigration sud-indienne », dossier Diasporas indiennes dans la ville, Hommes & Migrations, n° 1268-1269, Parigi, Musée de l’histoire de l’immigration (2007), p. 24-33.

NOTE

[1] Il Commonwealth è un’organizzazione intergovernativa di 56 Stati indipendenti, quasi tutti – salvo Mozambico, Ruanda, Gabon e Togo – riconducibili al passato coloniale dell’Impero britannico, del quale esso rappresenta una sorta di sviluppo su base volontaria.

[2] L’Office français de protection des réfugiés et apatrides (OFPRA) è un ente pubblico amministrativo, posto sotto l’autorità del Ministero dell’Interno e d’Oltremare francese, incaricato di garantire l’applicazione delle norme relative al riconoscimento dello status di rifugiato o di apolide, nonché all’ammissione alla protezione sussidiaria.

[3] Secondo la definizione di Gérard-François Dumont “una diaspora è un gruppo di individui che vive in un territorio e che condivide la certezza o il sentimento di essere originario di un altro territorio con il quale mantiene relazioni regolari, simboliche o mitologiche”.

[4] L’Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE) è un’agenzia governativa francese, sotto la direzione del Ministero dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale, che svolge il ruolo di istituto nazionale di statistica della Francia.

[5] La presenza preponderante di tamil srilankesi in questa zona è all’origine del soprannome Little Jafna dato a questo etnoterritorio. Il riferimento diretto è alla capitale della provincia settentrionale dello Sri Lanka da cui proviene la maggioranza tamil che vive in Francia.

[6] Kollywood è il cinema in lingua tamil – lingua dravidica meridionale parlata in India, Sri Lanka, Singapore e altri territori che si affacciano sull’Oceano Indiano – prodotto a Chennai nello Stato del Tamil Nadu in India.

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