Ziaur Rahman (1997) è PhD student in Global Studies & Innovation presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT), sotto la supervisione della Prof.ssa Stefania Cerrito. Suoi principali ambiti di studio e di ricerca sono la lingua e la (socio)linguistica francese. Il titolo del suo progetto di ricerca è «South Asian communities in French-speaking contexts: the cases of Paris and Brussels». Da settembre 2024 a febbraio 2025 svolgerà una ricerca sul campo a Parigi presso il Centre d'études en sciences sociales sur les mondes africains, américains et asiatiques (CESSMA – Maison de la recherche de l’Inalco), sotto la supervisione della professoressa Marie-Caroline Saglio-Yatzimirsky. Tra l’altro, ha collaborato all’organizzazione della Journée de la Francophonie à l’UNINT negli ultimi due anni.
“Ho cominciato a occuparmi della povertà non come politico o ricercatore.
L’ho fatto perché ero circondato dalla povertà e non potevo ignorarla”.
Muhammad Yunus
Il dottor Muhammad Yunus è un economista e banchiere bangladese, alla guida del governo ad interim del Paese dall’8 agosto 2024. Sono stati gli studenti a indicare il suo nome al Presidente del Bangladesh – per la stima e il rispetto che essi nutrono nei suoi confronti e per i quali egli è sempre stato un orgoglio nazionale – al fine di condurre pacificamente il Paese verso nuove e libere elezioni. Dopo quattro mandati consecutivi della Lega Awami di Sheikh Hasina dal 10 gennaio 2009 al 5 agosto 2024, durante i quali il Paese ha conosciuto un’importante crescita economica al caro prezzo di un arretramento democratico senza precedenti, a inizio luglio sono iniziate delle violente proteste studentesche contro il sistema di assegnazione degli impieghi nel settore pubblico, duramente represse dal governo. Queste manifestazioni antigovernative hanno causato centinaia di morti per mano della polizia e hanno raggiunto il loro culmine a inizio agosto, costringendo la prima ministra Sheikh Hasina a dimettersi e a fuggire verso la vicina India. In questa delicata situazione politica, Yunus ha accettato di guidare un esecutivo di transizione in qualità di consigliere principale.
Noto come il banchiere dei poveri, Muhammad Yunus è ideatore e realizzatore del microcredito, ossia di un sistema di piccoli prestiti destinati a lavoratrici e lavoratori molto poveri che non sono in grado di fornire garanzie sufficienti per ottenere del denaro dai circuiti bancari tradizionali. Un simile meccanismo ha permesso a milioni di persone di sfuggire alla povertà. Questo sistema di credito alternativo ha consentito il finanziamento di attività volte ad aumentare la produzione agricola e la creazione di piccole aziende familiari. Il modello è stato in seguito adottato con successo in tutto il mondo. Per i suoi sforzi in questo campo, Yunus ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2006, congiuntamente alla banca da lui fondata: la Grameen Bank (“la banca del villaggio” o “banca rurale” in bengali), di cui è stato direttore dal 1983 al 2011. Il Comitato per il Nobel ha deciso di insignire del prestigioso premio Yunus e la sua banca motivandolo nei termini che seguono:
Per i loro sforzi nel creare lo sviluppo sociale ed economico dal basso. La pace duratura non può essere realizzata se ampi gruppi di popolazione non trovano il modo per uscire dalla povertà. Il microcredito è uno di questi modi. Lo sviluppo dal basso serve anche a promuovere la democrazia e i diritti umani. Il microcredito si è dimostrato una forza liberatrice in società dove le donne in particolare devono lottare contro condizioni economiche e sociali repressive.
Riprendendo in parte questa motivazione e facendo riferimento all’attuale ruolo centrale di Yunus in Bangladesh, l’economista Riccardo Moro sostiene che “Muhammad Yunus è una persona che gode di grande autorevolezza internazionale e i giovani del Bangladesh vedono in lui il garante di un cambiamento dal basso”. Tornando al microcredito, sono dunque le lavoratrici e i lavoratori più poveri del Bangladesh rurale a beneficiare dei frutti dell’invenzione di Yunus. Il suo pensiero, in tal senso, si è basato sulla tesi secondo cui le persone non dovrebbero lavorare per qualcun altro, bensì avviare una propria attività. Questa idea prende vita e si concretizza sotto forma di una vera e propria autodeterminazione economica di cui possono beneficiare soprattutto le innumerevoli donne del Paese.
Terzo di quattordici figli, dei quali cinque muoiono piccolissimi, Muhammad Yunus nasce nel 1940 in una famiglia musulmana bengalese – quando lo Stato-nazione del Bangladesh non era ancora nato e quando la regione era ancora sotto il dominio dell’Impero britannico – nel piccolo villaggio di Bathua. Suo padre, Haji Muhammad Dula Mia Soudagar, era un gioielliere, mentre di sua madre si conosce soltanto il nome: Sufia Khatun. Yunus trascorre la sua prima infanzia nel villaggio natale. Quattro anni dopo la sua nascita, la sua famiglia si trasferisce nella città portuale di Chittagong. Nel 1957 si iscrive al Dipartimento di Economia dell’Università di Dacca, completando la laurea magistrale in economia nel 1961. Nel 1969 consegue invece il dottorato di ricerca, anch’esso in economia, presso la Vanderbilt University di Nashville (Tennessee, Stati Uniti). Successivamente diventa professore di economia alla Middle Tennessee State University, prima di rientrare in Bangladesh nel 1972. Tornato dagli Stati Uniti sarà professore di economia e direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong dal 1972 al 1989.
In quegli anni il Bangladesh era uno degli Stati più poveri al mondo. La situazione era aggravata dal fatto che il Paese era periodicamente colpito da gravi calamità naturali come cicloni, inondazioni e le conseguenti carestie. Il 40% della popolazione non arrivava a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri e il tasso di analfabetismo raggiungeva il 90%. Nel 1974 una grave carestia colpisce il Paese, provocando centinaia di migliaia di vittime, nel 1988 una forte inondazione distrugge le fatiscenti abitazioni di milioni di persone e nel 1992 un ciclone causa circa 150 000 morti. È in questo Bangladesh che Yunus decide di tornare, lasciando i prestigiosi incarichi che rivestiva nelle università americane. Vivendo in prima persona la disastrosa situazione del suo giovane Paese, egli si rende conto che le innumerevoli teorie economiche acquisite in anni di studio sono molto lontane e totalmente estranee al mondo di miseria che lo circonda. È così che Yunus decide di mettere la scienza economica al servizio della lotta alla povertà, inventando il microcredito.
Insieme ai suoi studenti, inizia a visitare le case di Jobra, un villaggio vicino all’Università di Chittagong, per calarsi nella realtà a lui più vicina e per capire meglio la vita delle persone più povere. Interrogando gli abitanti del villaggio, egli scopre la loro condizione di vita: un gruppo di donne produce mobili in bambù ed è costretto a vendere i prodotti del duro lavoro a coloro da cui aveva preso in prestito le materie prime a un prezzo già da essi stabilito, riducendo drasticamente il margine di guadagno di queste donne e condannandole di fatto alla povertà. Non avendo accesso al credito tramite finanziamenti ordinari dalle banche tradizionali, sono dunque in molti a rivolgersi agli usurai. Gli enti creditizi non sono disposti a concedere prestiti ai poveri in assenza di solide garanzie. Infatti, nel momento dell’erogazione del denaro, essi verificano la solvibilità del cliente, vale a dire la sua capacità di restituire la somma nei tempi prefissati.
Nel 1976 Yunus affida agli studenti del suo dipartimento il compito di compilare un elenco di tutte le persone del villaggio di Jobra che ricorrono ai prestiti da parte degli usurai. Quando la lista viene stilata, riporta il nome di 42 vittime che avevano ottenuto un prestito pari a 27 dollari. Yunus decide di mettere a disposizione questa somma di tasca sua per strappare queste persone dalle mani degli usurai. La conclusione che trae dalle sue analisi è un’amara consapevolezza: la povertà non è affatto il risultato dell’ignoranza o della pigrizia delle persone, bensì del sostegno carente da parte delle strutture finanziarie del Paese. Yunus si rivolge allora alla Janata Bank di Jobra per chiedere del denaro per i poveri del villaggio e con molta fatica riesce a farsi concedere un prestito di 10 000 taka. I beneficiari sono lavoratrici e lavoratori poveri del villaggio e ogni microcredito è personalmente garantito da Yunus. Fino a questo momento il progetto è sperimentale, limitato al solo villaggio di Jobra, e si avvale del lavoro volontario degli studenti.
Nel 1977 Yunus riesce a ottenere da un’altra banca, la Krishi Bank, la gestione di una sua filiale che chiama Grameen Bank. L’impostazione data dalla Grameen Bank nel fornire i propri servizi rappresenta un modo totalmente innovativo di agire e di porsi nei confronti del cliente rispetto all’approccio tradizionale delle banche. Mentre gli istituti creditizi tradizionali prevedono di norma che siano i potenziali clienti a recarsi presso i loro uffici a richiedere un prestito, in questo nuovo modello sono gli operatori della banca a raggiungere le persone nei villaggi. L’obiettivo è quello di riuscire a creare un rapporto paritario tra funzionario della banca e il cliente, in modo da evitare a queste persone, solitamente ostili alla burocrazia e timorosi della città, di trovarsi a disagio in un luogo a loro non abituale. Tramite visite domiciliari a cadenza mensile, Grameen Bank verifica continuamente lo stato di salute finanziaria dei clienti, accertandosi che siano in grado di restituire il prestito e che tutta la famiglia benefici dei vantaggi del credito.
I clienti di questa nuova banca sono i più poveri tra i poveri e concedere loro dei finanziamenti significa ritenere solvibili soggetti che il sistema bancario non ha mai ritenuto tali. Inoltre, vi è un aspetto sociale di rilevanza significativa: più del 90% dei beneficiari dei prestiti è rappresentato da donne. Il massiccio coinvolgimento di queste ultime ha avviato un vero e proprio circolo virtuoso, con ricadute significative proprio sull’emancipazione femminile, avendo Yunus fatto leva sulle donne affinché fondassero cooperative che coinvolgessero ampi strati della popolazione. Una simile politica è motivata dall’idea che i profitti realizzati dalle donne siano più frequentemente destinati al sostentamento della famiglia. “Il denaro affidato a una donna rende più di quando passa per le mani di un uomo. Le donne sono più attente, si preoccupano di costruire un futuro migliore per i figli e dimostrano maggiore costanza nel lavoro”, afferma Yunus.
Alla fine del 1983 il Consiglio dei ministri approva la proposta che rende la Grameen Bank un’istituzione finanziaria indipendente a tutti gli effetti. Nel 1986 l’autonomia della banca è ulteriormente rafforzata: una banca interamente dedicata al microcredito, nonché la prima al mondo a effettuare prestiti ai più poveri basandosi non sulla solvibilità, bensì sulla fiducia. Oggi la banca concede prestiti a oltre dieci milioni di persone, con un tasso di restituzione prossimo al 100%. Per molti versi il Nobel per la pace a Yunus e alla sua banca è atipico: il Comitato del Nobel ha dimostrato di voler ampliare il senso della parola “pace”, riferendola non solo alla risoluzione di conflitti armati, ma anche alle condizioni che rendono possibile mantenere la pace, dunque anche alla difesa dei diritti umani, dell’ambiente e dello sviluppo sociale. In questo contesto è pertinente menzionare che più recentemente Yunus ha iniziato a promuovere l’idea di “social business”, ossia un’impresa finanziariamente sostenibile, senza dividendi né perdite e con un obiettivo sociale, che rappresenta a suo avviso l’anello mancante del capitalismo. Si tratterebbe di un nuovo tipo di società avente il solo scopo di conseguire il benessere della collettività.
Per ridurre la povertà, secondo Yunus è necessario sostenere con il credito le piccole attività che garantiscono ai poveri la sopravvivenza. La disponibilità di credito è fondamentale per la crescita di qualsiasi attività economica che determina l’aumento dei redditi delle famiglie e quindi la riduzione della povertà. Tuttavia, la sola crescita economica non è sufficiente. Infatti, è necessario che tutto il contesto sociale progredisca, in termini di infrastrutture, di istruzione, di sanità, ecc. Oltre ai microprestiti, la Grameen Bank ha perciò intrapreso iniziative in vari settori dell’economia, come per esempio nell’irrigazione e nell’allevamento del pesce. Inoltre, la banca si impegna a promuovere l’igiene, la salute, l’istruzione scolastica, la pianificazione familiare, l’abbandono di usanze feudali come l’istituto della dote e dei matrimoni precoci. Il risultato è una profonda rivoluzione sociale, “dal basso” per l’appunto, nella direzione di una società più moderna e con un ruolo rafforzato delle donne. Il successo del microcredito nel combattere la povertà è noto a tutti, ma è altrettanto importante conoscere la sua dimensione sociale e politica.
Il sistema Yunus ha provocato un cambiamento di mentalità anche all’interno della Banca Mondiale che ha iniziato ad avviare progetti simili a quelli del banchiere dei poveri trasformando il microcredito in uno degli strumenti di finanziamento utilizzati in tutto il mondo per promuovere lo sviluppo sociale ed economico. “In Bangladesh, dove non funziona nulla – sostiene Yunus – il microcredito funziona come un orologio svizzero”. A proposito della sua banca, egli riferisce che:
All’inizio ho osservato come lavora una banca tradizionale. Io non sapevo nulla di banche, dunque dovevo imparare dalle persone che governano il settore. Ho osservato come lavorano, ho imparato e ho fatto esattamente il contrario. Così è nata la Grameen Bank, una banca creata con principi opposti a quelli dell’attività di credito tradizionale. Se le banche vanno a cercare i ricchi, noi andiamo dai poveri; se le banche vanno dagli uomini, noi andiamo dalle donne. La banca chiede di offrire una garanzia? Ho detto: dimentichiamocela. Le persone di solito devono andare in banca per fare le loro operazioni? Noi andiamo da loro. Dobbiamo invertire certe abitudini e pensare diversamente. Questo nuovo tipo di business a cui abbiamo dato il via, lo chiamiamo business sociale.
Il mercato del credito presenta notevoli elementi di disuguaglianza: una piccola minoranza, circa il 20% della popolazione mondiale, ha accesso alla gran parte del credito mondiale (95%), mentre al rimanente 80% della popolazione non rimane che il 5% del credito. Secondo Yunus il microcredito permette ai poveri e agli scalzi di accedere a un’opportunità che di solito è esclusivo appannaggio dei ricchi. Esso getta le basi per un attacco all’esclusione, alla povertà e alla dipendenza economica. Non si tratta semplicemente di uno strumento finanziario. Il microcredito è infatti uno stimolo all’attività produttiva e alla dignità delle persone che riescono a ricevere “in prestito” una concreta possibilità di crescita. Le parole conclusive del presente articolo, relative a un mondo senza povertà (1) e ai poveri paragonati agli alberi di bonsai (2), sono ancora una volta dello stesso Yunus:
(1) Io sono fermamente convinto che possiamo creare un mondo senza povertà se ci crediamo tutti insieme. In un mondo dove la povertà non esisterà, l’unico luogo in cui la si potrà vedere sarà nei musei della povertà. Quando le scolaresche andranno a visitarli, rimarranno inorridite dal livello di miseria e mancanza di dignità a cui parte del genere umano era stato sottoposto. Allora incolperanno i propri antenati per aver tollerato questa condizione inumana che era esistita per un tempo così lungo e per un numero così grande di persone.
(2) Per me i poveri sono come gli alberi di bonsai. Quando in un vaso si pianta il seme sano di un grande albero, si ottiene una copia di questo grande albero dell’altezza di pochi centimetri. Il seme non era difettoso, ma il terreno di coltura non era adeguato. I poveri sono come i bonsai. Il loro seme non ha difetti. Semplicemente, la società non ha fornito loro il terreno adatto per crescere. Ne consegue che tutto ciò che serve per togliere i poveri dalla povertà è la creazione di un ambiente fertile. Se i poveri riusciranno a scatenare la propria energia e creatività, la povertà scomparirà molto velocemente. Uniamo le mani per dare ad ogni essere umano un’equa possibilità di scatenare la propria energia e creatività.