Giusy Capone insegna Lingua e cultura greca e Lingua e cultura latina dal 1998. Giornalista, è redattrice della Rivista culturale bilingue registrata "Orizzonti culturali italo-romeni"; si occupa delle pagine culturali di diversi portali dell'area Nord di Napoli; collabora con l'Istituto di Mediazione linguistica di Napoli; cura un blog letterario.
Noi uomini siam in generale fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.
Sono trascorsi 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni, probabilmente, il maggior esponente del Romanticismo italiano.
«La fronte alta e che indicava l’intelligenza. La bocca non era ampia, ma di grandezza media, e con labbra affilate, su cui ordinariamente appariva quel sorriso ben definito dal Cantù, di chi scherza e non schernisce», così il figliastro Stefano Stampa.
Fornì una limpida risposta all’esigenza di una nuova poetica che rifuggisse dai convenzionalismi razionali per abbracciare gli spontaneismi dell’animo. Gettò le fondamenta per il romanzo moderno e patrocina l’unità linguistica italiana di «un volgo disperso che nome non ha». Ruppe le tre unità aristoteliche, bisticciò con le regole petrarchesche, rifiutò le norme rinascimentali e s’inventò il pluralismo vocale. Abbassò la mitologia, i retori e gli imitatori dei classici.
Fu altresì senatore del Regno d’Italia, afflitto da nevrosi ed agorafobia, flagellato da lutti familiari, isolato ed al contempo in contatto epistolare con l’élite culturale internazionale, da Goethe a Rosmini. «Conversava con visibile piacere: era arguto; raccontava mille cose; aveva una portentosa memoria», così Natalia Ginzburg.
Cosa gli dobbiamo? Un sincero e schietto esame delle passioni umane ed una poetica originalissima, fondata sul concreto e volta a conferire all’Arte una determinata funzione sociale. Cavalcò la temperie neoclassica e si immerse in quella romantica. Mentre i classicisti seguivano gusti e tendenze estetiche, decisamente orientati verso la Bellezza, Manzoni si chiedeva nella Lettera sul Romanticismo quali compiti e funzioni l’Arte potesse assolvere per essere davvero utile all’Uomo:
Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso, mi sembra poter esser questo: Che la poesia, e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, e l’interessante per mezzo.
E così generò I promessi sposi: vera la realtà storica, utile lo scopo educativo e morale, una narrazione interessante, avvincente e d’abbordabile comprensione anche a chi colto non è ma appartiene a quella massa che è la spina dorsale di ogni popolo, il nerbo tra i cui intrichi si sviluppa il sistema di valori che sostiene o demolisce l’intera società.
Sullo sfondo l’apporto di Augustin Thierry e degli idéologues zeppi di «commozione meditata», sosterrebbe Tellini. Ideali cristiani coniugati, senza crepe e scricchiolii, con i principi liberali ed illuministi di uguaglianza, fraternità e libertà. Fu fervente cattolico con robuste venature liberali.
Gli esordi neoclassici ed illuministi dichiarano lo sguardo verso Lomonaco e Cuoco, Fauriel e Cabanis. Illuminismo scettico filtrato dagli apporti paideutico-educativi di Parini, Beccaria e Verri. Vocazione civile mai rinnegata sino all’io che si cela a beneficio di un’universalità corale che eleva il suo mesto urlo di speranza e la sua fiducia immarcescibile in Dio.
Come si pratica la vita, quando è dolorosa e retta da un arcano disordine? La serenità non si può trovare attraverso il solo uso della ragione: più in là c’è la pace celeste. Il suggerimento di Pascal: un fine salvifico, un codice etico da esercitare nella vita terrena per tollerare tutti i mali del mondo. S’intravede il giansenismo di Degola e Tosi, benché, come nota Langella,
Manzoni si attiene senza riserve all’insegnamento ufficiale della Chiesa, confida nell’esortazione apostolica del Vangelo secondo Matteo “petite, et dabitur vobis”… Nessuna discriminazione, dunque, nell’offerta misericordiosa della grazia. Manzoni è perentorio: l’aiuto divino non è negato a nessuno che lo chieda…
La carezza balsamica di Bossuet: la Provvidenza, quel modo misterioso con cui Dio agisce nella vita umana elargendo la Salvezza ai suoi figli. «La convinzione che il cristianesimo è l’unica spiegazione possibile della natura umana, che è stata la religione cristiana che ha rivelato l’uomo all’uomo», così Alessandro Passerin d’Entrèves. Nato il 7 marzo del 1785, morto il 22 maggio del 1873. «Fu vera gloria?». Sì.