Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra.  Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.

Recensione: A. Fabris, La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere, Morcelliana, Brescia 2023, pp. 134, € 12,00.

Il professor Adriano Fabris in questo testo affronta un argomento cruciale e attuale quale è la scomparsa della fede cristiana dalla cultura occidentale. Nel fare ciò, egli ci invita ad un recupero integrale delle istanze che la fede  comporta nella sua dimensione intrinseca. Fabris muove la sua riflessione dalla affermazione lapidaria della redazione lucana: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8).

A partire da tale e profondo interrogativo segue un’analisi accurata delle varie problematiche di carattere filosofico- culturale che hanno indotto la società occidentale ad abiurare la questione di Dio e a rilegarla nell’ambito del privato. Si rileva, inoltre, che caratteristica predominante della fede cristiana è di conferire senso e orientamento alla vita dell’uomo e perciò stesso non può essere “ingabbiata” all’interno dei paradigmi della ricerca scientifica. La fede – oggettivamente proposta – offre senso alla vita dell’uomo nella sua realtà totale e nel suo divenire nella storia. Tale prospettiva è scevra da ogni forma di coercizione.

L’Autore, peraltro, si sofferma a considerare anche il problema del male e più specificatamente della sofferenza e del dolore. Pone in evidenza come nel nostro contesto culturale odierno ricorriamo a diverse forme di esorcizzazione della sofferenza ma con esse di fatto eludiamo semplicemente la questione e siamo incapaci di compiere quel passo che ci renda capaci di andare al di là della vita, di spingere i nostri orizzonti oltre il sensibile. Tale situazione, ha fatto si che, l’uomo odierno nel recuperare il suo contatto con la ‘terra’ ha perso la sua speranza nella vita del regno cieli. Il senso ultimo dell’esistenza va sempre più ricercato e confinato nel ‘qui ed ora’ del nostro presente. La felicità promessa dalle ideologie del Novecento (nazismo, marxismo, fascismo), e poi delusa in maniera inesorabile dalla storia, oggi potremmo dire che assume un nuovo volto: il metaverso propugnato dalla nuova “religione tecnologica”.

Tale appiattimento di prospettiva ha prodotto un equivoco tra bisogno e desiderio: il bisogno è ciò che può essere appagato materialmente, fisiologicamente; il desiderio, invece, è in sé stesso trascendente. Pertanto la fede è per l’uomo possibile benché non costituisca una certezza assoluta poiché essa è sempre un rischio, un esodo che fa sì che  l’uomo esce da sé stesso e si consegna ad un’Alterità. Nel fare ciò, l’essere umano uomo-donna comprende appieno il proprio Sé e può così realizzarsi nel migliore dei modi possibili. È a partire, appunto, dalla relazione come categoria fondamentale che il professor Fabris si propone di ripensare la fede cristiana nel nostro tempo. La relazione oggettivamente intesa dice prossimità e dischiude ogni tipo di individualismo e di fondamentalismo.

Il Cristianesimo correttamente recepito nei suoi contenuti ha una forza attrattiva che rende all’uomo di ogni tempo possibile ciò che, ad una lettura superficiale, appare impossibile. Infine, riscoprire la fede cristiana significa contrapporsi al male in tutte le forme in cui esso si manifesta.

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