Ivo Stefano Germano è docente di Media digitali e Strategie della comunicazione politica e istituzionale presso l'Università del Molise. È autore di numerosi saggi e articoli scientifici, nonché monografie, tra cui: #Quartierinogauchecaviar. Sneackers rosse eppur bisogna andar, Pendragon, Bologna 2018; Aside Story. La fatica delle vacanze (con S. Borgatti), goWare, Firenze 2017; New Gold Dream. E altre storie degli anni Ottanta (con D. Masotti), Pendragon, Bologna 2013.

Recensione a: G. Cilione, Il viaggio di Helmut, Pendragon, Bologna 2023, pp. 233, € 18,00.

C’è che ci capiti nelle cose, negli eventi. Non puoi farci niente. Se non parlarne. Dopo. Mai mentre. È il destino o la meta di Helmut, soldatino della Wehrmacht, di studi letterari e storici, avviato ad un radioso e convincente futuro accademico,  al centro del romanzo di esordio di Gampiero Cilione, direttore amministrativo dell’Istituto Rizzoli, autore di un manuale di Diritto sanitario, pluriadottato (beato lui), Il viaggio di Helmut. Dallo stesso editore nel 2018 è uscita la raccolta di poesie Il ritorno e l’attesa.

Sicilia e Calabria, Montecassino, Cervia, Bologna, il fiume Po, Bolzano sono le tappe del viaggio nel ventre della seconda guerra mondiale raccontato a due cinni Pietro e Gianrico, che alla fine di quella estate si scopriranno più grandi. Siamo alla fine degli anni Settanta, e i due raccontano da un tavolino del Bagno Marilena, spiaggia di Milano Marittima. Già dalle prime pagine la sorpresa per l’assenza di qualsiasi deformazione letteraria, clamoroso danno culturale contemporaneo si poggia sulla precisione e dignità del racconto di un vinto, sconfitto, al di là di stereotipi e ridondanze. Sine ira ac studio, dal tonfo delle porcellane delle dimore dell’aristocrazia panormita, sino alla follia e l’abbandono totale degli ultimi giorni di guerra: la scena di soldati tedeschi nudi o seminudi sui binari per non essere riusciti a indossare abiti civili, appena barattati. Una storia di giovinezza raccontata a due ragazzi di estrazione sociale diversa, famiglia diversissima.

Adesso quelli bravi scomoderebbero termini quali “sostrato”, “habitus”, “background”. Helmut non è stato un tagliagole, uno scherano, un macellaio invasato socializzato nel mito delle frontiere di fuoco del Reich millenario, in stato di guerra perenne, ove forgiare il nuovo uomo, l’anno zero di tutto. Helmut, in ogni secondo della sua routine vacanziera non fa uno sconto che sia uno a responsabilità storiche e politiche della Germania.

La storia è circolare. Sempre. Come il tour di Helmut. Per il resto, buona lettura. I libri non vanno raccontati, ma letti.

P.S.: Menzione speciale per aver dato anima e corpo alle scatole di soldatini in scala 1/72 di Airfix, Atlantic e, più smilze, Baravelli.

Loading