Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra. Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.
Recensione a: A. D’Auria – F. Bertolini, Gesù secondo Freud. Per un incontro tra Vangelo e psicologia, Effatà Editrice, Cantalupa (TO) 2014, pp. 112. € 9,50.
Sigmund Freud (1856-1939) ritiene che la personalità dell’individuo sia strutturata nel modo seguente: Es (pulsioni, desideri e istinti), Io (zona cosciente del sé, ciò che l’uomo sa di sé stesso), Super-Io (valori educativi ed etici di riferimento che, a seconda del contesto, possono migliorare o deturpare l’Io). A partire da tali acquisizioni, gli autori Alberto D’Auria e Fausto Bertolini si propongono di indagare la personalità di Gesù nei Vangeli per porre in evidenza lo stretto legame tra psicologia e Sacra Scrittura. Ciò al fine di una maggiore conoscenza della verità del messaggio cristiano che – presupposto degli autori – è il solo messaggio capace di guidare, illuminare e guarire l’essere umano contemporaneo dalla nevrosi da cui è affetto. Essi si propongono difatti lo scopo di offrire ai lettori gli strumenti necessari per conseguire un pieno sviluppo evolutivo, emotivo ed esistenziale.
L’essere umano odierno da diverse analisi del contesto socio-culturale in cui espleta la propria esistenza risulta, non di rado, soggiogato e dominato dalle istanze nevrotiche di base: potere, avere e apparire; in tal modo vive una profonda scissione tra ciò che è realmente, ciò che vuole essere e ciò che si illude di essere. In queste pagine ci vengono proposti diversi episodi del Vangelo in cui è possibile rintracciare ed inquadrare il profilo psicologico di Gesù e il ritratto che ne emerge è quello di una personalità equilibrata, matura e pienamente cosciente di sé. In altre parole, da un’attenta disamina in chiave psicoanalitica delle pagine del Vangelo le tre istanze psichiche (Es, Io e Super-Io) di Gesù risultano essere perfettamente in armonia e la sua persona è chi dice di essere e realizza sempre ciò che si propone di realizzare.
Gesù è l’uomo-Dio. Tale consapevolezza, secondo la prospettiva cristologica da cui partono gli autori, Gesù la matura gradualmente a partire dalla fase evolutiva dell’infanzia e ne è già consapevole nella fase evolutiva della sua adolescenza quando discute coi dottori nel Tempio, fino ad acquisire piena coscienza del suo status nel momento dell’inizio del suo ministero pubblico. Gesù non nega l’Es, tuttavia, ha la capacità di dominare le sue pulsioni e di canalizzarle ed orientarle al bene, cosicché il suo Io e il suo Super-Io coincidono.
Gesù, nei fatti più o meno miracolosi che compie e nelle parole più o meno «scandalose» che pronuncia, palesa sempre una struttura della personalità incentrata su un Io dotato di una chiara coscienza della propria doppia natura, divina e umana […]. (Egli) mostra di avere consapevolezza della presenza, nelle profondità dell’animo umano, della forza propulsiva caratterizzata dall’Es, che sprigiona pulsioni istintuali. Queste, se non controllate e disciplinate, finiscono per far perdere l’individuo, renderlo incosciente e spingerlo verso una sintesi esistenziale eretica, cioè parziale e limitativa (pp. 69-70).
Tali considerazioni consentono di affermare in tutta onestà che il Vangelo, mai come in questo tempo particolarmente travagliato e complesso, deve essere riscoperto e valorizzato per poter attingere da esso percorsi adeguati di educazione psichica, emotiva e affettiva. Promuovere un approccio alla Bibbia in chiave psicologica può risultare molto efficace per aiutare i giovani, e ciò in più ambiti (scuola, parrocchia, associazioni), a progredire nella crescita e nella maturazione del proprio sviluppo evolutivo (divenire pienamente e autenticamente persona umana).
Gli episodi evangelici che il testo propone offrono diversi spunti di riflessione in tal senso. Emblematico è l’episodio di Gesù che perdona e riabilita la donna adultera riportato dal Vangelo secondo Giovanni (cfr. 8, vv. 1-11). In tale circostanza le parole e le azioni di Gesù suscitano un attento esame introspettivo nei lettori circa l’eresia originaria di cui tutti gli esseri umani risultano affetti: un Super-Io ipertrofico e moralista. Molte volte, inconsciamente, si tende ad accusare gli altri di aver assunto un comportamento inadeguato e perciò stesso reo di punizione semplicemente perché attraverso ciò si ha la sensazione di liberarsi dalle proprie scorie e pulsioni istintuali che si tengono ben represse nel profondo del proprio Io. Pertanto, mettere in evidenza gli errori degli altri ci illude di gettare un’ombra e di nascondere “meglio” i nostri errori. Punire con la violenza chi si rende responsabile di un atto moralmente inaccettabile offre l’illusione di elevarsi al di sopra degli altri e sentirsi per un momento pacificati con sé stessi. Gli scribi e i farisei del tempo di Gesù sorprendono una donna in adulterio e per tale motivo, giustificati dalla legge mosaica (perché interpretata arbitrariamente), vogliono lapidarla pubblicamente. Gesù che conosceva tutto quanto alberga nel profondo dell’animo dell’essere umano (cfr. Gv 2,24-25), capisce il meccanismo perverso in atto e semplicemente lo spezza:
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi (Gv 8,6-9).
Gesù pone gli accusatori a valutare i propri scheletri riposti in fondo all’armadio del cuore prima che essi si rendono responsabili del sangue altrui aggiungendo peraltro male su male. L’adulterio è certamente un atto ignobile perché rompe il vincolo indissolubile del matrimonio, guasta l’armonia che ogni coppia legata dal sentimento dell’amore dovrebbe coltivare e acquisire, ma punire un atto moralmente inaccettabile con l’omicidio non è affatto la soluzione migliore e sicuramente non è e non può la soluzione che propone il Dio della Bibbia. Gli scribi e i farisei non volevano punire la donna perché aveva “peccato” ma volevano ribadire al popolo che erano loro i detentori privilegiati della Legge e che ciò li autorizzava a disporre della vita e della morte degli altri. Siamo, dunque, davanti ad un abuso di potere di tipo collettivo. Inoltre emerge chiaramente che le loro azioni e parole sono soggiogate e guidate esclusivamente da un Es cieco, confusionale e nevrotico. Si legga quanto segue:
La nevrosi rappresenta uno stato anomalo, alterato, della crescita umana. Essa ha origini antiche risalenti alle fasi evolutive – orale, anale, fallica – della vita psichica del «poppante», come Freud definisce il bambino. Ma ciò che nel bambino ha di per sé valore, nell’adulto può rappresentare un disvalore e determinare la «cattiva» coscienza di sé e dell’esistenza, che causa la nevrosi in tutte le sue variazioni psicopatologiche (p. 30).
Il caso dell’adultera in termini psicologici lo si può inquadrare nel modo seguente: chi sono i personaggi coinvolti? Le autorità religiose e politiche del tempo di Gesù, scribi e farisei, la donna sorpresa in flagranza di adulterio verosimilmente con un uomo (di cui le generalità sono ignote, al riguardo il Vangelo tace), il popolo che manifesta la ferma volontà di lapidare la donna, o discepoli/apostoli e, infine, Gesù che viene interpellato – esclusivamente – per essere tratto in fallo dai farisei. Essi, infatti, per invidia e timore, perseguivano il losco obbiettivo di screditare la sua persona ai fini di gettare fango e generare incredulità nei destinatari del suo insegnamento. Si inscena un processo: l’imputata (donna), gli accusatori (scribi e farisei), gli aguzzini (il popolo) e l’avvocato (Gesù). Gesù conoscendo ogni cosa smaschera le autorità religiose e ribadisce loro che ognuno è in cammino e nessuno può dirsi giunto mai definitivamente alla metà.
In questo brano emerge anche tutta l’attenzione e la premura che Gesù ha nei confronti della figura della donna, aspetto che giungerà al suo apice quando, appunto, ad una donna Gesù affiderà l’annuncio della sua Resurrezione. L’eresia antica di cui narra il testo consiste in una distorsione della realtà. Pertanto, le autorità religiose desiderano togliere la vita all’adultera per appagare la sete della loro vanagloria. Gesù è capace di porre queste faccia a faccia con la loro verità interiore ed essi indietreggiano.
Da realistico conoscitore della natura umana, egli ci valuta sulla base di quel Dio-Uomo che è e che sa leggere in modo concreto nel profondo della nostra singola realtà antropologica […]. L’Io di Gesù, costruito su una coscienza armonica, «buona», costringe il Super-Io sociale a rivedere la propria posizione di fronte alla realtà umana, di cui fa parte anche un Es nascosto, ma attivo, portatore di istinti e di pulsioni inalienabili (pp. 31-32).
Dalla disamina di queste pagine si può apprendere una maggiore conoscenza della personalità di Gesù. Si conseguirà, infatti, una maggiore consapevolezza del modo in cui egli ha gestito e vissuto le sue emozioni e la sua affettività. Tali acquisizioni si pongono quale strumento privilegiato per coloro che operano nel campo educativo dal momento che – particolarmente nell’attuale contesto socio-culturale – urge ripensare l’azione educativa e didattica specialmente perché tale azione possa raggiungere il cuore dei giovani che hanno tanto bisogno di approfondire la conoscenza della loro personalità. Il Vangelo in tal senso è una miniera entro la quale si possono scovare le pietre preziose dell’educazione psichica, emotiva ed affettiva.