Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra.  Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.

Recensione a: J.-L. Ska, il Libro dell’Esodo, ‎EDB, Bologna 2021, pp. 160, € 16,00.

Il libro dell’Esodo è il secondo libro in ordine cronologico che compone il Pentateuco o la Torah, i primi cinque rotoli della Sacra Scrittura, la prima parte dell’Antico Testamento. Tale libro è il cuore della fede veterotestamentaria, ed è di fondamentale importanza per ebrei, cristiani e musulmani. Esso ci narra l’evento fondante della fede ebraica: l’uscita dei figli di Israele, per mezzo del personaggio di Mosè, dalla schiavitù in Egitto. Tale avvenimento è anche al centro della celebrazione della Pasqua (passaggio) ebraica.

Il popolo ebraico per via del patriarca Giuseppe si insediò in Egitto e iniziò in terra straniera a prosperare e moltiplicarsi in maniera esponenziale. Dopo diverso tempo, sale al trono di Egitto un enigmatico faraone, il quale vede negli ebrei ormai prosperi un potenziale pericolo e decide perciò di ridurli in servitù. Tale situazione di oppressione e di angoscia induce gli ebrei ormai schiavi a rivolgersi al Dio dei patriarchi e a chiedere di essere “liberati” da questa situazione di afflizione indicibile. È a questo punto della narrazione che subentra la figura di Mosè, che da questo momento in poi sarà una delle figure più eminenti di tutta quanta la storia sacra narrataci dalla Bibbia. Il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe “scende” perché ha “visto” e ha “ascoltato” la sofferenza degli israeliti. Convoca quindi Mosè da un roveto ardente che brucia e non si consuma. Dopo aver interpellato Mosè, Dio affida a lui l’arduo compito di persuadere il perfido sovrano a lasciar partire il popolo ebraico alla volta della terra promessa. Dopo una serie di rifiuti da parte del faraone, arrivano le piaghe di Egitto, vere e proprie puizioni divine per il popolo oppressore. Queste hanno il fine di mostrare la sovranità universale di Dio sul mondo e, in particolar modo, sul popolo ebraico.

Il libro dell’Esodo, infatti, si propone di offrire una risposta credibile circa il seguente interrogativo: “Chi è il vero Re?”. È a partire da tale domanda che il noto biblista Jean-Louis Ska avvia il suo commento al libro dell’Esodo che è uno dei libri più suggestivi e importanti della letteratura biblica. Egli rifacendosi agli studi dell’archeologia moderna sostiene che non vi sono prove storiche certe circa la permanenza e poi la successiva dipartenza del popolo ebraico in Egitto. Tuttavia, occorre precisare che di recente sono stati approfonditi degli studi archeologici in merito e si è fatta strada una teoria alternativa molto affascinante. Tale teoria è portata avanti dal noto egittologo David Rohl. Egli, adoperando la new cronology, sostiene che il motivo per cui gli eventi narrati dalla Bibbia non sempre coincidono con gli scavi archeologici è da ricercarsi nella datazione della storia egizia. Pertanto occorrerebbe spostare di diversi secoli l’intera cronologia egizia e, così facendo, nondimeno gli scavi archeologici confermerebbero la narrazione biblica dall’arrivo in Egitto del popolo ebraico tramite il patriarca Giuseppe alla conquista della terra promessa per mano di Giosuè. È chiaro che una variazione di questo tipo apporterebbe non pochi problemi per la storia umana ma al tempo stesso risolverebbe uno degli enigmi che da sempre attanagliano il cuore degli studiosi. Ovviamente le teorie del professor Rhol non sono ancora accreditate dalla comunità scientifica e per certi aspetti sono state anche  fortemente criticate. Per un approfondimento sull’argomento si segnala David. M. Rhol, “Exodus: Il Testamento perduto, Dall’Eden all’esilio: cinquemila anni di storia del popolo ebraico (Newton Compton, 2015). Oltretutto, resta comunque il fascino che queste teorie suscitano negli appassionati di Sacra Scrittura.

Detto questo, Ska accodandosi ad una lista di insignì biblisti è proteso invece a cogliere il perenne valore pedagogico-educativo del racconto biblico e a porre in evidenza la sua eterna attualità per l’umanità di tutti i tempi. La vicenda dell’esodo è appunto una storia straordinaria ricca di colpi di scena e di messaggi da decifrare dall’inestimabile valore morale e spirituale. Tale storia si pone quale vero e proprio paradigma per l’umanità intera che da sempre anela e ricerca la libertà quale fonte perenne di felicità e benessere individuale e sociale.

Quando l’essere umano è veramente libero? Secondo Ska il libro dell’esodo fornisce una risposta secca e spiazzante a tale interrogativo: quando non si vive più per sé stessi ma ci si pone al servizio di… Trovando in ciò lo scopo della propria esistenza. Gli israeliti lasciano la terra di Egitto in maniera portentosa: inseguititi di notte dall’esercito egizio alla guida di Mosè essi si trovano braccati: da una parte l’esercito egiziano, dall’altra parte il mare in tempesta. Dinanzi a tale situazione di morte certa Mosè alza il bastone (strumento affidatogli da Dio per mostrare di essere un suo inviato) sulle acque del Mar Rosso e esse si dividono lasciando un “passaggio” all’asciutto affinché il popolo potesse proseguire il suo cammino. Tale prodigio dallo stile hollywoodiano è il più celebre di tutta quanta la storia della salvezza ed è da sempre al centro dei dibattitti tra gli studiosi.

La fede di Mosè ha reso possibile l’impossibile, il “viaggio” da questo momento in poi acquisisce nella letteratura mondiale una portata simbolica dal valore eterno e si pone quale paradigma di carattere esistenziale per ogni lettore che si accinge a leggere le pagine di questo racconto sacro. Il viaggio e il cammino del popolo ebraico prosegue dopo aver attraversato le acque e si dirige nel deserto in cui vagherà per quarant’anni dopodiché approderà ai piedi del celebre monte Sinai e lì avverrà qualcosa di epocale: Dio stabilirà un’alleanza con Israele e gli darà come segno tangibile di tale patto una decade di suggerimenti da applicare nella loro vita per poter vivere in libertà per sempre. Tali suggerimenti sono i noti “dieci comandamenti”: i primi tre regolano il rapporto dell’uomo con Dio, gli altri sette, invece, si preoccupano di regolare il rapporto degli uomini tra di loro. Secondo Ska la lettura delle pagine del libro dell’Esodo è complessa e articolata in quanto il testo non si presenta ai lettori in maniera omogenea e lineare. Egli rivela, infatti, che il fulcro della narrazione ruota attorno alle vicende seguenti: dall’oppressione in Egitto fino ai piedi del monte Sinai. Lo scopo principale della narrazione è quello di fornire al popolo ebraico gli elementi giuridici essenziali per comprendere le sue origini e riscoprire in ogni tempo e dove della storia la sua identità di popolo eletto dal Signore. Il libro dell’Esodo è stato sicuramente redatto da più autori e uno in particolare merita una certa attenzione: il celebre redattore sacerdotale facente capo ad una vera e propria scuola teologica di epoca post-esilica. Si legga a tal proposito un brano proposto da Ska:

Pertanto di’ agli Israeliti: «Io sono il Signore! Vi sottrarrò ai lavori forzati degli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi riscatterò con braccio teso e con grandi castighi. Vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio. Saprete che io sono il Signore, il vostro Dio, che vi sottrae ai lavori forzati degli Egiziani. Vi farò entrare nella terra che ho giurato a mano alzata di dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe; ve la darò in possesso: io sono il Signore!”» (Cfr. Es 6,2-8).

Il nostro autore rileva che questo passo appartiene sicuramente all’agiografo della scuola sacerdotale. Egli, peraltro, ha il merito di aver introdotto il linguaggio sponsale Nella Bibbia per descrivere l’alleanza speciale tra Dio e il popolo ebraico quale partner privilegiato di Jhavè (pp. 24-26).  Tale tradizione letteraria sarà ripresa e attualizzata anche dal Nuovo Testamento.

Loading