Giusy Capone insegna Lingua e cultura greca e Lingua e cultura latina dal 1998. Giornalista, è redattrice della Rivista culturale bilingue registrata "Orizzonti culturali italo-romeni"; si occupa delle pagine culturali di diversi portali dell'area Nord di Napoli; collabora con l'Istituto di Mediazione linguistica di Napoli; cura un blog letterario.

Recensione a
B. Sorrentino, Pensare come Ulisse. Che cosa gli antichi possono insegnarci sulla nostra vita
Il Saggiatore, Milano 2021, pp. 232, €16.00.

Identità, morte, limite, natura, amore: questi sono i temi trattati da Bianca Sorrentino in Pensare come Ulisse. Ci riguardano? Parrebbe proprio di sì. Sono i temi «di una storia comune che per sempre ci affratella». Argomenti di stringente attualità sulle tracce degli eroi del mito la cui lezione va ancora ascoltata, perché d’inestinguibile energia. Edipo ed Orfeo, Prometeo ed Antigone, Odisseo e Filottete ci insegnano  la resistenza e la speranza;  ci spronano a piazzare sullo sfondo le vicende minute, le beghe quotidiane, i dispiaceri miseri per ragionare con entusiasmo e curiosità, talvolta cedendo il passo allo sconforto ma arrivando a sconfiggere finanche la morte.

Gli eroi della classicità come abitanti di «spazi del visibile in cui si avvera il miracolo di ciò che resiste alle insidie del tempo». Antico e contemporaneo in vivace e scoppiettante dialogo; distanti ed, al contempo, affini. Omero, Eschilo, Euripide, Sofocle, Aristofane: la piana di Troia e l’Atene periclea come Piazza del Popolo nell’era digitale in un martedì di quest’autunno incipiente.

I classici ci esortano a reagire alle avversità con spirito di sopportazione di fronte alle tempeste degli abbandoni, delle malattie, dei drammi inspiegabili. Certo, tra le pagine di questo saggio, elegante e raffinato, non si scova la ricetta per riavvolgere l’intricata e spaventosa matassa del dedalo esistenziale tuttavia «a volte le paure vanno fatte danzare e da quella musica vorticosa nascono le parole che salvano». Allievi degli antichi dovremmo consentir loro di «dischiuderci mondi» nell’«universo liquido di Netflix e Amazon».

Edipo diviene un utente Facebook smarrito nella spirale destabilizzante delle fake news. Dal canto suo, Orfeo, in duello con la morte, funge da ammonimento per quanti, incuranti dei rischi, valicano i confini posti dalla natura; Prometeo ed Antigone diventano antesignani di moderni moti di rivolta; Atalanta è una precorritrice dell’emancipazione femminile: ci incoraggiano tutti a vestirci d’incrollabile fermezza, pur oscillando.

La studiosa stabilisce l’eternità dei classici e la capacità dei classici di rispondere alle urgenze d’una contemporaneità che ci vede sballottati in mare aperto su una nave senza nocchiero. Eroi ed eroine, protagonisti avvincenti e convincenti, sembrerebbero essere gli aghi di una bussola nel divenire incerto ed angosciante dei nostri giorni: stanchi, sopraffatti, umiliati eppure bandiere di perseveranza, abnegazione, tenacia, speranza, fiducia, attesa.

La lettura dei classici potrebbe consentirci di montare su una bizzarra macchina del tempo: dimorare in altre epoche, rimpossessandoci della nostra; spingerci oltre i riferimenti temporali e far sì che ci si possa rispecchiare nel presente, proponendo quale modello da seguire vicende ed individui che riecheggiano un archetipo imperituro ed eternamente valido, rivelandosi sempre diversi e  sempre efficaci. Una lettura immaginifica, suggestiva, a tratti soave.

La giovane studiosa asserisce: «Questo nostro stare sulla soglia dell’eterno ci permette così di frequentare due mondi, di coglierne il dialogo silenzioso e duraturo, di rintracciare antiche ferite e memorie nei luoghi delle nostre modernissime e vive inquietudini». Certamente, se si accetta che Edipo sia un analfabeta funzionale in balìa dei social media; Orfeo sia un intemperante che mette a repentaglio la propria vita; Prometeo sia un ragazzaccio ribelle; Antigone sia  una guerriera dell’impegno civile; Odisseo sia un interprete del sogno del ritorno; Filottete sia vittima di bullismo ed Atalanta stia capeggiando una manifestazione femminista. Qualcuno potrebbe eccepire che no, i classici non vanno fatti viaggiare sulla macchina del tempo, perché decodificano il loro peculiare, irripetibile tempo, impastato di convincimenti, punti di vista, orizzonti d’attesa non replicabili: diverse sono le idee di consesso ed impegno civile, amore e morte, identità sessuale, relazione uomo-natura. Non è necessario giustapporre l’antichità al momento storico attuale. Eschilo, Euripide, Sofocle, Omero non rischiano di essere seppelliti dal web. L’antico, probabilmente, va letto esclusivamente perché si rende interprete del Bello.

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