Giusy Capone insegna Lingua e cultura greca e Lingua e cultura latina dal 1998. Giornalista, è redattrice della Rivista culturale bilingue registrata "Orizzonti culturali italo-romeni"; si occupa delle pagine culturali di diversi portali dell'area Nord di Napoli; collabora con l'Istituto di Mediazione linguistica di Napoli; cura un blog letterario.

Recensione a
D. Crivellari, Mistero adriatico. Il viaggio di Filisto e le radici greche dell’antico delta padano

Apogeo Editore, Adria (RO) 2021, pp. 120, €15,00.

Filisto di Siracusa: nome pressoché ignoto ai più, probabilmente misconosciuto anche agli storici dell’antichità. Biografia frammentaria, opera a brandelli. Scalata a mani nude, irta d’ostacoli, ricostruire il profilo e delineare le linee spazio-temporali di colui che Cicerone, in una Epistola indirizzata al fratello Quinto, definisce «Siculus ille capitalis, creber, acutus, brevis, pæne pusillus Thucydides». Siamo tra l’apogeo dell’Atene di Pericle e le conquiste di Alessandro Magno, tra la fine del V/prima metà del IV sec a.C.: il baricentro si è spostato ad Occidente.

Prassi di ricerca fuori dai canoni accademici; fonti, forse disapprovate dai frequentatori dei cenacoli cattedratici ma sempre sottoposte a vaglio rigoroso presentano in un affascinante colloquio passato e presente il figlio di Arcomenide o Arconide: siracusano, storico, uomo politico, ideologo della tirannide siracusana e del suo progetto espansionistico nell’Adriatico.

Sì, da Siracusa, sostenitore di Dionisio I, il quale gli assegnò, per molti anni, il comando della guarnigione di stanza ad Ortigia, ad Adria, città sotto il potere dei Siracusani, in cui aspettò con febbrile impazienza il termine dell’esilio o attendendo ad un incarico governativo. Cosa c’è di succosamente coinvolgente in questa vicenda? Un acceso dibattito in cui si affacciano Platone, Dionisio, Filisto: filosofia, politica, storia. Filisto: perito nell’ars bellica, di idee conservatrici, vessillo di radici greche nell’antico delta padano, teorico dello “Stato forte”.

Il Professor Crivellari con godibile piglio smart, lontano sideralmente da un ammuffito incedere aulico, alza il sipario sul Tiranno, svelando le accezioni d’uso del termine, da quelle vetuste alle coeve, coniugando in dinamico sposalizio storia locale e continentale: l’Adriatico che si fa sale d’Europa. Rende meritevolmente guest star Adria, porta i cui battenti guardano a Ponente e Levante, incastrano i popoli della Magna Grecia con i popoli al di là delle Alpi, schiudono ad un corridoio comune che funge da cerniera tra Mediterraneo ed Europa continentale.

Geografia, sociologia, storiografia, biografia, saggistica in una fruibile opera plurale, sperimentale e d’avanguardia laddove riesce ad incuriosire e carpire l’attenzione su temi la cui proteiforme texture chiama all’appello la relazione autocrazia-democrazia-demagogia, il melting pot del Delta del Po dalle componenti etniche e culturali variate e numerose, il rapporto tra intellettuali e potere.

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