Carlo Marsonet ha studiato Scienze internazionali e diplomatiche presso l’Università di Genova e l’Università di Bologna, sede di Forlì. È PhD candidate in Politics: History, Theory, Science alla Luiss Guido Carli, Roma. Scrive sul blog della Fondazione Luigi Einaudi e collabora con Mente Politica. Ha pubblicato: Democrazia senza comunità. Il populismo quale reazione collettivistica alla modernità, in «Rivista di politica», n. 3/2018, pp. 59-70.

Nazionalismo e liberalismo, due termini che apparentemente, o forse no, poco o nulla condividono. Il primo “ismo” rinvia, almeno nell’idea più popolare, a un’ideologia aggressiva che fa dell’esaltazione di un’unità intesa monoliticamente – la nazione – la sua ragion d’essere. Esso, pertanto, altro non sarebbe che il prodromo di una società chiusa, dunque autoritaria, se non totalitaria. Il secondo “ismo”, al contrario e sempre nell’accezione più o meno maggiormente in voga, s’impernia sull’idea di un individuo padrone assoluto di sé, libero da qualsiasi vincolo, egoista e autocentrato. Il che, evidentemente, darebbe vita a una società scevra di aspetti e legami comunitari, sui quali, al contrario, necessariamente la società deve poggiare per essere davvero tale, e quindi per esistere…

 


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