Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra. Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.
Il rapporto tra fede e ragione costituisce un altro punto importante nel pensiero di papa Benedetto XVI: l’educazione cristiana contribuisce fortemente a far sì che il dialogo tra fede e ragione cresca, si fortifichi e realizzi pienamente l’uomo. Il culmine del processo educativo della παιδεία è l’aiuto fornito all’uomo perché apprenda a essere pienamente tale, pertanto per individuare la pedagogia di Ratzinger è necessario illustrare la visione antropologica che ne è alla base. L’antropologia ratzingeriana, inoltre, vuole essere un tentativo di riportare alla luce la stessa antropologia biblica, ponendo al culmine del processo di apprendimento dell’uomo il cuore quale sede intima e sacrale del suo processo gnoseologico.
Una prima caratteristica della παιδεία cristiana è l’interiorità, in quanto l’uomo dal suo essere interiore e grazie alla funzione della coscienza può scoprire la sua finitudine ed acquisire la consapevolezza di essere abitato dal λόγος divino. A tal proposito, risulta interessante presentare brevemente il legame tra Ratzinger e il grande Agostino d’Ippona. Benedetto XVI ritiene che la figura e la conversione di sant’Agostino costituisca per la Chiesa di oggi e per l’uomo odierno un vero e proprio modello di conversione, autentico, attuale e valido; soprattutto perché la conversione agostiniana si presenta come un itinerario spirituale e interiore attraverso cui il santo, nella sua inesauribile ricerca della Verità, giunge infine a scoprire che la Verità che egli cercava non era molto distante da lui, essendo egli abitato nel suo intimo dalla Verità stessa, che è Gesù Cristo, Λόγος eterno.
Per Agostino – e quindi anche per il papa – perché l’uomo possa apprendere di essere abitato nel suo intimo dal Λόγος eterno, è necessario che tenga sempre insieme due dimensioni fondamentali del suo essere: fides et ratio, le quali costituiscono per lui le due forze che lo conducono alla conoscenza. Crede ut intelligas (“credi per comprendere”) e intellige ut credas (“comprendi per credere”). È a partire da questa tensione che l’uomo prende poi coscienza della presenza misteriosa, profonda e vicina al contempo, di Dio nel suo intimo (Cfr. J. Ratzinger, Sant’Agostino spiegato dal papa, a cura di G. Vigini, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010, pp. 20-25). Circa il problema della coscienza ci si avvarrà del contributo che Ratzinger ha offerto nel testo L’elogio della Coscienza. La verità interroga il cuore. Il papa emerito, per riportare in auge una concezione autentica della coscienza, fa riferimento al contributo che in questa linea è stato arrecato da Newman e Spaemann.
Alla base, dunque, di una concezione cristiana della coscienza, il riferimento al pensiero greco è obbligato. La coscienza svolge un ruolo decisivo per il raggiungimento e la comprensione della verità nella vita dell’uomo, nella misura in cui egli percepisce la coscienza come un organo attraverso cui accogliere le istanze del cuore, aprirsi alla verità e orientarsi al bene ultimo, a Dio. La coscienza, per questo, necessita di essere educata affinché possa liberarsi da un orientamento soggettivistico ed individualistico. Ratzinger circa la questione antropologica si rifà essenzialmente all’imago Dei: l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, incorporandosi in Cristo, grazie ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, può essere educato, può maturare e può raggiungere il suo status di santità e giustizia. La παιδεία cristiana mira ad un’educazione integrale della persona umana, al raggiungimento della salvezza, attraverso un’ascesi cristica, e rappresenta un antidoto efficiente affinché il cuore dell’uomo sia curato dalla deturpazione del peccato originale e si incammini sulla strada della santità. Come scriveva Antonio Rosmini: «L’idea della vera educazione umana è germinata si può dire e fiorita al mondo dallo spirito del Cristianesimo» (A. Rosmini, Dell’educazione cristiana, Opere 31, CN ed. Roma 1994, p. 225.).
La παιδεία cristiana fa di Cristo e della Chiesa il centro e la chiave di volta del suo itinerario per l’uomo, che deve scoprire la sua vocazione di creatura di Dio e porsi al servizio del suo Regno. Per realizzare ciò, è indispensabile e fondamentale promuovere una rivitalizzazione delle fonti antiche della fede, permeando i vari ambiti della vita dell’uomo dell’idea che non sempre e non necessariamente tutto ciò che è antico viene superato e inglobato da ciò che è nuovo, bensì che se ci può essere qualcosa di nuovo, di valido e di educativo per l’uomo contemporaneo, ciò non può che affondare le sue radici nel patrimonio culturale del passato.
Il grande Patrono degli educatori, San Giovanni Bosco, ricordava ai suoi figli spirituali che “l’educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone” (Epistolario, 4,209). Centrale nell’opera educativa, e specialmente nell’educazione alla fede, che è il vertice della formazione della persona e il suo orizzonte più adeguato, è in concreto la figura del testimone: egli diventa punto di riferimento proprio in quanto sa rendere ragione della speranza che sostiene la sua vita (1 Pt 3, 15), è personalmente coinvolto con la verità che propone. Il testimone, d’altra parte, non rimanda mai a se stesso, ma a qualcosa, o meglio a Qualcuno più grande di lui, che ha incontrato e di cui ha sperimentato l’affidabile bontà. Così ogni educatore e testimone trova il suo modello insuperabile in Gesù Cristo, il grande testimone del Padre, che non diceva nulla da se stesso, ma parlava così come il Padre gli aveva insegnato (Gv 8, 28).
[Discorso ai partecipanti al Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma, 6 Giugno 2005, ora in P.J. Lasanta, Dizionario antologico dottrinale di Benedetto XVI (A-L) vol. 1 (Fede e cultura), pp. 308-30]
Ogni opera educativa che si rispetti ha come punto di riferimento un paradigma da cui attinge i valori che mirano a formare e raggiungere un determinato ideale di uomo. Ratzinger promuove una vera e propria paideia cristiana. Il paradigma per eccellenza è la stessa persona del verbo incarnato Gesù Cristo, maestro e pedagogo, i cui valori sono quelli del vangelo: Amore, Solidarietà, Perdono, Giustizia, Fratellanza, Pace. Persuaso che: «Solamente nel mistero del verbo incarnato trova piena luce il mistero dell’uomo» (Gs 22). La formazione della persona umana attraverso i valori del Vangelo fa si che, l’essere umano apprenda pienamente l’arte del vivere tramite il quale realizza pienamente la sua vocazione. È così che si produce la “cultura del nuovo umanesimo” atta ad edificare la civiltà dell’amore. Per un’educazione cristiana credibile è inevitabile il problema della coscienza. Solo una coscienza ben formata può acquisire un discernimento tale da saper compiere il bene e fuggire il male.
Ratzinger argomentando sulla questione della coscienza si rifà, per molti aspetti, al pensiero di Newman e, ritiene che quest’ultimo, benché assegni un gran ruolo alla soggettività dell’uomo, sia molto più in sinergia con il pensiero di Agostino che con quello moderno. Per Newman la coscienza indica il mero superamento della soggettività dell’uomo che ha luogo nell’incontro tra la sua interiorità e la verità che proviene da Dio. Tale è la descrizione che Newman ci offre della coscienza: «La coscienza è un principio impiantato in noi prima di qualunque formazione, sebbene l’esperienza e l’educazione siano necessarie per il suo vigore, il suo sviluppo, la sua maturazione […]. È il testimone interiore dell’esistenza e della legge di Dio».
Stando a questa citazione, l’educazione occupa un posto privilegiato per l’esplicitarsi della coscienza nell’uomo; infatti, l’uomo con l’educazione apprende l’orientamento da dare al suo agire, con l’educazione -e solo con essa- l’uomo acquisisce e raffina la sua capacità di compiere il bene e fuggire il male.
Nella riflessione ratzingeriana emerge anche l’aspetto dell’autenticità della coscienza: essa è davvero tale anche quando non è necessariamente in armonia coi desideri, i gusti, e le convezioni sociali dell’uomo. In ciò, come non scorgere nel pensiero di Benedetto XVI anche la celebre esortazione paolina: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto». La coscienza, perciò, è autentica nell’uomo solo quando quest’ultimo si scorge abitato nella sua interiorità dalla verità, ed orienta ad essa il suo agire etico (J. Ratzinger, L’elogio della Coscienza. La verità interroga il cuore, Edizioni Cantagalli, Siena 2009, p.16.).
La Parola di Dio è percepita e presentata da Benedetto XVI come una vera e propria scuola di educazione della coscienza. Le vicende narratoci all’interno della storia della salvezza concorrono alla piena formazione dell’uomo e gli donano la possibilità di apprendere un discernimento tale da riuscire ad orientarsi prudentemente tra il bene e il male. Si veda a riguardo:
Il Vangelo può illuminare in profondità le coscienze e trasformare dall’interno le culture solo se ogni fedele si lascia raggiungere nella sua vita personale e sociale dalla Parola di Cristo, che invita, attraverso una conversione autentica e duratura, a una risposta di fede personale e adulta, in vista di una fecondità sociale e di una fraternità fra tutti
[Ai Vescovi in visita ad Limina Apostolorum, 27-01-2006), ora in J. Ratzinger, Un anno con Papa Benedetto XVI. 365 pensieri del più grande “Dottore della Chiesa” del nostro tempo. Edizioni Cooperatores Veritatis, 2017, p. 3].
L’intera storia della salvezza non fa altro che dimostrarci che Dio interviene nella storia a favore dell’uomo e della sua salvezza integrale. La Parola del Signore non mortifica le aspirazioni sincere dell’uomo e questo Ratzinger ce lo rende ben noto, riferendosi ad un altro pensatore antico cristiano, san Bonaventura, il quale nella sua opera Breviloquium afferma:
Il frutto della Sacra Scrittura non è uno qualsiasi, ma addirittura la pienezza della felicità eterna. Infatti la Sacra Scrittura è appunto il libro nel quale sono scritte parole di vita eterna perché, non solo crediamo, ma anche possediamo la vita eterna, in cui vedremo, ameremo e saranno realizzati tutti i nostri desideri (ivi, p. 45).
La Parola di Dio, da quanto emerso, quindi, svolge per la coscienza dell’uomo una funzione determinante, perché la educa, la illumina, la purifica e la eleva. Il pensiero di Ratzinger è in sintonia con la Bibbia e i Padri, ma ovviamente anche con tutto il Magistero della Chiesa, come si scorge dalle seguenti riflessioni:
Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo […]. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo (Gs 16).
Ratzinger prosegue le sue considerazioni sulla natura e la funzione della coscienza, a partire dal pensiero di Robert Spaemann:
La coscienza è un organo, non un oracolo. È un organo perché è una cosa insita in p, che appartiene alla nostra essenza, e non una cosa fatta fuori di noi. Ma, essendo un organo, ha bisogno di crescere, di essere formata, di esercitarsi […]. L’uomo come tale è un essere che ha un organo di conoscenza interna del bene e del male. Perché esso diventi ciò che è, ha tuttavia bisogno dell’aiuto degli altri. La coscienza richiede formazione ed educazione.
L’educazione, dunque, svolge una funzione importante nella formazione autentica dell’uomo e della sua coscienza. È con l’educazione che l’uomo, secondo Ratzinger, impara ad essere uomo, forma la sua coscienza e la rende conforme ai dettami del Λόγος, di Cristo Signore (ivi, pp. 156-157).
In tale contesto è opportuno indicare i luoghi entro cui a l’uomo è dato di porsi in ascolto della Parola di Dio per apprendere i suoi insegnamenti così da farsi guidare e illuminare nelle proprie scelte di vita.
La Liturgia è il luogo privilegiato dove la Parola è viva, è presente, dove anzi la Parola, il Logos, il Signore, parla con noi e si dà nelle nostre mani; se ci poniamo in ascolto del Signore in questa grande comunione della Chiesa di tutti i tempi, lo troviamo (Benedetto XVI, Io credo, a cura di E. Impalá, Ed. San Paolo, p. 699).