Andrea Ragazzini (Firenze, 1949) si è laureato nel 1974 in Architettura presso l’Università di Firenze, con una tesi di progettazione sul Mercato centrale di Firenze dell’architetto Giuseppe Mengoni, relatore Leonardo Savioli. Una ricerca storica sul medesimo edificio è stata pubblicata sulla rivista «Quaderni di studi e ricerche di restauro», diretta da Francesco Gurrieri. Dal 1976 è iscritto all’Ordine degli Architetti di Firenze. Per alcuni anni si è dedicato alla professione di architetto a tempo pieno, part-time dal 1982 quando ha iniziato a insegnare Storia dell’arte nei licei classici e artistici di Firenze. Dal 1985, a seguito di concorso a cattedre, è divenuto docente di ruolo. Dal 1990 al 1993 è stato uno dei curatori e autori del volume Firenze e Provincia della Guida d’Italia del Touring Club. Dal 2010 al 2011 ha fatto parte della Cabina di regia per la riforma dei Licei e poi della Commissione per le Indicazioni nazionali dei Licei, presso il Ministero dell’ Istruzione, dove è stato incaricato di redigere le Indicazioni nazionali di Storia dell’arte. Fa parte del "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità".

Nel 2010 la riforma degli ordinamenti delle scuole superiori, ministro Maria Stella Gelmini, provocò, come si ricorderà, moltissime polemiche, prima di tutto nel mondo della scuola, per un taglio generalizzato del monte ore scolastico, imposto dal ministro dell’Economia Tremonti, e di riflesso per la diminuzione dell’orario settimanale di alcune discipline. Si mobilitò anche il mondo della cultura con articoli e appelli fortemente critici, in modo particolare per la difesa della Storia dell’arte, tema comprensibilmente sensibile in un paese come il nostro dallo straordinario patrimonio artistico e architettonico.

In alcune di queste prese di posizione si parlava di «cancellazione della storia dell’arte» o se ne chiedeva «il ripristino», ad esempio nell’appello del 2013 che aveva come primi firmatari Adriano la Regina, Salvatore Settis, Cesare de Seta e in un articolo del 2011 sul “Corriere della Sera” di Giulia Maria Crespi, fondatrice e allora Presidente Onorario del FAI, in cui lamentava la «misera condizione in cui si trova l’insegnamento della storia dell’arte nel nostro paese. Cancellato, sparito». Anche in anni più recenti ci sono stati periodicamente interventi di questo tenore, tra cui un articolo sul “Corriere” dello scorso aprile di Vincenzo Trione, professore ordinario di Storia dell’arte contemporanea alla IULM, in cui traccia uno sconsolante quadro della storia dell’arte nelle scuole secondarie europee. In alcuni paesi (Finlandia, Gran Bretagna, Svezia), l’insegnamento è stato cancellato, in molti altri è diventato opzionale, in altri ancora, tra cui l’Italia, «è solo una traccia residuale», una materia «oggi dimenticata». Non ho dubbi sul fatto che per quanto riguarda la situazione italiana giudizi così drasticamente negativi nascano da una convinzione, certo ispirata anche da una passione, e non da spirito polemico fine a sé stesso. Vale per il Professor Trione come per gli altri che ho citato. Detto questo lo ritengo un giudizio non fondato sui dati di realtà e che mi pare sbagliato anche per il contributo al pessimismo e all’autoflagellazione che non di rado caratterizza il dibattito su molti aspetti della realtà italiana.

Venendo al punto, c’è stata o no questa «cancellazione» della Storia dell’arte nella riforma delle superiori del 2010? Per quanto riguarda la riforma dei Licei, licenziata dalla cosiddetta “Cabina di regia”, certamente no, dato che l’insegnamento è presente in tutti gli indirizzi, cosa che non era certo scontata, tanto che nella stessa commissione ci sono state forti opposizioni a questa scelta: nel Liceo Classico la Storia dell’arte è stata rafforzata, con 2 ore settimanali nel triennio (un’ora in più in terza e in quarta rispetto all’ordinamento ancora gentiliano; il Liceo Artistico ha 3 ore settimanali nell’intero quinquennio, come prima della riforma; il Liceo Linguistico e quello delle Scienze umane, inclusa l’opzione economico-sociale, 2 ore settimanali nel triennio; il Liceo Musicale (di nuova istituzione) 2 ore in tutto il quinquennio. Invariata la situazione del Liceo Scientifico, compresa l’opzione delle Scienze applicate, con due ore settimanali di Disegno e Storia dell’Arte tanto nel biennio che nel triennio. Il monte ore settimanale complessivo nei licei del nuovo ordinamento è di 53 ore, contro le 45 ore di quello precedente.

In alcuni casi si potrebbe e si dovrebbe migliorare. Sarebbe importante, per esempio, che nel Liceo Classico la disciplina fosse presente anche nel ginnasio, per affiancare allo studio della storia antica quello della relativa produzione artistica, come era in alcune sperimentazioni che esistevano prima della riforma.

Altro discorso si deve fa per la riforma dei Tecnici e per quella dei Professionali, elaborate dalla Commissione De Toni, dal nome del suo presidente, istituita dal Ministro Fioroni e confermata dalla Gelmini. In questo caso le critiche sono in buona misura giustificate.

Per quanto i riguarda i Tecnici è certamente sbagliata l’eliminazione della Storia dell’arte dal primo biennio del Turistico, un indirizzo di studi dove dovrebbe essere una materia fondamentale fin dal primo anno. Aggiungo che si è ignorata l’esigenza di inserire un insegnamento di storia dell’architettura nei tecnici per i geometri, che al termine delle superiori sono abilitati a progettare.

Ma la parte più criticabile della riforma è quella degli Istituti Professionali, prima di tutto perché ha ridotto ai minimi termini le ore di laboratorio, una scelta sciagurata per la didattica delle materie di indirizzo. In secondo luogo perché in alcuni indirizzi come Moda o Grafica pubblicitaria non si prevede lo studio storico di questi settori delle arti applicate. Evidentemente la Commissione De Toni ha concepito queste figure di tecnici come meramente esecutive, per le quali le conoscenze storico-artistiche non sono ritenute essenziali.

Ma c’è un ultimo aspetto, tutt’altro che secondario, che occorre tenere presente nel giudicare la situazione della storia dell’arte nella scuola italiana e che invece è per lo più trascurato: siamo l’unico stato in Europa, anzi probabilmente nel mondo, che la prevede come  insegnamento obbligatorio  nel proprio ordinamento scolastico, non solo nel secondo ciclo, ma anche nel primo, in cui si studia Arte e Immagine, che almeno nella scuola media include la trattazione della storia dell’arte.

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