Annamaria Amato è Ricercatore a tempo indeterminato di Storia delle Istituzioni politiche (SPS/03) all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Dipartimento di Architettura.

Recensione a: Non possiamo non dirci liberali. Scritti in memoria di Fabio Grassi Orsini, a cura di R. Pace, Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 358, € 20,00.

A quattro anni dalla scomparsa di Fabio Grassi Orsini (1936-2018) è stato pubblicato in sua memoria questo denso volume che qui segnaliamo, curato da una delle sue allieve più promettenti, Rossella Pace. Il libro è diviso in due parti: la prima, intitolata Per una biografia intellettuale di Fabio Grassi Orsini, e la seconda, densissima e ricchissima di interventi estremamente eterogenei, In dialogo con Fabio Grassi Orsini. Temi di storia e cultura politica in età moderna e contemporanea, che ricostruiscono l’intero universo degli interessi di Grassi Orsini, nonché la sua personale cerchia di interlocutori intellettuali.

Il profilo professionale e culturale di Grassi Orsini risulta particolarmente interessante soprattutto se inserito nell’ambito di un più ampio recupero, da lui stesso avviato, della cultura politica liberale, che è stata tradizionalmente minoritaria in Italia a partire dal secondo dopoguerra, e pertanto sempre poco approfondita dagli studiosi.

Grassi Orsini, ci sottolinea Antonio Patuelli, infatti, di tale cultura politica era un autentico rappresentante, esegeta e divulgatore, avendo «promosso studi sistematici sulla storia del liberalismo e dei liberali (latu sensu) italiani, coinvolgendo un gran numero di persone, ma ancor più dedicandosi direttamente alla storia reale del liberalismo in Italia» (p. 59), attraverso puntuali e costanti interventi scientifici pubblicati soprattutto sulla rivista «Libro Aperto».

Come “organizzatore di cultura”, imponente e memorabile è stato il Dizionario del liberalismo italiano (di cui ci traccia la genesi e lo sviluppo Maurizio Griffo), in due tomi, da lui fortemente voluto, che ha messo insieme autori, argomenti e testi relativi al molteplice e multiforme universo liberale, attraverso una pluralità enorme di contributi scientifici che lui ha saputo sapientemente coordinare, oltre che contribuire ad arricchire con dodici voci tematiche nel primo volume e trentasette profili biografici nel secondo di cui è stato egli stesso autore.

Prima di dedicarsi alla ricerca e all’insegnamento universitario, Grassi Orsini aveva ricoperto il ruolo di diplomatico di carriera per un quindicennio (a partire dall’inizio degli anni ’60 fino alla metà degli anni ’70), per poi approdare per alcuni anni alla Sovrintendenza dell’Archivio storico-diplomatico del Ministero degli affari esteri (1979-1982), dove aveva toccato con mano l’importanza delle fonti documentali quali strumento principe della ricerca storica. Fu proprio grazie ad una documentazione sino ad allora sostanzialmente inutilizzata, infatti, che il diplomatico iniziò ad imboccare la strada del ricercatore, dedicandosi agli studi sulla Somalia e inaugurando un filone storiografico che fu dopo poco ereditato anche da studiosi stranieri, come analizza nel suo contributo al volume, Federica Guazzini.

Sul finire della esperienza diplomatica aveva già iniziato a ricoprire incarichi accademici, inizialmente presso l’Università di Lecce, per giungere poi a Siena come Professore ordinario di materie contemporaneiste, coltivando, oltre agli studi sull’Africa, quelli sull’Italia liberale (in particolar modo Giolitti e il giolittismo) e sulle élites politiche nella storia d’Italia (della cui ricostruzione bibliografica e interpretativa si occupa Gerardo Nicolosi), sul liberal-socialismo e sul socialismo riformista.

Dopo aver giustamente inquadrato Grassi Orsini anche nel suo nobile contesto familiare pugliese (la sua famiglia era una delle più antiche dinastie feudatarie dell’Italia meridionale), che lo aveva peraltro “allevato” a contatto con una straordinaria e preziosa biblioteca ricca di libri antichi (di cui ci parla Lorella Ingrosso), la seconda parte del volume intraprende un percorso su temi, argomenti e questioni fondamentali del pensiero storico-politico e dell’atteggiamento dell’intellettuale liberale rispetto ad essi. Questioni come quella del justum bellum, visto in un discorso di lungo periodo da Alberico Gentili a Von Clausewitz di cui Eugenio Di Rienzo traccia un excursus di grandissima attualità che offre interessanti spunti di riflessione sulla legittimità della guerra; il “diritto” al pregiudizio, sostenuto, non senza una vena di ironia che gli è propria, da Dino Cofrancesco, a dispetto della società del “politicamente corretto”, inteso come estremizzazione delle teorie egualitarie illuministe, che inevitabilmente, nell’ottica liberale, conducono ad una democrazia livellatrice che arriva fino alla neutralizzazione del pluralismo; la discussione sulla crisi della rappresentanza politica, analizzata da Maurizio Serio e sulla quale Grassi Orsini, nel corso della sua attività di ricerca si è lungamente impegnato soprattutto attraverso gli studi sui partiti politici novecenteschi, mosso «dall’esigenza di studiare i partiti come sistema di rapporti tra di loro intercorrenti e relazionati al sistema politico ed alla socialità» (p. 137); così come, di grandissimo interesse appare il saggio di Andrea Frangioni su François Furet e la sua originale analisi del collasso del blocco comunista e del sistema sovietico nel biennio 1989-1991, visto in un’ottica di «rivoluzione controrivoluzionaria».

Nel volume non mancano, infine una serie di interessantissimi saggi su momenti storici, politici e istituzionali, relativi alle vicende della storia del nostro paese, sia nella fase di state building che di nation building che ne hanno costituito punti di forza o punti di debolezza (M.S. Corciulo, Le istanze di autonomia provinciale nella Rivoluzione napoletana del 1820-1821; M.T.A. Morelli, Teatro censura e controllo governativo in Italia: dinamiche, casi e processi dal Risorgimento; E. D’Auria, Liberalismo, Stato di diritto e sistema politico in Silvio Spaventa; E. Capuzzo, Fiume 1919; P. Varvaro, La fatalità del dopoguerra: il liberalismo alla resa dei conti; L. Pisano, Donne e liberalismo: un binomio storiografico possibile?; E. Capozzi, L’Idea di Europa nelle destre italiane del secondo dopoguerra; A. Varsori, Il ruolo internazionale dell’Italia durante la Presidenza Segni e il ruolo del capo dello Stato; S. Rogari, L’ultima corsa. La Commissione bicamerale Bozzi e la crisi finale del sistema dei partiti). Insomma, e per concludere, questa raccolta di scritti in memoria di Grassi Orsini, oltre ad omaggiare uno studioso che per il ruolo avuto può essere giustamente definito un Maestro, rappresenta una lettura stimolante per tutti coloro che non possono non dirsi liberali.

Loading