Nathan Greppi (1994), giornalista pubblicista, è laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università degli Studi di Parma). Ha scritto per le testate «Mosaico», «Cultweek», «Fumettologica» e «Il Giornale Off».
Non è passata inosservata, tra gli appassionati di manga e anime giapponesi, la recente conclusione della serie animata Shingeki no kyojin (L’attacco dei giganti), della quale l’ultimo episodio è uscito in Giappone il 5 novembre 2023, dopo oltre 10 anni dall’inizio. La serie, tratta da uno dei manga di maggior successo dell’ultimo decennio (pubblicato a puntate dal 2009 al 2021), è stata vista da milioni di fan sparsi in tutto il mondo.
Nel corso della serie, nata dalla penna del fumettista Hajime Isayama, L’attacco dei giganti ha saputo trattare in maniera originale e tutt’altro che banale delle tematiche politiche, storiche e sociali di notevole importanza; dai conflitti etnici al difficile dialogo tra gruppi nemici tra loro, dal senso di colpa collettivo che può investire una società sino al libero arbitrio.
La storia segue le vicende di Eren Jaeger, un giovane nato in una società post-apocalittica circondata da imponenti mura, che proteggono l’umanità da una razza di giganti che divorano gli esseri umani. Dopo che i giganti sono riusciti a penetrare nelle mura e a compiere un massacro, in cui perde la vita anche la madre di Eren, quest’ultimo giura vendetta e anni dopo si arruola nell’esercito per combatterli.
Dopo varie peripezie, Eren e i suoi compagni scoprono che i giganti in realtà sono esseri umani trasformati, mandati contro di loro dalla nazione nemica di Marley, mentre loro appartengono al popolo degli eldiani; un tempo avevano governato il mondo con il potere dei giganti, ma un giorno il loro re, stanco delle faide continue, decise di isolarsi con una parte del suo popolo su un’isola erigendo alte mura, mentre il mondo esterno ha continuato a odiarli.
Uno dei principali temi della serie, fin dalla prima puntata, è la ricerca della libertà: Eren sogna sempre di riuscire un giorno a vedere il mondo fuori dalle mura, sentendosi prigioniero all’interno di esse. Questo desiderio di libertà viene evidenziato anche in maniera simbolica, sin dalla prima puntata, puntando la visuale sugli uccelli in volo, liberi di muoversi oltre le mura. Proprio le ali diventano il simbolo di questo desiderio, e non a caso lo stemma del Corpo di Ricerca, la sezione dell’esercito in cui si arruola Eren, raffigura due ali incrociate.
Tuttavia, nel corso della storia, la prospettiva cambia profondamente: grazie ai suoi poteri, Eren diventa capace di predire il futuro, e di conseguenza capisce che ogni decisione che lui e i suoi amici prenderanno segue un percorso già tracciato. Ogni scelta presa è solo in apparenza libera, ma in realtà sarebbe influenzata dalle azioni passate e da fattori esterni, giungendo ad una sorta di determinismo al quale non ci si può sottrarre[1].
Sul tema della storia e della memoria, L’attacco dei giganti ha molto da dire: infatti, le comunità eldiane fuori dalle mura vivono come cittadini di serie B, rinchiusi nei ghetti. Come succede spesso anche nel mondo reale, la memoria storica non viene usata come monito per le generazioni future, ma come un’arma per colpevolizzare e sottomettere un certo gruppo. E infatti, agli eldiani della diaspora viene insegnato a odiare le loro origini.
Ad un primo sguardo, le discriminazioni che la diaspora eldiana è costretta a sopportare, quali fasce da portare sul braccio, possono far pensare agli ebrei sotto la Germania nazista. In realtà, ci sono posizioni contrastanti in merito: negli Stati Uniti, in diversi ambienti virtuali della cosiddetta alt-right, L’attacco dei giganti è stato visto come una riabilitazione della Germania nazista[2], anche perché i nomi degli eldiani spesso suonano tedeschi, mentre i loro principali alleati somigliano ai giapponesi.
Secondo altri, invece, l’autore sembra più ispirarsi alle condizioni del Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale. Più di un indizio conferma questa teoria: la figura del re delle mura che decise di ripudiare la violenza sembra essere ispirato all’Imperatore Hirohito, che dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki annunciò la resa del Giappone. Gli antichi eldiani venivano accusati di aver praticato l’eugenetica, come fecero anche i giapponesi in Cina. E l’idea di un’arma potentissima che possa essere risvegliata, come in molti altri anime, richiama la paura della bomba atomica (non a caso, quando il gigante colossale si manifesta, rilascia un’esplosione che ricorda quella di un attacco nucleare).
In questo caso, tuttavia, il riferimento sembra rivolto principalmente ai rapporti che il Giappone ha con nazioni vicine: la decisione che il re delle mura impone ai suoi discendenti di ripudiare la guerra sembra un richiamo all’Articolo 9 della Costituzione giapponese del 1947, che impedisce al Giappone di ripristinare un esercito stabile e da anni viene fortemente contestato da ampi strati della destra giapponese. Questo perché temono che un giorno la Cina o la Corea del Nord possano attaccarli anche per vendicare i torti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, e quindi il ritorno al militarismo viene percepito come un atto di legittima difesa.
Il tema fu al centro di una dichiarazione di Isayama del 2010, quando disse in un post sul suo blog che il personaggio del generale Dot Pixis era ispirato al generale giapponese Akiyama Yoshifuru, realmente esistito[3]. Ciò lo portò a subire molti attacchi e minacce di morte, soprattutto da parte di utenti sudcoreani che lo accusarono di glorificare un “criminale di guerra”, e che riemersero con l’inizio dell’anime nel 2013[4].
Il tema del senso di colpa trova numerosi parallelismi nella società odierna, dove spesso gli occidentali vivono con il peso autoinflitto del senso di colpa per il proprio passato coloniale, mentre altre nazioni tendono a insabbiare i propri scheletri nell’armadio. E, infatti, nella serie si vede a cosa può portare tutto ciò nel lungo periodo: alcuni eldiani, stanchi di vivere da paria, cercano di ribellarsi, e cominciano riscrivendo la storia di Eldia per come veniva narrata dai loro nemici. Perché quando non si riesce a contestualizzare un passato scomodo, spesso si cerca di edulcorarlo o rimuoverlo.
Dopo aver scoperto la verità sui giganti, Eren arriva a cercare la libertà con metodi brutali: capendo che gli eldiani non saranno mai liberi finché il mondo intero li odia, decide di mettere in atto un piano per controllare i giganti e sterminare tutta la razza umana al di fuori della sua isola. Da eroe diventa un antieroe, che arriva a dire: «Per ottenere la libertà, mi prenderò quella del mondo».
Un altro tema molto importante è l’assenza di dialogo tra le persone: come i giganti non capiscono le parole e vogliono solo divorare gli umani, così gli stessi umani spesso appaiono incapaci di comunicare e di capirsi tra loro, accecati dall’odio o da ideologie contrapposte. Non a caso, in passato Isayama ha raccontato, intervistato sul programma Zip! dell’emittente giapponese Nihon TV, che l’idea alla base del manga gli è venuta mentre lavorava in un internet café. Un giorno, al termine del turno, un ubriaco lo prese per il colletto, e Isayama provò «la paura di incontrare una persona con cui non si riesce a comunicare»[5].
La fine della storia è anch’essa drammatica: al termine nel manga l’autore fa scorrere il tempo di decenni, mostrando come dopo una fase di crescita e sviluppo l’isola verrà comunque distrutta. Molto tempo dopo, sembrerà riformarsi la stessa fonte di energia dal quale millenni prima nacque il potere dei giganti, dando inizio ad un nuovo ciclo.
La visione di Isayama appare assai pessimista e disillusa: infatti, il finale sembra suggerire che non possa esistere un’utopia di pace duratura, perché fasi di guerra e di pace, di morte e di rinascita, sarebbero destinati ad alternarsi ciclicamente all’infinito, in una sorta di eterno ritorno al quale è impossibile sottrarsi. Questo rende L’attacco dei giganti una delle serie manga e anime più elaborate di sempre per quanto riguarda il messaggio veicolato. Una storia tragica, ma che ha molto da dire sulla realtà che ci circonda.
[1] TheAGE98, La Filosofia della Libertà dell’Attacco dei Giganti, “Nerdevil.it”, 27 giugno 2021.
[2] Tim Brinkhof, A Show That Pits Japan Against the World Brings a Dark Past to Life, “New Lines Magazine”, 14 giugno 2023.
[3] http://blog.livedoor.jp/isayamahazime/archives/3639547.html
[4] Brian Ashcraft, A Thousand Death Threats Against a Popular Anime Creator, “Kotaku”, 1 luglio 2013.
[5] Sarah Nelkin, Attack on Titan Creator Reveals Secrets on Japanese TV Show, “Anime News Network”, 23 settembre 2013.