È morto il politologo statunitense A. James Gregor, considerato a livello internazionale come uno dei massimi e più autorevoli esperti di fascismo e movimenti autoritari, grande e profondo conoscitore della storia italiana. Gregor era professore emerito di Scienze Politiche all’Università di Berkeley, in California, ed era stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 2003. Tra i suoi vari incarichi, è stato Senior Fellow del Center for Advanced Studies in Social Science presso la Hebrew University di Gerusalemme, docente a contratto presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ed aveva ottenuto la Guggenheim Fellowship, un premio concesso a chi «ha dimostrato capacità eccezionali nella produzione culturale o eccezionali capacità creative nelle arti».
Figlio di una coppia di italiani emigrati negli Stati Uniti, Anthony Gimigliano (A. James Gregor) è nato a New York il 2 aprile 1929. Ha completato il Ph.D. in filosofia sociale e politica alla Columbia University con una tesi dal titolo The Ethical and Political Thought of Giovanni Gentile. Negli anni della sua formazione alla Columbia University una grande influenza sui suoi studi l’ebbe Paul Oskar Kristeller, storico della filosofia di origini ebraiche che fu aiutato da Giovanni Gentile ad espatriare negli USA dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia (1938). Fu Kristeller a spiegargli la differenza sostanziale tra fascismo e nazionalsocialismo, invitandolo a leggere la corposa letteratura fascista disponibile presso la Biblioteca Paterno della Casa Italiana situata nel campus universitario.
«Da quel momento in poi – scrisse Gregor nell’intervista rilasciatami nel 2016 – lessi sempre più letteratura riguardante la dottrina prefascista e fascista, e decisi che avrei scritto una specie di storia della dottrina del Fascismo italiano». La sua storia intellettuale del fascismo fu pubblicata negli Stati Uniti nel 1969 con il titolo The Ideology of Fascism: The Rationale of Totalitarianism, poi tradotta e pubblicata in Italia nel 1974 con il titolo L’ideologia del fascismo. A differenza delle diffuse opinioni convenzionali, Gregor sosteneva la tesi che l’ideologia fascista, lungi dall’essere stata il prodotto dell’irrazionalismo più becero, disponeva di un impianto razionale solido e coerente, individuando i suoi presupposti teorici nel sindacalismo rivoluzionario di Sorel, nella sociologia elitista di Pareto e Mosca, nel nazionalismo di Corradini e nell’attualismo di Gentile.
Sempre nel 1974 diede alla luce Interpretations of Fascism, preceduta da queste parole di Giuseppe Prezzolini: «è un libro informativo, critico, direttivo: sempre ad un livello di intelligenza superiore ai partiti ed agli eventi. Lo specchio di una intelligenza che vive sopra le passioni». In quest’opera Gregor, dopo aver confutato le teorie classiche del fascismo, ne presentò il fenomeno come il tipo estremo di movimento rivoluzionario di massa che aspirava ad impiegare la totalità delle risorse umane e naturali di una comunità storica ai fini di un rapido sviluppo della nazione, in un contesto geopolitico che frapponeva nazioni subordinate/arretrate e nazioni egemoniche/sviluppate, interpretando il movimento creato da Mussolini come il primo rappresentante di quelle rivoluzioni chiamate «rivoluzioni progressiste». La correlazione fascismo-modernizzazione fu poi esplicitata nel 1979 in Italian Fascism and Developmental Dictatorship, opera pubblicata dalla Princeton University Press e ristampata nel 2014 perché di notevole interesse accademico, in cui il fascismo veniva identificato come il paradigma delle “dittature di sviluppo”.
In oltre mezzo secolo di studi e di ricerche, Gregor ha dedicato la sua vita alla ricerca della Verità, con un atteggiamento intriso di umiltà e di profonda umanità:
La mia decisione una vita fa di diventare un accademico era intrisa di irrefrenabile ottimismo. Fino ad oggi, nonostante i miei anni e le mie molte delusioni, rimango convinto che i disaccordi intellettuali possano in definitiva essere risolti attraverso la pazienza, la buona volontà e la giusta ragione.
Le sue tesi storiografiche e politologiche, certamente controverse, ma sempre supportate da un’ampia e granitica quantità di documenti e di fonti scientifiche, hanno impresso una importante svolta negli studi sul fenomeno fascista, apportandovi una maggiore sensibilità nello studio delle sue fonti primarie. Gregor è stato indubbiamente un gigante della storiografia, capace di confrontarsi e di misurarsi con i giganti a lui contemporanei: memorabile il dibattito sulla natura del fascismo che intraprese con Renzo De Felice ed Augusto Del Noce, apparso originariamente sulla rivista “Intervento” nel 1975. Un dialogo a tre, che vide confrontarsi l’interpretazione transpolitica di Del Noce, la visione generalizzante di Gregor e quella nominalistica di De Felice.
Gregor era profondamente convinto che un giorno, gli studiosi – ciascuno dei quali portatore di una propria personale interpretazione – sarebbero riusciti ad appianare le divergenze per accordarsi su una comune definizione concettuale di ciò che sarebbe stato identificato come “fascismo”, risolvendo una volta per tutte la pluridecennale “questione omerica” che grava tutt’ora attorno gli studi di questo dibattuto fenomeno storico.
Non è questa la sede per ripercorrere, in tutte le sue articolazioni e ramificazioni, i temi che hanno costellato l’immensa produzione scientifica di Gregor. Ma una domanda appare d’uopo: fu revisionista? Lo fu nel significato specifico che a questa parola diede Renzo De Felice, nel senso di voler prendere le mosse da ciò che era stato acquisito dai predecessori per «approfondire, correggere, chiarire, la loro ricostruzione dei fatti». E tanto più grandi furono il silenzio e l’ostracismo delle case editrici italiane, assuefatte ad un conformismo strisciante nei confronti dei sacri dogmi della vulgata antifascista, tanto più l’opera di Gregor è stata sostenuta – non senza pietose strumentalizzazioni – da una cultura facente capo a movimenti politici e associazioni di destra o di estrema destra. Questo è stato particolarmente frustrante per uno studioso del calibro di Gregor, le cui opere erano state pubblicate negli Stati Uniti da prestigiose case editrici quali Princeton University Press, Stanford University Press, Yale University Press e California University Press.
Conscio del profondo valore dei suoi studi, negli ultimi anni della sua vita cercai di aiutarlo a farsi strada nell’editoria accademica nostrana: nel 2014, anche grazie alla collaborazione con Hervé A. Cavallera, riuscimmo a tradurre e pubblicare il suo Giovanni Gentile. Il filosofo del fascismo, con la casa editrice Pensa Multimedia. Due anni dopo la stessa casa editrice diede alle stampe Gli intellettuali di Mussolini. Il pensiero sociale e politico del fascismo, uno studio che Stanley G. Payne aveva accolto in questi termini: «Questo è l’unico resoconto in inglese o in italiano sulla formazione del pensiero fascista italiano oltre un periodo di quarant’anni. Gregor è il principale specialista in questo settore nel mondo di lingua inglese. Il suo lavoro è sorprendentemente originale». Nel 2016 Gregor mi concesse una intervista, preceduta da una lunga introduzione di Alessandro Campi, e pubblicata a Firenze con il titolo Riflessioni sul fascismo italiano. Un’intervista di Antonio Messina. Nello stesso anno Gregor accettò di entrare a far parte del comitato scientifico della rivista di storia delle idee “Il Pensiero Storico”, e l’anno seguente pubblicò la prefazione del volume – da me curato e pubblicato da Aracne editrice – su L’economia nello stato totalitario fascista. Ancora nel 2016 curai la terza edizione del volume Il fascismo. Interpretazioni e giudizi, che fu pubblicata a Firenze con una lunga postfazione dello stesso Gregor. Nel 2017, infine, sempre grazie alla disponibilità dell’editore Aracne, fu tradotto e pubblicato il suo studio su La ricerca del neofascismo L’uso e l’abuso delle scienze sociali.
Malgrado l’età avanzata e la malattia che lo corrodeva, nel 2019 Gregor diede alle stampe con la Cambridge Scholars Publishing quello che sarebbe diventato il suo ultimo contributo agli studi sul fascismo: Fascism and History: Chapters in Concept Formation, corredato da una cospicua rassegna bibliografica – cui ebbi l’onore di contribuire – sull’ideologia fascista ad interesse degli studiosi. Il nostro sodalizio era improntato ad uno spirito di fraterna amicizia e di sincera stima reciproca: «So che quando me ne sarò andato – mi disse una volta – ci sarà qualcuno, intelligente e dedito, che continuerà il lavoro».
Quando la morte lo colse nel letto della clinica privata in cui era ricoverato, Gregor non era ancora pronto: stava ultimando con la mia collaborazione il suo ultimo libro, che forse uscirà postumo, sul populismo, fenomeno che non poteva sfuggire al suo sguardo acuto e al suo acume di studioso.
Per un bilancio complessivo dell’opera di Gregor, valgono i giudizi espressi da due eminenti studiosi: per lo storico israeliano Zeev Sternhell «Il professor Gregor è uno dei rari specialisti del fascismo italiano ad aver dato un contributo davvero originale allo studio della materia. I suoi libri forniscono sempre spunti di riflessione e sono stimolanti, intelligenti, chiari e ben scritti»; secondo il politologo tedesco Andreas Umland: «A. James Gregor è stato, per mezzo secolo, uno dei maggiori creatori e modellatori della disciplina del fascismo comparativo».
Io desidero ricordarlo non soltanto come un grande studioso, non soltanto come il mio mentore e maestro, ma soprattutto come un grande uomo, dotato di una grande intelligenza e di una immensa umanità. Un maestro che ha saputo interessare intere generazioni di giovani allo studio della loro storia, e i cui insegnamenti etici e morali costituiscono un viatico per le generazioni di domani.
Antonio Messina