Alessia Giannotta (1999) ha conseguito il diploma di istruzione secondaria di secondo grado presso il Liceo delle Scienze Umane di Pistoia e quindi la Laurea triennale in Lettere moderne presso l’Università di Firenze con tesi dal titolo Storia dell’Università nel Medioevo, discussa con il Prof. Francesco Salvestrini. Attualmente è studentessa di Filologia moderna presso l’Università di Firenze (corso di laurea magistrale).

Recensione a: S. Tramontana, Capire il Medioevo. Le fonti e i temi, Carocci, Roma 20205, pp. 334, € 15,00.

L’autore del libro qui recensito è stato professore ordinario di Storia medievale presso l’Università di Messina. Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato saggi e studi riguardanti soprattutto il Medioevo siciliano, con una particolare attenzione riservata alla monarchia normanna e sveva.

Quanto Medioevo c’è intorno a noi? In che modo viene percepito? Qual è l’approccio migliore da utilizzare? Salvatore Tramontana tenta di offrire una risposta a tali quesiti, rivolgendosi a quanti intendano avviarsi allo studio di un’epoca complessa come è stata quella medievale, di cui ancora oggi molti parlano attraverso il velo della fantasia.

Horst Fuhrmann in Il Barbarossa (1995) afferma che il Medioevo è dappertutto. Lo si coglie continuamente nelle minuzie della vita quotidiana, si riscontra nell’uso frequente di forme grafiche gotiche, nella ripresa di tematiche e paesaggi in romanzi e film, pensiamo a Il nome della rosa di Umberto Eco o a Il signore degli anelli di Tolkien. Un Medioevo, dunque, dell’acculturazione nella letteratura, nel cinema, nel teatro, nel giornalismo e un Medioevo appiattito su una dimensione fantastica, come osserva Baltrusaitis in Il medioevo fantastico. Franco Cardini scrive «un Medioevo fatto di molti castelli, pochi monasteri e nessuna città: di molti baroni, cavalieri, malvagi guerrieri e splendide dame ma di pochi poveri contadini e di quasi nessun banchiere o mercante; di molta magia ma di poca scienza», un Medioevo le cui fonti sono, al massimo, Walter Scott, la pittura di William Morris e il romanzo gotico. Anche la scuola ha contribuito a diffondere un’immagine molto poco realistica di quegli anni: invasioni, violenze, repressioni, superstizioni, carestie, epidemie, roghi e perdita di identità. Niente di più. Uno scenario apocalittico, un’idea distorta che prende le mosse dalle definizioni e dalle periodizzazioni che nel corso dei secoli sono state affibbiate a questi mille anni di storia.

Per alcuni, invece, rappresenta un’anticipazione di quanto avrebbe avuto compimento nell’età moderna: le città, le cattedrali, i parlamenti, le università, le banche, il mondo cortese; altri ancora lo considerano l’epoca in cui le ingiustizie venivano sanate dal cavaliere forte, coraggioso e virtuoso che, attraverso sante saette, riportava la pace nei cuori.  Il Medioevo, oggi, si imprime quindi nella mente come un modello da rinnegare o da rimpiangere. Come risolvere tale problema, allora? Sono necessari un approccio metodologico che segua il rigore della ricerca scientifica e gli strumenti più adatti al suo studio, ovvero le fonti e le testimonianze, ci spiega egregiamente Tramontana.
Attraversando i secoli e le differenti correnti di pensiero che negli anni si sono contrapposte, l’Autore ci offre un panorama di visioni e di giudizi che permettono di capire come la concezione di Medioevo sia mutata progressivamente grazie all’affermarsi del metodo scientifico anche in ambito storico, il quale ha permesso di includere nella ricerca e nello studio tutti quegli aspetti che fino a quel momento non erano stati considerati, aspetti non rintracciabili nelle fonti scritte, bensì in quelle orali, in quelle mute e in quelle iconografiche. Nelle biblioteche e negli archivi, tesori intellettuali di un’importanza non quantificabile, le fonti scritte abbondano e costituiscono il punto di partenza per uno studio storico accurato: opere letterarie, agiografie, testi legislativi, racconti di viaggi, epistole. Fonti che dovranno necessariamente essere integrate e sostenute da vari strumenti come i glossari e i lessici specialistici. Tutte le fonti, dunque, ricoprono un ruolo fondamentale, sono la sorgente della conoscenza e il loro studio richiede l’assenza di quel velo di fantasia da cui spesso le narrazioni sul Medioevo e sulla storia in generale sono coperte.

Un volume molto interessante e utile in cui gli interrogativi posti vengono spiegati con chiarezza ed efficacia; un testo che può rappresentare un ottimo strumento per chiunque avverta il desiderio di avviare uno studio sul Medioevo, ma non solo, perché Tramontana fornisce le conoscenze essenziali per intraprendere una ricerca storica su qualsiasi epoca.

Un libro, dunque, che potrebbe sciogliere i nodi legati alla concezione moderna (e distorta) di Medioevo? Sarebbe auspicabile, soprattutto per educare al pensiero critico, che oggi, purtroppo, è sempre più raro. Buona lettura!

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