Alice Delli Pizzi (1995) ha conseguito la laurea magistrale in Storia e Civiltà all’Università di Pisa nel 2021. I suoi principali interessi di studio sono la storia della Prima Repubblica e la storia culturale.
Recensione a: F. Rampini, America. Viaggio alla riscoperta di un Paese, Solferino, Milano 2022, pp. 288, € 18,00.
Il rapporto della cultura italiana ed europea con l’America – con gli Stati Uniti, nello specifico – è necessariamente segnato da un’ambiguità. Percepiamo questa nazione come radicalmente altra da noi e non a torto, per una lunga serie di motivi, culturali (penso alla fascinazione quasi infantile con cui guardiamo al mito del self-made man o agli eccessi consumistici che ai nostri occhi risultano caricaturali) e politici (l’opposizione radicale tra repubblicani e democratici o anche, più banalmente, le ripercussioni del sistema federale sul funzionamento della macchina governativa).
Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e l’Europa costituiscono insieme un soggetto sempre più centrale nei meccanismi della cultura e della geopolitica globali, “l’Occidente”. La genesi dell’Occidente come attore politico è il risultato di un processo di avvicinamento cominciato con l’abbandono, da parte degli Stati Uniti, della politica isolazionista all’inizio del Novecento e che in seguito si è strutturato sulle necessità della Guerra Fredda e dei conflitti in Medio Oriente.
Insieme a quest’ambiguità, è da tenere presente la subordinazione che ha caratterizzato lo scambio con la cultura europea in generale ed italiana in particolare già a partire dal boom economico, momento in cui si diffuse la spinta consumistica in un Paese che in alcune zone si trovava ancora in una fase preindustriale. Questi due fattori hanno influenzato lo sviluppo nell’immaginario europeo di una nozione di “America” che è rimasta cristallizzata sulle differenze con la nostra cultura, ad esempio il radicale antistatalismo esemplificato dalla sanità privata. Rimanere ancorati a quest’immagine può tuttavia rendere difficile cogliere la complessità degli sviluppi culturali e politici più recenti facendoli apparire contraddittori.
America. Viaggio alla riscoperta di un Paese, di Federico Rampini, è costituito da una serie di brevissimi capitoli che fotografano spaccati di vita quotidiana degli Stati Uniti contemporanei, dell’America “post-post-Floyd”, esemplificativi della necessità di un ripensamento di tale immagine. Molti capitoli sono incentrati su scene autobiografiche: l’Autore si è formato come giornalista in Italia, ma dal 2000 vive negli Stati Uniti e dal 2014 ne ha acquisito la cittadinanza. Ciò gli permette di usare, affiancati ad analisi di notizie di cronaca e di processi più ampi, esempi concreti tratti dal suo vissuto e di costruire un’esposizione efficace soprattutto a livello divulgativo.
Anche se l’incisività della forma scelta impedisce all’Autore di approfondire l’analisi delle questioni esposte, gli permette comunque di offrire una grande varietà di utili spunti di riflessione. Sarebbe in ogni caso impossibile condurre un’analisi scientificamente rigorosa su mutamenti che sono praticamente contemporanei alla stesura del libro, pubblicato a metà 2022. Uno dei capisaldi del rapporto fra cultura italiana e cultura statunitense e il primo ad essere rimesso in discussione è la concezione degli Stati Uniti come “faro della modernità”. La modernità è però un valore novecentesco e a livello di geopolitica globale si è assistito recentemente ad un crescente sviluppo dell’influenza della Russia e della Cina.
Allo stesso tempo, la diffusione dell’inglese come lingua franca universale (un processo non a caso avviato con l’apertura del mercato internazionale trainata dal capitalismo statunitense dopo la secondo guerra mondiale[1]) ha permesso che si mantenesse quasi intatta l’egemonia culturale globale degli Stati Uniti ed è su quest’ultima al momento che si basa la loro centralità.
A partire almeno dal reaganismo degli anni Ottanta, tale egemonia culturale si è modellata sul paradigma neoliberale: anche grazie al terreno fertile della tradizione individualista statunitense, gli States sono diventati un laboratorio sperimentale degli sviluppi di alcune tendenze culturali e politiche ultracontemporanee. Oltre alla tradizione individualista ha infatti influito anche la tendenza alla radicalizzazione dovuta in primis al sistema delle primarie e rafforzata, nella circolazione culturale ultra accelerata del ventunesimo secolo, dal rapporto formatosi tra cultura digitale e cultura politica di massa sin dai forum degli anni Novanta[2].
La tendenza all’individualismo neoliberale si è evoluta così, nel contesto statunitense, verso risvolti in un certo senso solipsistici. Un esempio chiaro lo si può trovare nell’applicazione di riforme ispirate a giusti principi di inclusività ed egualitarismo, quali quelli di cui si è fatto portatore il movimento Black Lives Matter, che ha assunto la forma di un tentativo di rimediare a storture strutturali basate su complessi meccanismi sociali e culturali molto radicati tramite la forzatura sulla realtà di modelli idealistici. Altrettanto significativo è il fiorire di teorie del complotto di ogni tipo, come ad esempio quella rivendicata nella protesta di inizio 2021, culminata nell’assalto a Capitol Hill da parte dei seguaci di Trump, che ne rifiutavano la sconfitta elettorale. Ma. per l’appunto, quella di Viaggio alla riscoperta di un paese è l’America “post-post-Floyd”. Gli sviluppi di queste riforme si vedono già in atto, ad esempio nel ritiro di 1,5 milioni di studenti dalle scuole pubbliche (nel biennio 2020-21) in seguito all’applicazione di una riforma dei programmi approssimativamente basata sulla rielaborazione della cultura di massa della critical race theory.
Un altro esempio è il programma, basato sul rialzo dei fondi destinati alla polizia, che ha portato all’elezione a San Francisco (caposaldo della sinistra democratica progressista) del sindaco Breed. Breed è, fra le altre cose, la prima donna nera a ricoprire l’incarico e proviene da una famiglia povera: ha una sorella morta da adolescente di overdose e un fratello in carcere per omicidio colposo[3]. I quartieri più poveri sono stati anche quelli più colpiti dall’aumento dei crimini violenti in seguito al taglio dei fondi destinati alla sicurezza.
Un’altra capitale della sinistra statunitense che sembra attraversare un mutamento simile è New York, dove l’elezione a sindaco di Eric Adams, ex capitano di polizia, è stata fortemente supportata dall’elettorato afroamericano, latino e a basso reddito[4]. Questi sviluppi hanno contribuito ad un recente processo di migrazione interna caratterizzato da uno spostamento generale verso gli Stati che si sono posti come “bastioni di libertà” in chiave antistatalista contro la “dittatura del politicamente corretto” (su questa “resistenza” ha basato ad esempio la propria persona politica l’ultracattolico Ron DeSantis, governatore della Florida). Un altro fattore che fa della Florida la destinazione preferita degli spostamenti migratori interni è la tassazione più leggera. Nonostante il mito dell’antistatalismo statunitense, esiste infatti una significativa differenza fra il sistema di tassazione degli Stati tradizionalmente democratici e quello della Florida o, ad esempio, del Texas. La California e lo Stato di New York sono infatti caratterizzati da servizi pubblici di pessima qualità e da una burocrazia estremamente macchinosa, a fronte della portata dell’impiego di denaro pubblico[5].
Gli Stati Uniti appaiono dunque ritratti come simbolo di una concezione superata, novecentesca della modernità, ma sono anche evidentemente teatro di sviluppi dei modi dell’agire politico e dell’elaborazione culturale che sono significativi della necessità di ripensare le categorie analitiche con cui affrontare la storia statunitense.
[1] English as a Global Language, D. Crystal, Cambridge University Press (2003).
[2]Kill All Normies: Online Culture Wars from 4Chan and Tumblr to Trump and the Alt-Right, A. Nagle, Zero Books (2017).
[3] S.F. Mayor Breed’s $14 billion budget would pump money into law enforcement, J.D. Morris, S. Francisco Chronicle 1/06/22 (https://www.sfchronicle.com/sf/article/S-F-Mayor-Breed-s-14-billion-budget-would-17212579.php).
[4] Adams won by betting on a New York split by race and income, R. Wahid, Bloomberg 21/07/21 (https://www.bloomberg.com/graphics/2021-nyc-mayoral-analysis/).
[5] F. Costa, California, Mondadori, Milano 2022.