Peter Genito (1972) è narratore e poeta performer. Lavora come bibliotecario a Firenze. Tra le sue opere: Dal buio al cuore. Poesie e pensieri 1999-2011 (2011), A fioca nen. Racconti (2014) Lecce Homo romanzo (2016), Fanfiuchè poesie (2019). Ha curato l’antologia Tredici. I poeti del Bandino (2020). Labirinto di sangue (2024) è il suo terzo romanzo.

L’umanità vive oggi un forte sbandamento culturale, epistemologico, etico. Al netto di ogni tono apocalittico, il passaggio dall’infosfera alfabetica a quella digitale e la conseguente transizione dal modello cognitivo congiuntivo al modello connettivo, per usare le parole del filosofo Franco Berardi, mediatizzando i fenomeni sociali ha mutato le aspettative psicologiche individuali. Oggi le tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale portano con sé promesse straordinarie, ma presentano anche alti rischi e costi sociali ingenti. Spesso non siamo in grado di controllare ciò che accade intorno a noi, immersi nella nostra comfort zone e iperstimolati da sollecitazioni artificiose, attaccati a quelle vere protesi che sono diventati gli smartphone. L’Intelligenza Artificale generativa plasma la realtà in cui viviamo influenzando le precondizioni delle scelte, erodendo l’autonomia morale delle persone. Pertanto l’Intelligenza Artificiale, se non utilizzata in modo etico, acuisce le discriminazioni, fomenta le disuguaglianze e mette a rischio la democrazia, con conseguenti ripercussioni sui diritti e sulla salute, come abbiamo sperimentato durante la pandemia. Questo è ciò che si è sempre detto puntualmente di ogni nuova tecnologia al suo affacciarsi nella storia. Oggi, non tutto può essere ridotto a un codice, ed occorre comprendere gli azzardi e le limitazioni delle innovazioni, sbloccandone il potenziale attraverso una gestione consapevole.

Nel settore dei beni culturali per esempio, per l’esperienza di chi scrive questo articolo, le discipline umanistiche digitali (“digital humanities”) integrando informatica e patrimonio culturale, e hanno rivoluzionato da anni l’approccio alla ricerca e alle professioni della conoscenza. Il patrimonio culturale, da sistema basato principalmente sui beni materiali, va trasformandosi oggi in un ecosistema digitale basato sulle relazioni. Le biblioteche per esempio, da luoghi di conservazione, circolazione e promozione di testi-in-forma-libro, sono diventate spazi di creatività e circolazione delle idee, infrastrutture per la co-costruzione del patrimonio culturale, spazi relazionali attraversati dal cambiamento.

I bibliotecari (chi scrive lo è, non da pochi anni) sono professionisti addestrati a connettere conoscenza, società e tecnologia. In quanto tali essi saranno i novelli umanisti digitali, facilitatori di un pensiero critico e garanti di un accesso libero e consapevole alle fonti di informazione. Essi sono in grado, volendolo, di contrastare la deriva post-umana in corso, il controllo delle coscienze e fenomeni come la cancel culture.

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