Andrea Frangioni (1978), abilitato come professore associato di Storia Contemporanea, è autore di Salvemini e la Grande Guerra (Rubbettino, 2011) e di Francesco Ruffini. Una biografia intellettuale (il Mulino, 2017). Dal 2008 è cultore della materia presso l'Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT. Tra i suoi numerosi saggi si segnalano: Una mezza rivoluzione di metodo e di piano di lavoro. Chabod e il progetto di storia della politica estera, in Il realismo politico a cura di A. Campi e S. De Luca (Rubbettino, 2014) e La fine di un ciclo democratico. Su Gauchet, Rosanvallon, Schnapper, in «Rivista di politica», 1/2019. Assieme a F. Mazzei e G. Pizzoni, ha anche curato il volume La storia come cultura. Studi in onore di Roberto Pertici (Edizioni Studium, 2024). Fa parte del Comitato di redazione del semestrale «Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee».
Abstract
This essay analyzes the theme of “human rights” in Western democracies starting from the thinking of Samuel Moyn, highlighting its strengths and weaknesses. The broad debate on the culture of human rights, which in the West began at the end of the Second World War and intensified after the 1970s, is linked to other issues of no small importance: the process of “individualization” and the loosening of social cohesion; the spread of the welfare state; the risks associated with legalism, the jurisdictionalisation of political issues and moralistic excess.
Keywords: Utopia, Human Rights, Dissent, Democracy, Jurisdictionalisation.
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