Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra.  Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.

Nella vita si rende necessario il sapersi inoltrare nel “deserto” per ritrovare se stessi, riprendere il cammino, raggiungere un equilibrio che aiuti ad andare avanti e a sviluppare e conseguire la resilienza adeguata che consente di affrontare le sfide della quotidianità. Ogni anno, come un’onda che si infrange ritmicamente sulla riva, la Chiesa Cattolica invita i suoi fedeli, e con loro di riflesso tutti gli uomini di “buona volontà”, a celebrare la Quaresima.

La Quaresima è un “tempo liturgico” particolare che intercorre tra il Mercoledì delle ceneri e la Pasqua. Un periodo di quaranta giorni, un tempo di grazia, un tempo di deserto interiore. In questo tempo si è invitati a “riscoprire” la ricchezza della fede, a ripensare la propria dimensione spirituale della vita ma anche ad operare un vero e proprio bilancio di quello che si vuole essere e si vuole realizzare nel mondo e nella storia.

La Quaresima diventa così un “momento” di sosta e di riflessione personale, costituisce un’opportunità affinché ognuno possa scendere un po’ a patti con sé stesso, “ritirarsi” un “momento” dagli affanni, dalle preoccupazioni, dalle scadenze e dagli impegni che in genere “affaticano” il quotidiano della vita. L’immagine che i Vangeli offrono appare suggestiva e sublime: questo tempo di grazia viene inaugurato con Gesù che, dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni il Battista presso il celebre fiume del Giordano, viene “sospinto” dallo Spirito nel deserto per restare lì quaranta giorni a digiunare e a confrontarsi con il male. Il numero quaranta nella Bibbia è ricco di simbolismo, i padri della Chiesa vi vedevano il numero che indicava il “cosmo”, la creazione.

Il deserto indica un luogo inospitale, ostile, arido e si contrappone al concetto biblico di “giardino”, luogo di delizie, benessere, agio. Tuttavia, per raggiungere il “giardino” talvolta si rende necessario il passaggio nel deserto. Così è avvenuto, ad esempio, per il popolo di Israele che, prima di entrare nella Terra Promessa di Canaan, ha attraversato il “deserto” per quarant’anni durante i quali ha patito la fame e la sete, lo smarrimento e lo sconforto, la delusione di aver sperimentato una libertà solo “apparente”. Ma, al tempo stesso, durante questo “periodo” il popolo di Israele ha anche fatto esperienza di una certa vicinanza di Dio.

Durante il suo peregrinare nel “deserto” Israele è stato “allevato”, “educato” e “guidato” da Dio proprio come un padre fa con i suoi figli. Ed è durante la traversata del deserto che Israele prende “coscienza” di che cosa significa veramente essere liberi, quale “senso” occorre dare al suo cammino.

In tal senso questi racconti biblici acquistano oggigiorno per noi un “significato metaforico”. Pertanto, per imparare l’arte di vincere se stessi, per apprendere il modo adeguato di confrontarsi coi propri limiti e le proprie potenzialità può essere importante e fondamentale “inoltrarsi nel deserto” della propria interiorità al fine di “vincere” le tentazioni di sempre. Rendere le pietre del deserto dei pezzi di pane può significare quella frenesia che spesso attanaglia l’esistenza fino a paralizzarla, il desiderio di avere tutto e subito! Ridurre la felicità della propria vita al semplice soddisfacimento di un “desiderio” materiale, come ricevere una promozione a lavoro, comprare una nuova auto, acquistare una nuova casa, cambiare vestiti, comprare nuove tecnologie, significa ridurre la propria realizzazione personale a questi semplici traguardi. Questo è il primo ostacolo da superare per crescere e maturare nella propria dimensione spirituale. La vita è fatta anche di queste piccole e legittime soddisfazioni, ma comprende anche un “oltre”.

La società ci bombarda con immagini di successo e benessere, facendoci credere che la felicità si trovi nel disporre dell’ultima tecnologia, di una casa più grande o della macchina più veloce. Ci illudiamo che questi oggetti possano colmare il vuoto interiore, ma in realtà ci lasciano solo più vuoti e insoddisfatti. Ci accontentiamo di briciole, invece di cercare il vero nutrimento per la nostra anima.

Questo “oltre” potrebbe essere la ricerca di un senso nella vita, la coltivazione di relazioni autentiche, l’esplorazione della nostra creatività, la dedizione ad un ideale, la cura per gli altri, la scoperta di un talento nascosto, la ricerca della bellezza nella natura, oppure la semplice gioia di vivere ogni momento con consapevolezza. Contrapporre alla cultura del “consumismo” dominante una cultura della “riflessione e dell’introspezione”, recuperare questo tipo di esperienze può risultare efficace ai fini di una crescita personale matura e consapevole.

La seconda tentazione che Gesù affronta riguarda la retta interpretazione della Parola di Dio: «sta scritto gettati dal precipizio tanto non ti si arrecherà alcun danno». Nella società attuale, e i Paesi del Medio Oriente ne sono una prova, il fondamentalismo religioso è diventato una piaga sociale. È possibile che la religione nel corso della storia sia diventata uno strumento attraverso il quale si fomentano l’odio, la violenza e la guerra tra gli uomini? Non dovrebbe, invece, la religione promuovere ideali di pace, fraternità e solidarietà?

Il secondo ostacolo da superare è l’interpretazione autentica del fatto religioso in quanto tale. Liberare il fenomeno religioso dalle sue derive fuorvianti oggi riguarda molto anche un utilizzo consapevole di internet e delle informazioni. Molti giovani “cercano su Google” e facilmente possono incappare nella trappola delle fake news, in gruppi fanatici che indottrinano i giovani con falsi ideali, eredità dei totalitarismi del secolo scorso. Pertanto, informarsi onestamente, cercare e consultare fonti ufficiali, conoscere il dato oggettivo di qualsiasi tradizione religiosa è un’esperienza liberante rispetto al tentare Dio e rendergli un culto vano.

Infine, il desiderio del potere: tutto quello che facciamo lo dobbiamo fare con spirito di servizio e umiltà, se non vogliamo subire il fascino del male, se non vogliamo cadere nel laccio del comando e dell’oppressione a danno degli altri. A Gesù vengono mostrati i “regni” del mondo e la loro gloria (kleos, in greco) e gli vengono offerti in cambio di un atto di adorazione. Spesso si è tentati di basare la propria esistenza sulla ricerca della gloria. Non di rado, purtroppo, il desiderio di affermarsi e di emergere assume il totale controllo della nostra vita al punto tale che ci fa dimenticare chi siamo, chi abbiamo intorno. Ci scordiamo perfino di mangiare e di bere pur di realizzare quel progetto o quell’evento che, in qualche modo, ci pone all’attenzione degli altri.

Kleos, come doxa, è per sua natura effimera ed apparente, destinata a dissolversi nella sabbia del deserto. Non dovremmo basare la nostra esistenza sulla ricerca di una felicità effimera, ma sulla crescita e la maturazione costante. Sviluppare resilienza e passione significa affrontare la vita con la curiosità di un bambino, sempre pronto a imparare e a scoprire. La Quaresima, in questo senso, ci ricorda l’importanza di “fermarsi a riflettere”, di dare un senso al nostro cammino. È un’occasione per riscoprire la bellezza delle grandi ed eterne domande che da sempre incuriosiscono l’essere umano: da dove veniamo? Dove andiamo? Qual è il nostro posto nel mondo?

Affrontare il “deserto” della vita, con le sue sfide e le sue difficoltà, diventa un’esperienza che, pur nella sua “dolorosità”, ci offre l’opportunità di riacquistare il “gusto” della vita. Il deserto, pur nella sua aridità, diventa un terreno fertile per la scoperta di nuovi orizzonti, per la fioritura di una nuova consapevolezza. È nel deserto che impariamo a discernere il vero dal falso, a distinguere ciò che è essenziale da ciò che è superfluo. È nel deserto che troviamo la forza per rialzarci, per ripartire, per dare un nuovo senso al nostro cammino.

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