Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra. Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.
Recensione a: A. Del Noce, Autorità , Treccani, Roma 2024, pp. 96, € 10,00.
Augusto Del Noce (1910-1989) è stato un filosofo italiano tra i più rilevanti del Novecento. Ha dedicato la sua carriera accademica e professionale al problema della Modernità e ha incentrato i suoi studi sul rapporto tra questa e il cristianesimo. In questo saggio, riedizione di una voce scritta nel 1975 per l’Enciclopedia del Novecento, affronta il tema cruciale dell’autorità, di cosa debba intendersi con tale concetto e ne delinea l’eclissi che caratterizza in maniera notevole il contesto socioculturale di oggi come di allora. Pone in evidenza, tuttavia, quanto sia urgente recuperare il significato autentico di autorità”, inteso non come forma di repressione del pensiero e del progresso ma come idea di accrescimento e, dunque, di elevazione e liberazione culturale.
In effetti, a ben vedere, l’uomo del XXI secolo si ritrova dominato dalla tecnica ed è diventato incapace di “crescere e maturare” in umanità e saggezza a causa del travisamento del concetto di autorità che si è ereditato dal secolo scorso. L’autorità intesa nella sua accezione autentica non è un concetto che chiude, bensì apre e pone l’essere umano in un atteggiamento di “sviluppo” autentico e di piena realizzazione del suo essere. I totalitarismi del secolo scorso e i vari regimi ad essi confacenti hanno deturpato e “sporcato” il concetto di autorità fino a svalutarlo del suo significato originale. Si assiste, infatti, nella società attuale ad una deriva culturale tale che l’apparenza prevale sull’essere, la menzogna sulla verità, la rozzezza sulla gentilezza e così via. Tali paradossi sono nient’altro che il frutto dell’interpretazione erronea del concetto di autorità. Tale “voce” interpretata arbitrariamente ha finito per indebolire i pilastri della società: la famiglia, la scuola e la Chiesa.
La figura dell’insegnante, ad esempio, ha smesso di essere un punto di riferimento stabile per i discenti, un custode di tradizioni e valori, del significato vivo di democrazia e cittadinanza, entro cui le giovani generazioni devono entrare a far parte. È diventato piuttosto un trasmettitore di “tecniche del saper fare”. Occorre pertanto recuperare la dimensione dell’essere per conferire all’autorità la sua accezione più autentica.
Del Noce con lucidità di pensiero e in maniera ineccepibile offre in questo testo una disamina attenta e precisa dei mutamenti culturali che hanno caratterizzato il secolo scorso gettando poi le basi dell’odierna “società liquida” basata, appunto, non più sull’autorità ma sulla “rivoluzione”. Il cambio di paradigma dell’autorità intesa ormai come “repressione”, “coercizione” e non più come fonte di accrescimento, guida e prosecuzione di valori e tradizioni, ha catapultato l’uomo del XXI secolo tra le onde della tempesta della tecnica e della società dei dis-valori, in cui il tempo scorrendo inesorabilmente e freneticamente lo ha inghiottito ed egli è diventato incapace di comprendersi e di aprirsi con consapevolezza alle sfide che impone il reale. Occorre ricondurre l’autorità ad una metafisica della trascendenza perché il processo di dissoluzione in atto degli ideali e dei valori possa ricostituirsi e con esso possa riaffermarsi la forza performante della cultura occidentale.
Ci pare invece di dover dire che il rifiuto dell’autorità, intesa in senso metafisico-religioso, conduca all’instaurarsi di una forma assoluta di “potere”, così che alla contrapposizione autorità-libertà si sostituisce la contrapposizione autorità-potere, dal carattere decisamente oppressivo. A dir meglio, il divorzio completo di autorità e di libertà si è avuto in quella che può venir detta, con espressione delnociana, l’«epoca della secolarizzazione», come successiva all’epoca rivoluzionaria propriamente detta, che ancora in qualche modo riconosceva l’autorità attribuendola alla storia (cfr. p. 62).
L’autorità è fonte e garanzia di libertà e la libertà senza l’autorità intesa come “guida” conduce inevitabilmente al caos. Del Noce è del parere che si debba riscoprire la metafisica classica perché la società possa liberarsi e umanizzarsi rispetto al processo di alienazione e disumanizzazione in atto. Tale processo è alimentato dal progresso tecnologico realizzato senza un’etica di riferimento e inverato da quell’indifferenza verso le domande di senso che caratterizza lo spirito dell’uomo contemporaneo.
Solo conferendo al concetto di autorità la sua dimensione autentica la storia più riappropriarsi della sua peculiarità: lasciare un’identità e un’eredità culturale ai posteri. La crisi del mondo moderno – sulla scorta di René Guénon – è essenzialmente assenza della dimensione metafisica dell’esistenza. Recuperare tale dimensione è ciò che Del Noce auspicava in questo saggio che risulta essere una diagnosi accurata per conoscere dettagliatamente le cause della crisi culturale odierna e propone ai lettori una cura adeguata perché l’uomo contemporaneo possa riprendere il suo percorso di umanizzazione e realizzazione completa.