Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra. Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.
Recensione a: M. Ammaniti, I paradossi degli adolescenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 2024, pp. 160, € 13,30.
Massimo Ammaniti è uno stimato psicoanalista, docente e scrittore italiano. Nel corso della sua attività accademica ed editoriale si è concentrato sull’approfondimento e la comprensione del vasto e complesso universo dei giovani. Nella presente opera egli definisce l’adolescenza come un’età caratterizzata dal paradosso, in quanto questa tappa fondamentale dello sviluppo evolutivo della persona comprende una delicata fase di transizione che va dall’infanzia all’età adulta. Tale “passaggio” non può essere per forza indotto da genitori, insegnanti, educatori ma va rispettato poiché un’altra componente fondamentale di questa stagione della vita è la graduale ricerca personale dell’autonomia. L’adolescenza è un “tempo” di scoperta e di cambiamenti e come tale può capitare che alcuni giovani attraversino delle “fasi di stagnazione” restando impigliati in delle paludi esistenziali: incertezza, senso di non accettazione, frustrazione, incomprensione, immaturità. Si legga quanto segue:
l’autonomia è una conquista personale che non può essere indirizzata oppure sollecitata dagli adulti. Questo paradosso, come altri che poi illustreremo, non può essere risolto, va accettato come una peculiarità dello sviluppo adolescenziale. Spesso, poi, i figli prendono la propria direzione da soli – magari diversa da quella verso cui li spingevano i genitori – sbloccando la stagnazione. E anche questo è un paradosso (p. 10).
Ammaniti, riprendendo il pensiero dello psicoanalista Donald Meltzer, sostiene che il patrimonio culturale ed esperienziale dell’infanzia può costituire una enorme risorsa affinché i giovani possano affacciarsi con sicurezza e stabilità nell’adolescenza ed affrontare le grandi trasformazioni fisiche e sessuali con più determinazione. In tale fase può essere necessario compiere un passo in avanti e un passo indietro, acquisire la capacità di essere cosciente del proprio presente, saper proiettarsi con fiducia verso il futuro ma riuscire anche a guardare il proprio passato con consapevolezza e serenità senza malinconia e turbamento. Continuiamo a leggere il libro:
Questa nuova tappa può essere affrontata con fiducia se le esperienze del passato sono state rassicuranti e hanno contribuito alla propria autostima, oppure con paura e titubanza se invece è stata l’insicurezza a pesare nei primi anni di vita. A volte addirittura questo passaggio viene affrontato con sospetto e diffidenza, perché non si sa che cosa potrà avvenire e quali pericoli si potranno correre. Se osserviamo un ragazzo o una ragazza di tredici o quattordici anni, ci rendiamo conto di quanto questo paradosso sia reale (p. 12).
Durante il processo di evoluzione e maturazione che conduce l’individuo a compiere il “passo” dall’adolescenza all’età adulta può essere possibile che coesistano due fasi all’interno del ragazzo/a: il desiderio di ribellione, la voglia di emancipazione e la fretta di diventare adulti, da un lato, con l’assumere in determinati momenti della giornata atteggiamenti legati invece al periodo precedente dell’infanzia, dall’altro lato.
Pertanto, la transizione dall’adolescenza all’età adulta a molto a che fare con il modo in cui si è vissuto il periodo relativo all’infanzia. Se – ad esempio – non si è fatto esperienza di tenerezza e affettività con le figure genitoriali di riferimento, può darsi che durante la fase adolescenziale il ragazzo o la ragazza si scopriranno di essere “analfabeti” dal punto di vista delle emozioni e propenderanno ad assumere atteggiamenti apatici verso gli altri. La crescita evolutiva, emotiva, affettiva caratterizzata dal percorso dell’adolescenza si dimostra essere un processo vasto e complesso.
Un altro paradosso interessante che il professor Ammaniti, sulla base anche degli studi di Erik Erikson, pone in evidenza in merito al percorso di crescita evolutivo è legato alla scoperta di sé che caratterizza il vissuto dei giovani, assieme al costante bisogno di sentirsi accettati dagli altri, di vedersi attraverso lo sguardo dell’altro. In altre parole, il costante bisogno di appartenenza al gruppo. Tale paradosso può rivelarsi pericoloso in quanto “gli altri” possono riflettere immagini di sé contrastanti con la visione che il giovane ha di sé, anche con quella che hanno i genitori nei suoi confronti.
L’adolescenza è il periodo entro cui i giovani devono imparare a costruire la propria identità. È infatti in questa fase particolarmente delicata della vita che attraverso una serie di scelte molti ragazzi e ragazze determinano che tipo di uomo o di donna vogliono essere (e potranno essere). Le dinamiche del “gruppo” in questa fase del processo evolutivo individuale e personale svolgono una funzione fondamentale. Infatti,
il gruppo è importante in questa fase di transizione e di distacco dall’infanzia, ma può diventare un terreno minato: non essendoci figure di riferimento possono infatti emergere tendenze inconsce incontrollabili che possono indurre a scontri violenti. Può anche succedere che l’aggressività venga diretta all’esterno da una gang “complice” che aggredisce persone estranee: un immigrato, una donna o una persona in difficoltà. Quello che colpisce è il fatto che queste spinte e queste emozioni violente difficilmente raggiungono la consapevolezza e per questo possono indurre a comportarsi in modo rischioso (p. 28).
È chiaro che costruire la propria identità nell’attuale contesto sociale e culturale è un’impresa ardua rispetto al passato in cui i genitori fungevano da figure di riferimento determinanti nel percorso di crescita dei figli. Oggi con l’avvento dei social e con l’utilizzo, talvolta, smodato dei nuovi canali di comunicazione molti giovani rischiano di assurgere a propri modelli e punti di riferimento figure non del tutto affidabili. Ciò facendo, può poi capitare che, anziché contribuire a sviluppare in essi una personalità matura, consapevole e responsabile, tali “figure” possono influire negativamente sul loro processo di crescita e maturazione personale, sociale e culturale. Occorre, pertanto da parte di genitori e figure educative acquisire una certa “vigilanza” su chi i nostri ragazzi elevano a proprio “modello” di riferimento.
Emerge inoltre da queste pagine l’importanza che la relazione riveste, nel processo di crescita ed evoluzione personale che interessa l’adolescenza. Dalle disamine e dagli approfondimenti che il professor Ammaniti rileva la relazione si mostra essere un aspetto fondamentale per la buona riuscita del processo di “transizione” dall’infanzia all’età adulta. Tuttavia, dal dopoguerra ad oggi si è registrato un cambiamento di paradigma dalla portata epocale: non sono più i genitori ad influenzare il processo di crescita, la maturazione di sé e lo sviluppo psicosociale degli adolescenti, ma il “gruppo dei coetanei” con le sue dinamiche conflittuali e relazionali ha assunto un ruolo determinante in tal senso.
Pertanto si rende necessario una presa di coscienza più profonda e complessa del fenomeno dell’adolescenza in quanto tale. Il testo in oggetto propone un confronto diretto anche con le esperienze che caratterizzano il vissuto dei giovani odierni allo scopo di dimostrare la complessità, le difficoltà e le dinamiche che soggiacciono oggi nei giovani che si apprestano a vivere questa tappa inedita, irripetibile ed esclusiva della loro vita: l’adolescenza. Ammaniti è del parere che alcuni processi dovuti alla crescita e alla maturazione personale anche se possono risultare spiacevoli siano necessari perché ogni giovane possa attraversare i conflitti propri dovuti a questa fase della vita e imbarcarsi nel mondo degli adulti con maggiore consapevolezza e senso di responsabilità.
In tal senso, quindi. occorre sperimentare il “rischio” della relazione, mettersi in gioco, fare esperienza del rifiuto, della non accettazione, della delusione poiché inevitabilmente attraverso queste esperienze si cresce e ci si può fortificare. Relegare i giovani in una “campana di vetro”, tenerli isolati dagli altri nel timore che si possano “perdere” per quanto può sembrare un atteggiamento premuroso verso di essi, sicuramente non si rivela essere un atteggiamento educativo e funzionale alla loro crescita e al loro pieno sviluppo emotivo, psicologico e sociale.
L’adolescenza è un’avventura della vita che occorre vivere e attraversare procurandosi quanto più informazioni possibili, ma spetta poi ad ognuno l’arduo compito di confrontarsi con il proprio sé, definire e orientare la propria identità per trovare in tal modo la propria collocazione nel mondo. Certamente famiglia, scuola, Chiesa devono svolgere con diligenza il loro compito e la loro funzione: accompagnare i giovani ad attraversare le onde impetuose di questa fase della loro vita per emergere e affermarsi quale cittadini attivi, consapevoli e responsabili del mondo.