Giulia Musmeci (1997), diplomata presso il Liceo Classico “F. Maurolico” di Messina, ha conseguito la laurea triennale in Lettere moderne nel 2020 presso l’Università degli Studi di Messina con una tesi sull’operato dell’imperatore Maioriano nella Tarda Antichità e nel 2023 la laurea magistrale in Filologia moderna, sempre presso lo stesso Ateneo, con una tesi su un approccio storiografico alle migrazioni. Attualmente sta volgendo il Dottorato di Ricerca in Archeologia e Storia Antica, sempre presso l’ateneo messinese.

Recensione a: M. Pani, E. Todisco, Società ed istituzioni di Roma antica, Carocci, Roma 2018, pp. 248, € 13,00.

Società ed istituzioni di Roma antica, scritto da Mario Pani ed Elisabetta Todisco, si inserisce nel filone degli studi dedicati alla storia politico-istituzionale di Roma, con un taglio che coniuga rigore scientifico e chiarezza espositiva. Il volume ambisce a fornire una disamina complessiva dell’evoluzione delle istituzioni romane dall’età monarchica alla Tarda Antichità, e riesce nell’impresa pur nella relativamente contenuta estensione del testo.

Uno dei principali punti di forza del libro è proprio la sua capacità di sintesi: i due autori evitano sia l’eccesso di tecnicismo sia la dispersione in dettagli minori, concentrandosi piuttosto sull’analisi dei processi di lungo periodo che determinarono la trasformazione della comunità romana in un impero multiculturale esteso su tre continenti. Il linguaggio adoperato è scorrevole e accessibile, rendendo il volume fruibile tanto da studenti universitari quanto da lettori non specialisti.

La prima parte ripercorre in maniera lineare la formazione della città e le prime fasi della sua espansione: dalle origini mitiche della monarchia al suo crollo nel 509 a.C., fino alla progressiva conquista della penisola italica e del Mediterraneo. In questo segmento del libro emerge bene il rapporto fra tradizione romana e reinterpretazione critica delle fonti, anche se l’analisi dei sette re, pur chiara, resta volutamente sintetica. Le guerre puniche sono essenziali per capire il carattere imperialista su cui l’Urbe fonderà la sua politica espansionista. Più efficace risulta, invece, la ricostruzione dello sviluppo repubblicano, in particolare riguardo al cursus honorum, al ruolo del Senato e alla natura “mista” della costituzione romana, già notata da Polibio nel settimo libro delle sue Storie. Gli autori riescono a mostrare come l’equilibrio repubblicano fosse dinamico e destinato a incrinarsi con l’ascesa di figure carismatiche come Mario, Silla, Pompeo e Cesare, che miravano ad imporre la propria influenza, cosa che i Romani sconfessavano dopo la fine della monarchia. Infatti, il sistema repubblicano mirava a bilanciare l’autorità di chi governava attraverso la collegialità e l’annualità delle cariche.

Il passaggio dall’età repubblicana al principato augusteo è presentato come una svolta epocale, e il volume sottolinea con efficacia la strategia di Ottaviano nell’appropriarsi del potere personale salvaguardando le forme repubblicane. Qui Pani e Todisco mostrano uno dei loro maggiori meriti: spiegare in modo chiaro come l’Impero sia nato non da una rottura brusca, ma da una serie di adattamenti istituzionali calibrati, legittimati dalla tradizione e dal diritto.

La seconda parte amplia la prospettiva e affronta l’evoluzione dell’Impero nei primi tre secoli, con particolare attenzione ai mutamenti sociali ed economici, tra cui l’ascesa degli equites, destinati a divenire un ceto chiave per l’apparato amministrativo e militare. La crisi del III secolo è descritta in modo conciso ma efficace: emergono la fragilità dell’autorità imperiale, il moltiplicarsi delle usurpazioni e l’erosione delle strutture economiche tradizionali. La discussione sulla Tetrarchia di Diocleziano è uno dei capitoli meglio riusciti, per chiarezza e capacità di contestualizzazione, così come la parte dedicata a Costantino, presentato come artefice di una seconda grande trasformazione, non solo religiosa ma anche amministrativa e fiscale. È evidente che l’obiettivo del volume non è quello di fornire una storia sociale completa, ma di filtrare gli avvenimenti attraverso la lente delle trasformazioni istituzionali.

Nel complesso, Società ed istituzioni di Roma antica è un testo che combina semplicità e rigore, proponendosi come una valida introduzione ai fondamenti della storia politica di Roma. La struttura ordinata, la chiarezza del linguaggio e la capacità di intrecciare mito, storia e istituzioni rendono il libro consigliabile sia per chi affronta per la prima volta la storia di Roma sia per chi desidera un quadro sintetico ma affidabile delle sue principali fasi evolutive.

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