Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra.  Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.

Fratelli, la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto (Ebrei 4,12-15).

La liturgia odierna animata da una profonda sapienza pedagogica propone ai fedeli questo estratto della “Lettera agli Ebrei”. Uno degli scritti emblematici del Nuovo Testamento. Questo scritto per il suo stile epistolare è sempre stato annoverato tra le epistole paoline. La ricerca esegetica attuale però informa che tale opera è frutto del lavoro redazionale di un agiografo (autore sacro) convertitosi dal giudaismo. Egli intende con questa lettera consolidare la fede e educare alla speranza la sua comunità cristiana formata per lo più da persone provenienti dalla fede ebraica. Uno dei punti nodali della massiva consiste nel porre in evidenza che l’opera e la figura di Gesù Cristo nonché la sua vicenda terrena, la passione e la resurrezione, costituiscono il compimento e la realizzazione delle promesse di Dio dell’antica alleanza (antico testamento). Gesù paragonato al sacerdote Melchisedc ha per sempre dischiuso all’umanità di tutti i tempi “il velo del tempio” consentendo così a tutti l’accesso a Dio. In tale brano si pone in luce come la Parola di Dio possieda una “forza propulsiva” tale da “entrare, penetrare, scavare” all’interno dell’intimità degli esseri umani per formarli al bene, alla giustizia, alla sapienza, alla verità e all’amore. La Parola di Dio può aiutare gli esseri umani ad evolversi, a conoscere meglio il mistero della vita, a prendere decisioni a favore del bene e a fronteggiare adeguatamente le avversità?

La risposta non può che essere affermativa. Tale brano ne costituisce una prova tangibile in tal senso. La lettura, la meditazione, la comprensione delle pagine sacre favorisce nei lettori l’acquisizione della capacità di operare un sano discernimento al fine di compiere scelte nella vita quotidiana che aiutano ciascuno a crescere, maturare ed evolvere in umanità e saggezza. Compiere il bene nella società attuale si rivela tutt’altro che un’impresa facile. La Bibbia aiuta a conoscere a fondo le dinamiche che ostacolano l’esistenza umana nella realizzazione del bene e indica ciò che nuoce e ciò che contribuisce all’evoluzione personale di ognuno. Il Dio della nuova ed eterna alleanza desidera che ciascun essere umano sia adeguatamente predisposto al bene e sappia così evitare il male, le insidie, gli inganni e le gabbie esistenziali che impediscono di progredire e prosperare negli eterni valori come la giustizia, la solidarietà, la pace. Il testo biblico, dunque, si configura anche nella società odierna come una risorsa preziosa da “riscoprire” e “conoscere” per l’edificazione e l’elevazione della coscienza individuale e collettiva.

In tal senso, pare più che sensata e nobile la scelta operata dall’attuale ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il quale, nel promulgare le Nuove Indicazioni Nazionali per il primo e il secondo ciclo di istruzione, ha sottolineato l’importanza di “portare” tra i banchi di scuola il testo biblico. Ciò al fine di offrire ai giovani studenti una formazione letteraria e culturale pertinente allo sviluppo integrale della loro personalità. Ebbene si, in un tempo in cui sembrano venire sempre meno figure e punti di riferimento stabilì per uno sviluppo stabile e maturo dell’identità personale dei giovani, porre alla loro attenzione il testo biblico costituisce una scommessa vincente dal punto di pedagogico-educativo. La Bibbia, infatti, con i suoi “racconti” e le sue “storie” ha da sempre ispirato intere generazioni ed é alla base anche dello sviluppo dell’intera cultura occidentale. Riappropriarsi di tale patrimonio culturale dal valore incomparabile non può che favorire all’interno della scuola italiana percorsi educativi e formativi volti all’inclusione e alla cittadinanza attiva degli studenti e del personale docente.

Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2Tm 3,16-17).

Conoscere la Scrittura aiuta a considerare a fondo il mistero della vita, spinge a ricercare i grandi perché esistenziali e sollecita l’acquisizione di abilità e competenze spendibili nel concreto della vita. In tale contesto si può affermare che un approccio critico, letterario, storico e culturale al testo biblico favorisce senz’altro l’acquisizione della capacità di prendere decisioni, di risolvere problemi e conflitti, di favorire sviluppo solido e maturazione graduale di un pensiero critico e creativo, nonché alimentare ed accrescere la propria dimensione affettiva ed emotiva. Porre in auge la diffusione e la conoscenza della Bibbia si rende pertanto un’azione beneficia, se non addirittura necessaria, per imparare ad abitare “i labirinti della complessità” che, come ha affermato di recente Papa Francesco, caratterizzano il tessuto culturale, educativo e sociale odierno.

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