Lara Gallarati (1994), diplomata al Liceo Scientifico "Paolo Frisi" di Monza, è avvocato a Milano. Collabora con la rivista online «Salvis Juribus» e con il blog "DirittoConsenso".
Recensione a: O. de Gouges, La musa barbara. Scritti politici (1788-1793), a cura di F. Zanelli Quarantini, Ed. Medusa, Milano 2009, pp. 142, € 16,00.
Il testo in commento è una testimonianza diretta degli anni più caotici e violenti della Rivoluzione Francese; uno scritto che ci cala nello spirito di una realtà spesso ricordata semplicisticamente come la lotta tra poveri e ricchi, rivoluzionari e controrivoluzionari, popolo e monarca, l’età dell’illuminata Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. Un ricordo però eccessivamente sintetico e smentito da questa raccolta, che ne denuncia le contraddizioni e le ombre.
Olympe de Gouges (nome d‘arte di Marie Gouze) è stata una donna presente nella Storia: incoraggiando le donne, in diversi scritti, a divenire più consapevoli dei propri diritti, definiti naturali, e ad essere più partecipi nella vita pubblica, denunciandone dunque l‘emarginazione, finisce per essere ghigliottinata a causa delle proprie idee ritenute sovversive dal Terrore rivoluzionario francese. Ha ottenuto, pagandola sulla propria pelle, l‘uguaglianza di genere tanto appassionatamente aspirata: come lei stessa scrisse, le donne devono avere il diritto di salire sia sulla tribuna sia sul patibolo; così, per lei, è stato.
Questo femminismo autentico, militato sino alle estreme conseguenze, è il presupposto essenziale di tutto il resto del suo pensiero: senza il primo, non avremmo mai potuto conoscere il secondo. È un femminismo diverso rispetto a quello che oggi è in voga: più proattivo, più responsabilizzante per le donne, non concentrato su quello che le stesse subiscono ma su quello che fanno. Quasi rimproverandole, De Gouges le spinge a divenire protagoniste del dibattito politico, a buttarsi nell‘arena guadagnandosi, con carattere e forza, sfidando lo status quo, il proprio posto nel mondo. Senza doverlo chiedere: senza chiedere che altri concedano loro una quota rosa, senza aspettarsi che altri le trattino meglio solo perché donne. Come si legge nella sua Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina, scritta nel 1791 proprio specularmente alla tutta maschile Dichiarazione rivoluzionaria, gli unici parametri distintivi del trattamento di una persona devono essere i talenti e le virtù.
Con questo atteggiamento Olympe de Gouges pubblica dunque le sue proposte, volte a realizzare l‘uguaglianza anche all‘interno della famiglia, sostenendo che i beni di entrambi i genitori appartengono ai figli, legittimi o naturali che siano, che gli stessi hanno il diritto di portare il nome sia del padre che della madre, che il padre di famiglia deve essere tenuto per legge a tenere fede agli impegni economici assunti nei confronti degli altri membri del nucleo, che analogamente sia punita per legge la moglie o la madre che viene meno ai medesimi doveri.
L’uguaglianza di genere è concepita non tanto come valore in sé, ma come un modo per realizzare il bene collettivo, uno Stato più ricco e più operoso, più sano. E qui veniamo al secondo caposaldo di questi scritti, che permea tutto il pensiero politico dell’Autrice: il patriottismo, un incorruttibile amore per il popolo. De Gouges predica in quest‘ottica il superamento della divisione del corpo sociale in classi, dovendo essere tutti cittadini per il bene comune, mettendo da parte gli interessi particolari (che siano del Terzo Stato, della Nobiltà o del Clero). La povertà della classe debole renderà quella parte di popolo, involontariamente, per forza di cose, criminale. Rivolgendosi direttamente alla Regina Maria Antonietta, allora, de Gouges la invita a cambiare i propri esosi costumi, dando il buon esempio al suo popolo, e a sostituire i suoi incancreniti cortigiani con dei veri cittadini patrioti che abbiano quale unico interesse il buon governo, non il raggiungimento egoistico di posizioni di potere; in un periodo di difficoltà per le casse dello Stato, propone una patriottica imposta volontaria.
Il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione e di inferiorità emerge anche a sostegno dell’abolizione della schiavitù nella Guadaloupe, colonia francese. Questo auspicato buon governo, però, richiede una condizione pregiudiziale: la legittimazione del sovrano da parte del suo popolo (tutto, ivi inclusi poveri e donne); il potere del Re non ha valore senza la sua fiducia e la Costituzione è nulla, non esiste, se non hanno concorso a redigerla tutti i cittadini francesi. La partecipazione democratica è portata avanti anche quando si discute della forma di Stato. Iniziano ad affermarsi opinioni federaliste e anche quando, nel 1793, entra in vigore la pena di morte contro chiunque provochi, con i propri scritti, la dissoluzione della rappresentanza nazionale, il ristabilimento della monarchia o di qualsiasi altro potere in grado di attentare alla sovranità del popolo, de Gouges propone il voto tra Governo repubblicano, monarchico e federativo; una delle ultime provocazioni alla dittatura del Terrore che le costerà la vita.
Altro profilo su cui si discosta dal pensiero rivoluzionario è quello della pena di morte: con la soppressione dell’ordine degli avvocati nel 1791, qualsiasi cittadino, donne escluse, può prendere le difese di un incolpato e lei, ovviamente non accettando di essere esclusa a causa del proprio sesso, difende officiosamente il re Luigi XVI quando il Tribunale rivoluzionario vuole condannarlo alla ghigliottina, sostenendo invece la soluzione dell’esilio. Invano.
De Gouges ha incarnato per tutta la sua vita gli originari e nobili ideali della Rivoluzione Francese; è stata innovatrice e moderna nel sostenere il superamento della subordinazione femminile e della schiavitù; autenticamente democratica nel sostenere un potere solo se legittimato dal popolo e una Costituzione che non escludesse nessuno. La Rivoluzione Francese, invece, si è trasformata da strumento di libertà a sanguinario mezzo di terrore e dittatura, motivo per cui lei se ne è dissociata.
Oggi, perché leggerla? Non solo perché fornisce una lettura più profonda di un periodo storico ormai passato, ma anche perché è stata un coraggioso esempio di impegno politico-sociale. Si può essere o meno patriottici, si possono o meno condividere le sue proposte, ma è stata indubbiamente espressione di una disinteressata e indipendente passione per la res publica, saggia e lungimirante: oggi, preziosa.