Tomaso Montanari (Firenze, 15 ottobre 1971) è uno storico dell'arte, accademico e saggista italiano, rettore dell'Università per Stranieri di Siena dal 2021.
Caro professor Tedesco,
ho molto apprezzato le intenzioni della tua lettera aperta.
Anche io credo che si debba fare di tutto per recuperare coloro che – per tradizione familiare, per reazione all’ingiustizia di un sistema sociale e politico così profondamente ingiusto, o per mera ignoranza storica – finiscono con l’aderire alle tante organizzazioni neofasciste e neonaziste.
Ma non credo che sia possibile un’interlocuzione con i corpi collettivi: che non potrebbe non produrre l’effetto di una legittimazione, di un riconoscimento, di una equiparazione tra due scelte politiche. E questo sarebbe profondamente sbagliato e pericoloso: perché la Costituzione spoglia i fascisti delle libertà repubblicane e costituzionali. Non c’è un diritto a esprimere un punto di vista fascista e non c’è un diritto a ricostituire il Partito fascista. Sono gli unici che non hanno questo diritto perché laddove si affermassero morirebbe la democrazia. Non si può essere tolleranti con gli intolleranti, diceva Popper. Questa è la scelta della Costituzione. E Gustavo Zagrebelsky ha scritto che la Costituzione è anche un comando sui vinti: un’espressione molto forte. Non è una Costituzione condivisa, è un comando dei vincitori sui vinti.
Come molte inchieste (a partire da quelle di Paolo Berizzi) dimostrano, e come l’assalto di Forza Nuova alla sede della CGIL ha reso palese anche a chi non voleva vedere, per le organizzazioni neofasciste la violenza contro la democrazia resta un’opzione. Dunque, con esse non è possibile un confronto.
Quel che è possibile, e anche doveroso, è il dialogo tra singoli umani: ogni volta che ce ne sia la condizione. Una maieutica dell’umanità e della democrazia a cui non dobbiamo rinunciare. È in questo senso che la tua lettera mi pare preziosa.
Con il più cordiale dei saluti,
Tomaso Montanari