Ivo Stefano Germano è docente di Media digitali e Strategie della comunicazione politica e istituzionale presso l'Università del Molise. È autore di numerosi saggi e articoli scientifici, nonché monografie, tra cui: #Quartierinogauchecaviar. Sneackers rosse eppur bisogna andar, Pendragon, Bologna 2018; Aside Story. La fatica delle vacanze (con S. Borgatti), goWare, Firenze 2017; New Gold Dream. E altre storie degli anni Ottanta (con D. Masotti), Pendragon, Bologna 2013.

Partiti si è partiti. Bene o male procediamo spediti nel nostro metro quadro d’esistenza, ma non sempre ci è possibile scegliere l’arredamento. E qui ti voglio coi piccoli e grandi dilemmi della quotidianità della parentesi agostana. Parliamone. ..
Una premessa è d’obbligo: parlando di ferie d’agosto siete autorizzati a por mano a qualsivoglia oggetto. Ancora, trattandosi di un approfondito dialogo sulla condizione umana, altrettanto, potete recarvi sul vostro davanzale a sistemare i gerani all’esorbitante sole di queste ore.  Tutto, ma proprio tutto si gioca sul desiderio, grande o piccolo che sia, di rimeditare il rapporto fra realtà e il sogno, fra gli ideali e le prassi, più o meno consuetudinarie. Edipo è la rinuncia alle pulsioni del desiderio, per un motivo o un progetto superiore. Narciso è la presa d’atto rassegnatissima dell’assenza del desiderio, prontamente, sostituito dalla micro contemplazione fine a se stessa. Mancando l’esemplarità, la si butta sulla visibilità; optando per quel che passano le conventicole vanitose che governano le cose della spiaggia. Anche se non è vero. Soprattutto perché non è vero.  Ritornello cacofonico che si sente ripetere qualsiasi praticante, apprendista, collaboratore a tempo determinato dal suo dominus che, sino pochi decenni fa, era in lotta esistenziale contro il proprio di Edipo.

Nel nome di Narciso, nuovo “padre fondatore” dell’italico consesso,  il “viale del tramonto” si veste a festa narcisistica per celebrare la morte di ogni discontinuità. Amaramente capisco come  Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli sia vintage. Tutti assenti giustificati. Pure collusi. Sotto l’ombrellone non più stagionale, appena riaperto dopo la mobilitazione del balneare. Frisson movimentista fra minerali che diventano calde in un nonnulla, vociare, schiamazzi e vite danneggiate. Rigorosamente in doppia o terza fila. Recupero crediti di ciò che un tempo chiamavamo villeggiatura, poi, ancora troppo ottimisticamente, rimasta allo stato di vacanza. Ora, ferie. Roba da cougars e velleitari del dating, dispersi tra una call, un reel, un post su Instagram della colazione e il digitalissimo timore che non ci sia campo.

La prima rata dell’ennesimo finanziamento passerà il giorno uno settembre. C’è tempo per l’ostensione di corpi afflitti, oppure, eccessivamente scolpiti, proteici, fisicamente conurbati, longitudinali per foto motivazionale vista “lato b” sui social. Tutti punti di non ritorno in posti tristissimi che, cocciutamente, preferiamo illuderci che siano ridenti. A mezza gamba in acqua perché fa bene alle circolazione, discutendo di cromosomi e regolamenti olimpici, quadri clinici su atleti di punta e un calciomercato sottotono. “La slavery è slavery, honey”. Dai, tutto sommato, siamo già a Natale. Buon ferragosto.

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