Ivo Stefano Germano è docente di Media digitali e Strategie della comunicazione politica e istituzionale presso l'Università degli Studi del Molise. È autore di numerosi saggi e articoli scientifici, nonché monografie, tra cui: Barbie. Il fascino irresistibile di una bambola leggendaria (2003); La società sportiva. Significati e pratiche della sociologia sportiva(2012); New Gold Dream. E altre storie degli anni Ottanta (con Danilo Masotti, 2013); Aside Story. La fatica delle vacanze (con Sabina Borgatti, 2017); Sociologie del mutamento(et al.; 2017); #Quartierinogauchecaviar. Sneackers rosse eppur bisogna andar (2018); Sociologie. Teorie, strutture, processi (con Michela Felicetti, 2021).

Parlare o scrivere di letteratura è superbia pura. Si rischia di peccare di vanità da “patrie lettere”, di sdottoreggiare di modalità e approcci, schemi e stili letterari. Occorre assenza di apparato critico. In giornate torride, poi. Preferibile l’avvertenza, unica, di e su Gilberto Severini, da Osimo, critico teatrale sul “Resto del Carlino”, come tipologia precisa di una letteratura carsica, celata, serbata dal passaparola, in piccoli gruppi, anche solo mostrando uno dei suoi libri ad un amico. Dicendosi di essere letteralmente “pazzi” del suo saper scrivere.

Primo fra tutti Pier Vittorio Tondelli, a metà degli anni Ottanta, quando si reca ad Ancona per incontrarsi con Massimo Canalini per lavorare attorno a Giovani blues e si rende conto dell’eleganza letteraria di Severini, definendolo: «lo scrittore più sottovalutato d’Italia». Con l’avvertenza di non dare di “outsider”, “fuori dai giochi”, “sottotraccia” all’autore della trilogia Partners e di tanti altri magnifici titoli in ordine sparso: Nelle aranciate amare; Sentiamoci qualche volta; Consumazioni al tavolo; Feste perdute; Congedo ordinario; La sartoria; Il praticante; Backstage e Dilettanti. Al di là e oltre, A cosa servono gli amori infelici. Opere che l’editore Playground va ripubblicando.

Dall’Italia del boom economico a quella postmoderna Severini s’interessa al racconto della sfera intima, alla matrice orizzontale dei rapporti umani e sociali. In racconti brevi, poiché il romanzo, ormai, è divenuto l’emblema di una Paese culturalmente burocratizzato, istituzionalizzato in premi e festival, capitali e centri storici di eventi, presentazioni, seguiti da buffet. Subappalti culturale più che egemonie delle classi dirigenti, politicamente, economicamente egolatriche. Gilberto Severini, da Osimo, ha avuto la colpa e il merito dell’inattualità, cioè dello schema naturale da seguire, al posto, del “primato letterario”, del “vertice culturale”. Mai trombone. Ha ingentilito il mondo. Elencato forme. Scaturendo parole della piccole cose quotidiane, dove, diabaticamente, tutto ciò che serve non serve a nulla. Soprattutto, di poche parole, poco conosciute, ma bellissime.

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