Giuseppe Lubrino (1990) ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Religiose con indirizzo pedagogico-didattico nel 2017 presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale all’Issr. “G. Duns Scoto” di Nola-Acerra. Ha discusso una dissertazione scritta dal titolo L’Educazione nel pensiero di Joseph Ratzinger. Una pedagogia del cuore. Attualmente insegna Religione Cattolica presso la Scuola Secondaria di secondo grado: “Iti.Marconi-Galilei” a Torre Annunziata (Na). Appassionato di Teologia biblica, approfondisce i suoi studi sul pensiero e l’opera di J. Ratzinger e sulla paideia cristiana.
Nell’attuale scenario sociopolitico si assiste ad uno strano fenomeno si tenta di contrastare l’illegalità limitando l’azione politica a dei semplici slogan. Molti politici specie nelle aree più emarginate del nostro Paese concentrano la loro azione più sui consensi, sulla visibilità online, che su una azione formativa e informativa volta a scardinare la radice dell’illegalità alla fonte. Molti giovani, infatti, nel sud Italia in particolare, non proseguono gli studi e non hanno gli strumenti culturali per poter scegliere il bene ed evitare il male e questo li rende prede facili delle organizzazioni criminali. Ciò è dovuto anche a contesti familiari difficili: genitori assenti o separati, situazioni di carcere per entrambi le figure genitoriali, problemi legati alle dipendenze. Tale scenario fa sì che molti cittadini specialmente i giovani mancano dell’ABC del senso civico. Sulla base di ciò è evidente che limitandosi a denunciare l’illegalità in maniera plateale denigrando e linciando chi si rende protagonista di un’infrazione del codice stradale o di un atto di vandalismo o violenza sui beni pubblici o sui propri simili, aumenta i follower, suscita consensi, ma la legalità si può ridurre ad un hashtag?
Legalità è istruzione, formazione della coscienza, sviluppo e acquisizione del pensiero critico. Molti politici trascurano il fattore educativo. Informare e formare i cittadini dovrebbe essere la priorità dell’azione politica in un paese civile e democratico. La conoscenza e l’istruzione nel tempo presente non possono più essere dati scontati. Nell’epoca dell’algoritmo anche le basi della civiltà non possono darsi per scontate. In tal senso, occorre una seria e ponderata riflessione: quanto si sensibilizzano i giovani sul tema della legalità? Si propongono loro percorsi formativi in grado di generare processi concreti di consapevolezza e cambiamento? O si propone loro un copione magari di volta in volta rivisto, aggiornato e adattato all’occasione? Si afferma con insistenza l’importanza di un utilizzo consapevole e sano dei social ma molti politici quale utilizzo ne fanno?
C’è forse bisogno di un cambio di paradigma che sposti l’attenzione, il focus dai numeri (consensi) alle persone. Porre la dignità della persona umana al vertice delle priorità dell’azione politica significa porre la questione legalità con serietà. Denunciare a mo’ di un vero e proprio show il male non produce cambiamenti, semmai si sortisce l’effetto contrario. I giovani hanno bisogno di conoscere, di comprendere le dinamiche del male per evitarle e scegliere il bene. Bisogna spiegare loro che cosa è il bene comune, quale è un’idea accettabile di giustizia, perché bisogna essere solidali. Pertanto, occorre aprire un vero e proprio cantiere in cui formare la coscienza dei cittadini, la legalità non si annuncia ma si costruisce.
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